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Jace
Kole lo rimise per terra e lui si fiondò ad aprire il pesante portone in legno con l'aiuto del vecchio stalliere.
Io rimasi all'esterno; il puledro era legato al palo la cui targhetta diceva 'Per Jamie'.
Passati pochi secondi ritornò da me:
«È mio?»
«Sì.»
«Davero?»
«Ma certo»
«Grazie!» mi si lanciò contro abbracciandomi e io per agevolarlo lo sollevai alla mia altezza.
Dietro di lui Kole uscì portando con sé il cavallino dal manto baio.
I presenti applaudirono dopo averlo visto e così cosegnarono, uno alla volta, il loro omaggio.
Nel frattempo dal castello mi raggiunse un servo di uno degli uomini ritiratisi con mio padre, mi sussurrò all'orecchio che nella biblioteca si era creata una situazione per la quale era divenuta immancabile la mia presenza e scusandosi mi fece strada dentro la mia tenuta.
Prima di seguirlo rimisi giù Jamie e gli lasciai un bacio sulla tempia.
Raggiunto mio padre, trovai i signori comodamente seduti sui divanetti senza emettere un fiato.
«Bene, figliolo, i francesi chiedono di firmare questo trattato affinché si possa evitare la guerra una volta per tutte.»
«Non capisco... siete voi il re, io non ho potere sulle vostre decisioni, quindi perché farmi chiamare con così tanta urgenza?»
«È necessaria la mia firma e quella del diretto erede al trono, ossia tu.»
«Cosa stabilisce il trattato?»
«Dichiara ufficialmente che se cediamo alla Francia anche il controllo economico della Scozia, si instaurerà una pace tra le nostre nazioni; qualora questo trattato non dovesse essere firmato l'esercito francese partirà domani verso le nostre coste.»
«Come faccio a sapere che manterranno la parola data una volta firmato?»
«Non lo sai, ma da padre e da sovrano di questo regno io ho il dovere di consigliarti di fare almeno un tentativo per salvare la nostra nazione.»
Se avessimo ceduto il controllo dell'economia scozzese ci sarebbero rimasti soldi insufficienti a finanziare un esercito e in caso di attacco non solo avremmo perso potere bensì anche la guerra stessa.
Ero davvero combattuto, ciò che mi fece decidere di firmare fu la vista del nome di mio padre già scritto sul foglio.
«Non so quale sia la scelta migliore per la nazione, però credo fortemente che nessuno a partire da noi due fino al più povero dei contadini desideri intraprendere una guerra, perciò acconsentirò anche io.»
Nel momento stesso in cui l'inchiostro iniziò ad essere assorbito dalla carta uno dei nobili che avevo di fronte si alzò, strinse la mano a mio padre e si allontanò a passeggiare per la stanza in modo nervoso e circospetto.
Non ci volle molto perché anche l'altro uomo si alzasse.
Li udii dirsi qualcosa a bassa voce...
Mi pareva un comportamento strano, forse solo la loro nazionalità bastava a motivare i loro atteggiamenti, eppure qualcosa non tornava.
Perché minacciare per anni di dare inizio a una guerra e poi senza tante storie proporci pace in cambio di denaro?
La Francia era molto ricca, non aveva bisogno di incrementare la sua economia.
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Sono la regina del mio amore
Historical FictionSequel di "Sono la serva del mio amore" Finalmente ritornano i nostri due innamorati... ma... dopo tutto questo tempo lo saranno ancora? Alla fine della prima parte ci siamo lasciati con delle domande ben precise: Cosa risponderà Grace alla lettere...