Dopo attento ascolto il professore cominciò a trarre le prime conclusioni -
Indubbiamente "La Presenza" ha trascorso una vita assai difficile, con un'infanzia
non troppo felice.
Non ci vuole una mente eccelsa per capire che sicuramente c'è un significato
nascosto dietro al modo in cui terminano questi ultimi tre sogni.
Ma potrebbe anche essere una distorsione della realtà, e quindi una confusione
nel ricordo che lo porta a sostituire, al giusto andamento della storia, una sua
versione dei fatti drammaticamente sempre uguale.
Ciò non sminuisce né avvalora le altre ipotesi che sono altrettanto possibili
quanto assurde nello stesso tempo.
Non resta che attendere ulteriori sviluppi...-
E si raccomandò di stare attento ai minimi particolari, qualsiasi cosa poteva
essere utile per la ricerca.
Arthur fu avvisato di non interrompere mai volontariamente i contatti con "La
Presenza", quindi di non tentare di svegliarsi o di farsi svegliare.
-C'è anche la possibilità che tutto finisca così come è cominciato, semplicemente
con un sogno: che con molta probabilità potrebbe essere la morte del bambino.-
Arthur si rassegnò all'idea di fare da spettatore passivo, ma alcune affermazioni
di Georgeanne non fecero altro che complicargli il compito.
-Tu! Sei tu da bambino... Anche se ancora non ho delle prove lampanti. E' solo
una sensazione, ma l'istinto mi dice che è quella giusta.-
La ragazza sosteneva che i sogni non erano altro che i ricordi, in qualche modo
cancellati volontariamente dalla memoria di Arthur stesso, che erano riaffiorati
inconsciamente, anche se non sapeva ancora per quale ragione.
Arthur era scettico al riguardo, e non credeva una minima parola della teoria
della ragazza, ma continuava ad affermare l'assurdità della cosa. Ricordava
perfettamente la sua infanzia, ben delineata e differente da quella dei sogni.
-Sciocchezze! Sono solo delle assurdità senza senso.-
Perciò non diede peso alla cosa, ma si soffermò sulle parole del professore.
-Stai attento ai particolari. Nei sogni c'è la soluzione che stiamo cercando, ma
qualcosa ci distrae. E' lo spirito stesso che vuole che noi lo scopriamo e ci fornisce
tutte le indicazioni, siamo noi che accecati dai nostri pensieri non le vediamo o non
vogliamo vederle.-
Così, in una mattina impregnata dal mistero di una nebbia fitta e densa, l'attesa
portò delle novità.
Ormai erano mesi che quei sogni si susseguivano senza poter essere inquadrate
in un contesto ben preciso, ma erano anche divenuti talmente familiari che nulla
poteva sfuggire ad un'attenta osservazione.
E dopo quel risveglio, Arthur aveva qualcosa in più da riferire, qualcosa di
cambiato, forse inutile, ma pur sempre una traccia.
Aveva notato, nell'ultimo sogno, su di una cartolina affissa alla parete dietro al
televisore, un particolare utile: una scritta, inequivocabilmente di bambino, che
affermava -Via di qui PER SEMPRE.-
La cartolina mostrava un edificio di inizio secolo, uno dei tanti che furono
costruiti per il vertiginoso aumento demografico metropolitano, e forse era
l'abitazione del bambino.
Non era una gran cosa, ma se avesse avuto un po' di fortuna, avrebbe saputo
di più su "La Presenza", e magari avrebbe ottenuto notizie utili a togliersela di
torno.
Così aveva infranto il muro dello scetticismo e si andava convincendo sempre
di più di poter controllare l'andamento dei sogni.
Poteva essere una via di uscita, come gli aveva consigliato più recentemente il
professore: se Arthur avesse forzato i sogni del bambino sino a stravolgerne
completamente la storia in senso positivo, forse "La Presenza" si sarebbe stufata e
lo avrebbe lasciato libero.
-...E' una cosa difficile da farsi, ma qualcuno c'è riuscito e non credo che tu sia
da meno.-
Così conquistò un altro indizio riuscendo a guardarsi le mani. Erano mani di
bambino piccolo, sporche, rovinate intorno alle unghie e, su quella di sinistra, c'era
una piccola cicatrice su di una nocchia.
Era difficile guardarsi le mani, gli aveva spiegato il professore, era una
dimostrazione di forza e di autocontrollo dell'inconscio.
Così Arthur si era impegnato a concentrarsi sempre meglio durante i successivi
contatti con "La Presenza". Ed era giunto a pensare che qualcosa di strano, ma
quasi impercettibile, accadesse nei sogni più recenti.
Non erano particolari ben definiti ed identificabili con immagini dettagliate, ma
erano più che altro delle sensazioni, delle impressioni: la consapevolezza che le
paure, il dolore e l'ansia, divenivano sempre meno influenti nel bambino.
-Percepisco dei cambiamenti, ma non capisco...-
Qualcosa gli faceva pensare che il bambino stava crescendo, maturando di
sogno in sogno.
Poi, una sera, una nuova storia venne a bussare alla porta del suo inconscio.
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Damnation
HororQuesto libro è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono immaginari e qualsiasi somiglianza a persone, fatti o luoghi realmente esistenti o esistiti è puramente casuale. Prefazione, novelle, glossario nomi e qualsiasi altra...