Le bugie hanno le gambe corte

1.3K 52 0
                                    

Elizabeth

«Liz, ma dove sei stata? Sono ore che ti cercano.»

«Scusa Rose, ero da Jamie e ho perso la cognizione del tempo.»

«Ti senti bene?»

«Sì, perché?» mi prese per un braccio e mi portò da parte.

«Non ne hai combinata una delle tue, vero?»

«No Rose, sono solo preoccupata per Jamie.»

«Ah sì? Non si direbbe, sai? Ti luccicano gli occhi. Non avrete giaciuto di nuovo insieme tu e il principe; o Signore, non voglio neanche pensarci!»

«Stai tranquilla Rose, non appartengo più a un uomo da anni.»

«Per tua scelta Elizabeth. Lo sai che hai Kole che sarebbe disposto a tutto per te eppure tu non adempi ai tuoi doveri coniugali.»

«Ma io e Kole non siamo sposati.»

«Infatti dovreste esserlo!»

«Non dirlo! Ti prego...» abbassai lo sguardo al pavimento sentendo gravare sulla mia coscienza il peso della colpevolezza.
Conoscendomi ormai da anni, non ci mise che pochi attimi a raggiungere i miei pensieri:

«Povero ragazzo... ingannato anche dopo tanto tempo dal tuo giovane cuore ingenuo.»

«Io non volevo! Credevo che dimenticando Jace, alla fine sarei riuscita ad aprirmi con lui, mi sbagliavo... io sto male per i suoi sentimenti non ricambiati ma non sono capace di comandare i miei.»

«Tesoro mio... devi decidere.»

«Cosa intendi?»

«O Jace o Kole. Non puoi continuare a prendere in giro entrambi.»

«Io non ho dubbi, amo il principe, tuttavia... ci sono degli ostacoli... Io sono solo una serva, inoltre come potrei dirlo a Kole? Lui è stato così amorevole con noi, lo ucciderei di dolore...»

«Liz rammenta sempre che la sincerità è la scelta migliore per tutti.»

Entrambe riprendemmo le nostre faccende e la sera tornai da Jamie.

Non bussai neppure, desiderosa di sentire la sua vocina ansimante per il taglio che presto lo sfiniva e allo stesso tempo allegramente contagiosa.

Pessimo tempismo.

Rebekah aveva appena terminato il bagno del principe ed ero piombata nella sua stanza quando indossava appena i pantaloncini intimi. Arrossii vistosamente.

«Vedo che non hai perso le cattive abitudini.» mi ammonì severamente con tono atono, qualcosa non quadrava nella mia testa, non poteva trattarmi di nuovo come una sua proprietà, come se valessi meno di un animale:

«Mio figlio sta male ed è in questa camera quindi posso entrare ogni volta che voglio e quando vo-» lui mi interruppe con un'espressione sorpresa, positivamente o negativamente?

«Hai ancora l'audacia di alzare la voce con me? Anche dopo quello che è accaduto?» percepii una strana ambiguità in quelle sue domande e poi osservando il suo sguardo compresi che doveva fare tutto parte della copertura.

«Avete ragione, scusate, sono preoccupata per Jamie e questa situazione mi sfianca.» abbassai la guardia perché la mia amica non si insospettisse.

«Rebekah puoi andare, ci pensa Elizabeth a finire.»

Mi trovai davanti ai suoi attraenti muscoli e con l'autocontrollo di cui andavo fiera li coprii delicatamente.

Poi Jamie smise di assistere a quello spettacolo e vi prese parte:

Sono la regina del mio amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora