Capitolo 11: La cura

196 16 4
                                    

Viktor si alzò bruscamente da tavola, prese Maya e la portò via. Entrò nella sua stanza e chiuse a chiave la porta. Le si avvicinò lentamente e poggiò la sua fronte su quella della ragazza. Le prese il viso mani e la baciò. Voleva farlo da quando era entrata come una iena nel laboratorio. Le labbra di Maya erano calde e morbide. Lei le dischiuse appena. Era inesperta, l'aveva capito fin da subito. Cercò di liberarsi dalla stretta di lui, ma non ci riuscì. Viktor continuava a baciarla con passione. I brividi le percorsero la schiena ed una sensazione di calore la invase. Maya si lasciò andare sotto le esperte mani di lui. Viktor violò per la prima volta la sua bocca e le loro lingue si incontrarono muovendosi in una sinuosa danza. Le sciolse lo chignon fatto da sua madre ed suoi bellissimi capelli si sparpagliarono lungo  le spalle. Le abbassò la spallina del vestito e percorse l'esile corpo di Maya. Le tolse il vestito e lei divenne rossa. Una meraviglia per gli occhi vederla in lingerie. Era eccitata e timida insieme. Un mixer perfetto. "Mia, solo mia" le sussurrò piano ad un orecchio facendola eccitare ancora di più. Si slacciò la cintura del pantalone e se lo tolse gettandolo verso il lato opposto della stanza. Maya ammirò il fisico muscoloso di lui e gli addominali scolpiti e rimase incantata dai suoi occhi che da color ghiaccio divennero rosso fuoco. La fece sdraiare sulla schiena e lui le si adagiò sopra, i canini premevano per uscire. Ogni poro della sua pelle desiderava assaporare il suo sangue. Era diventata la sua droga. Si fermò un istante e la vide tremare. Non voleva averla con la forza e la paura. Ma cosa le aveva fatto questa ragazza? Lui usava le donne, le possedeva, se ne nutriva e la mattina dopo le mandava via, senza neppure conoscerne il nome.  Le carezzò il viso e le sorrise. Maya non riusciva a capire perché provasse attrazione per lui. Era possessivo, irriverente, aggressivo ed insopportabile eppure ogni fibra del suo corpo lo desiderava. Prese coraggio, allungò la mano e gli toccò i morbidi capelli. Era la prima volta che una donna aveva per lui un gesto gentile. Maya sfiorò la sua bocca e sentì i canini più pronunciati. Avrebbe potuto morderla e non lo aveva fatto! Viktor istintivamente si ritrasse. Non era da lui, ma non voleva che lei lo considerasse un mostro. "Viktor" la voce melodiosa di lei era musica per le sue orecchie "mi fido di te". Fidarsi? Come poteva farlo? Lui era un predatore e lei la preda, lei un angelo e lui il diavolo. "Maya non ti faranno del male, lo giuro" le disse con un tono pacato. Era strano non sentirlo dare degli ordini. Si sdraiò accanto a lei e le fece poggiare la testa sulla sua spalla. "Riposa, sarai stanca" ribadì disegnando piccoli cerchi sulla sua schiena nuda. Quei gesti la tranquillizzarono. La sua stretta la faceva sentire protetta, come se nulla al mondo potesse colpirla. Si addormentò così stretta a lui. Si beò della magnifica sensazione che quel piccolo corpo steso sopra di lui stava regalando. Mille pensieri lo tormentavano, gli esperimenti su Maya, il vaccino, ma soprattutto, quello che poteva accadere a lui. L'impulso di morderla era stato fortissimo, ma era stato trattenuto da due fattori. La prima era che non voleva farsi vedere da lei trasformato. Ricordava benissimo tutti i volti terrorizzati delle ragazze da cui aveva bevuto. Lei non doveva avere quello sguardo! Ma il secondo motivo, anch'esso importante, era che non sapeva quello gli sarebbe potuto succedere dopo aver bevuto da lei. In Maya scorreva il siero in grado di sconfiggere i Potenziati.  

Si alzò dal letto lentamente, non voleva svegliarla. Era così bello vederla dormire così serenamente. Si diresse in cucina e riempì un vassoio con del cibo. Maya non aveva mangiato a tavola, visto che lui l'aveva trascinata via dal salone. Suo padre si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. "Viktor, abbiamo discusso a lungo con il professore. Maya non è realmente sua nipote, la trovarono nel bosco, sola, affamata ed impaurita. L'ha sempre considerata una nipote a tutti gli effetti e non gli farebbe mai del male. Dobbiamo però trovare una cura. Non possiamo vivere così. Noi Potenziati siamo costretti a fare delle continue trasfusioni sfruttando il sangue degli umani che utilizziamo quasi come fossero sacche di sangue. Tu non puoi comprendere, perché non devi subire ogni giorno questo supplizio" affermò il re. "Padre, non la userete come fosse una cavia". Ioana si avvicinò al figlio. "Viktor, anche a me quella ragazza piace. Ti prometto che nessuno oserà farle del male. Fidati di tua madre. Sono pronta a difenderla con le unghie e con i denti. Però aiutaci". Le parole di sua madre furono una doccia fredda. Si sentì dilaniato. Da una parte la voglia di aiutare sua madre, dall'altra proteggere Maya. "Parlerò con il professore, ma se non mi convince non se ne fa nulla". Sentenziò lui con un modo che non ammetteva repliche. Aprì la porta e la vide ancora distesa sul letto, ma con la schiena appoggiata alla morbida imbottitura del suo letto. Un luminoso sorriso le si formò non appena scorse il vassoio pieno di cibo che Viktor aveva in mano. "Hai molta fame a quanto pare" mormorò lui allungandole il vassoio. Maya afferrò un panino e lo addentò con gusto. Sarà stata la fame, ma le sembrava di non aver mai mangiato niente di più buono. Era quasi erotico vederla divorare il cibo, pensò Viktor. "Maya, domani parlerò con tuo nonno. Se non ti faranno del male, gli permetterò di fare un prelievo del tuo sangue per trovare una cura per il mio popolo". Lei smise di colpo di mangiare, con la voce rotta dall'emozione gli sussurrò un "grazie" e lo abbracciò. Viktor si perse in quell'abbraccio, i battiti a mille e la testa che girava vorticosamente. 

Aveva ragione sua madre. Si era innamorato.


PROGETTO MAYADove le storie prendono vita. Scoprilo ora