6. Licantro... che!?

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Le note di Aquarius risuonavano basse e melodiose per tutta la stanza. Non mentivo quando dicevo che quella fosse una delle mie canzoni preferite in assoluto. Riusciva a rendermi allegra come solo poche cose facevano. Ascoltarla di prima mattina era il modo giusto per iniziare una giornata.

Sorrisi debolmente, voltandomi su un fianco ed aprendo lentamente gli occhi. Giallo.

Aggrottai le sopracciglia, muovendomi indietro di modo che il muro fosse più lontano dalla mia vista. Magari mi stavo sbagliando. Ma il problema era che... le pareti della mia cameretta non erano mai state gialle!

E poi realizzai.

«Harriet! Alzati, su, o tu e Stiles arriverete in ritardo a scuola fin dal primo giorno!».

Non ero a casa mia. Bensì a Beacon Hills. Insieme alla mia nuova famiglia.

E quella che stava per iniziare era la mattina del nove settembre. Il mio primo giorno di scuola.

«Merda», sussurrai, mettendomi in piedi chissà grazie a quale aiuto divino, con la testa che pulsava furiosamente a causa del poco sonno e gli occhi che all'improvviso faticavano a restare aperti.

Non mi ci voleva. Non quel giorno.

Stephen aveva avuto ragione quando mi aveva detto - poche ore prima, non appena tornati a casa - che non ce l'avrei fatta ad affrontare una giornata di scuola in quelle condizioni. Ma io non me l'ero proprio sentita di dargli atto della cosa. Avevo deciso che sarei stata presente il primo giorno proprio come lo sarebbe stato Stiles, perché non volevo avere trattamenti di riguardo né cose del genere. Eppure credevo, seriamente, di aver sbagliato.

Misi a tacere il telefono - Aquarius era stata impostata come suoneria-sveglia proprio da me, e me ne ricordai solo in quel momento - mentre sospiravo e mi avvicinavo alla finestra coperta dalle veneziane. Le tirai tutte su, godendomi il sole sul viso e la visione della ''Beacon Hills mattutina'' alla quale potevo assistere.

Sorrisi. Non mi sarei persa il mio primo giorno di scuola per nessun motivo al mondo.

«Harriet, ci sei? Non mi far preoccupare!», sentii ancora strillare a Stephen, cosa che riuscì a strapparmi una risata mentre uscivo finalmente fuori dalla mia stanza.

Immaginai che lo sceriffo fosse in cucina, intento a muoversi istericamente di qua e di là. Sembrava quasi più stressato di me per il mio primo giorno di scuola, il che riusciva a divertirmi abbastanza da poter dimenticare in un batter d'occhio tutta la stanchezza delle ore precedenti.

«Ah. Scusalo, è nevrotico».

Risi, voltandomi a cercare Stiles con lo sguardo. Anche lui, come me, se ne stava di fronte alla porta della sua camera.

«Buongiorno, Stiles», esalai semplicemente, aprendomi in un gran sorriso - forse pure troppo grande.

«E tu, invece, sei euforica».

Appunto.

«Be', certo che lo sono!», esclamai, dirigendomi in cucina con Stilinski junior al seguito. «Tu no?».

Aggrottò le sopracciglia.

«Di ricominciare scuola?», domandò, stupito. «Certo che no».

«Harrieeeet, stai bene?», urlò ancora Stephen, proprio due secondi prima che io e Stiles potessimo entrare in cucina.

Io scoppiai a ridere, mentre proprio Stiles rispose al padre.

«Pà, Harry sta bene sì. Puoi anche smetterla di urlare», spiegò, sedendosi a tavola dopo aver sbuffato.

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