III. RESURREZIONE

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-Ero appoggiato a pancia sotto su di una pietra gelida somigliante a quella di un

macellaio, forse marmo.

Avevo la testa voltata e vedevo una vaschetta piena di ferri luccicanti.
Misi a fuoco lo sfondo e mi resi conto di essere ancora una volta nella sala

operatoria, di essere ancora un neonato. E non potendomi muovere capii di essere

ancora senza vita!

Gli infermieri si decisero a portar via la mamma, mentre i dottori discutevano di

faccende loro.

Poi uno, quasi schifato dalla mia visione, mi coprì con un telo ed ordinò di

sbarazzarsi di me.

Poco dopo non sentii più rumori, il silenzio imperava. Pensai che fossero tutti

usciti.

Invece mi sbagliavo, un rumore confuso di plastica me lo confermò.

Fui trascinato. Qualcuno tirando il telo mi portò indietro.

Ero sicuro che non si fosse accorto di me e che da un momento all'altro sarei

caduto. E non volevo che succedesse... Avevo paura.

Purtroppo mi ritrovai in terra senza neppure sentire nulla, anzi non capivo se mi

ero sfracellato o se stavo finalmente respirando.

Tutt'intorno bisturi, forbici e altro mi avevano mancato.

Qualcuno mi toccò sul collo e sentii il mio battito riflesso sulla sua pelle.

Era la mano di un'infermiera, che incredula blaterava frasi in dialetto.

Nel frattempo agitavo gli occhi sotto le palpebre, muovevo le dita e mi faceva

molto male il sedere...-.

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