IV. LA TEORIA DEL PROFESSOR SHIVER

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Arthur non immaginava minimamente i significati di quei sogni, non vi trovava
alcuna affinità con la realtà, nessun collegamento, anche se assurdo.
-Sai Georgeanne, non so come spiegarti, sono pensieri che sento miei, ma
contemporaneamente sono impossibili da credere.-
E Georgeanne, che ascoltava i racconti con attenzione, non era in grado di
formulare ipotesi, nonostante i suoi studi in psicologia.
-Arthur non so cosa dire, che io sappia non ci sono precedenti al riguardo sui
libri di testo, magari in qualche volume della biblioteca posso trovare qualche
similitudine, ma non illuderti non credo che sia mai accaduta prima una cosa del
genere.-
Ai sogni, che in principio erano sempre uguali, se ne aggiunsero dei nuovi,
legati in qualche modo tra loro. Ed Arthur era sempre nella parte del protagonista.
-E' strano, ma i sogni sono sempre in soggettiva...-
-Quando è così di solito è roba del tuo stesso inconscio. Ma le eccezioni
esistono proprio per confermare questa tesi. Dunque non ci muoviamo dal punto di
partenza...-
I sogni riguardavano la vita di un bambino, i suoi ricordi, le sue esperienze, le
sensazioni e le paure.
E fu così che, discutendone con Georgeanne, Arthur cominciò a pensare e a
convincersi che fosse uno spirito che, non avendo pace, giocava con lui,
facendogli vedere e provare la sua stessa orribile esistenza.
-Ormai sono quasi convinto, e poi la teoria del fantasma mi sembra la più
attendibile. In questi giorni ho letto di tanti casi simili, e tutti presentano
caratteristiche affini.-
Alle volte il sogno si ripeteva, come se lo spirito avesse voluto sottolineare
l'importanza degli avvenimenti. Altre volte erano nuovi e più intensi.
Arthur non credeva a fenomeni di questo genere ma non negava la loro
esistenza e la possibilità che ci fossero.
-Se è così, e daltronde non vedo perché non deve esserlo, allora dobbiamo
chiedere aiuto a qualcuno che ne sappia di più.-
Dunque si lasciò convincere da Georgeanne ad andare a parlarne con un
professore universitario, ritenuto un'autorità nel campo dei fenomeni paranormali: il
dottor Sivad Shiver, un tempo rettore della piccola Baddertown University vicino
alla megalopoli di New York, e autore della teoria che suddivide i fenomeni di
parapsicologia in due filoni: paranormale puro, ma molto raro, e stato di
allucinazione, sicuramente curabile.
-"Di.P.S.I.A." Dipartimento del Paranormale e dello Stato Incontrollabile di
Allucinazione.-
-Buongiorno Miss Paulette...
Quinto anno, ottimo esame e buone capacità, se non vado errato...
Cosa posso fare per lei.-
-Buongiorno professore, le sarei grata se ascoltasse un mio caro amico, che è
più di un fratello per me, e mi dicesse cosa ne pensa.-
-Benvenuto fratello... Sono a tua completa disposizione. Esponimi chiaramente il
problema che ti assilla...-
Dopo alcune analisi preliminari e test psicologici il professore potÈ affermare
con una certa sufficienza che un fenomeno paranormale era in corso.
-Ahi, ahi, ahi. Mi dispiace affermarlo ma forse sei proprio un caso raro ma
sicuramente curabile anche se è ancora presto per saperlo.-
Attraverso dei particolari strumenti si poteva avvertire la presenza di uno spirito
burlone, della categoria più innocua. E, non avendo ulteriori e più precise
informazioni, il professore consigliò ad Arthur di assecondarlo nel caso di
manifestazione al di fuori del sogno.
-Non ti preoccupare... Sei venuto proprio dalla persona giusta.-
Il professore si raccomandò di tenerlo al corrente di qualsiasi sviluppo, di non
preoccuparsi ché al più presto avrebbe elaborato un rimedio opportuno.
-Non lasciarti condizionare dal fenomeno, anzi fai come se non ci fosse affatto.
A presto.-
Dopo quell'incontro Arthur iniziò ad appuntarsi oltre ai racconti dei sogni,
anche le proprie riflessioni, nella speranza che tornassero utili.
Una cosa sottolineò, dandole importanza rilevante: i sogni erano sempre in
prima persona, e Arthur non incontrava mai lo spirito, bensì ne viveva le esperienze
come se fossero state le sue.
-Che strano... E' un particolare da non sottovalutare.-
I sogni avevano una cadenza quasi regolare, ma era possibile che in una stessa
settimana avesse più contatti, ed ogni volta era come se se lo aspettasse.
-Oggi sento che succederà ancora una volta... Chissà cosa accadrà e quando
finirà questa tortura psicologica.-
Passato un periodo di tempo non indifferente, avvenne un cambiamento nella
prospettiva delle visioni, che Arthur si spiegò con la crescita del neonato dei primi
sogni.
Questi nuovi contatti durarono per circa un mese, fondamentalmente erano di
tre tipi, anche se alcune volte c'erano dei cambiamenti irrilevanti.
Esaminati gli appunti Arthur dedusse che il bambino doveva avere meno di
dieci anni, era un tipo timido e poco sveglio.
Forse non era vissuto abbastanza per morire soddisfatto, così in qualche modo
si era aggrappato alla vita, anche se era quella di un altro.
Arthur si appuntò queste riflessioni sul diario:

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