Non so esattamente cosa scattò dentro Derek non appena mi vide svenire di fronte ai suoi occhi. Forse semplici riflessi da licantropo – velocità sovrumana, capite? – o il fatto che quello per lui fosse nient’altro che un déjà vu, una scena già vista. Una cosa alla quale sapeva benissimo come avrebbe dovuto reagire. E il punto è proprio questo: reagì.
Prima ancora che potessi perdere completamente equilibrio e conoscenza, infatti, lo vidi scattare vicino a me e sentii la presa delle sue dita diventare salda sul mio braccio. Fu una presa del tutto improvvisata e me ne resi conto, ma bastò a tenermi in piedi ed evitare che rovinassi sulla moquette nella camera di Stiles. Una cosa del genere non sarebbe stata affatto piacevole.
Continuai a lungo a chiedermi perché l’avesse fatto, perché spesso mostrasse preoccupazione nei miei confronti, perché tenesse a me senza nessun motivo in particolare. Ma non gli posi mai la domanda. Mi limitai a far finta di nulla. Non lo ringraziai nemmeno. Quando Stiles mi raccontò ciò che avvenne durante la mia perdita di coscienza, mi limitai ad assimilare il tutto e basta. Poi scacciai via la brutta sensazione d’inadeguatezza tornata a farmi nuovamente compagnia.
«Lasciala a me», fu la prima cosa che Stiles riuscì a dire, dopo essere scattato in piedi.
Sarebbe stato bello poter sapere cosa avesse smosso lui, invece. Ci pensai spesso e ogni singola volta, giunsi alla stessa stupida conclusione. Mi piaceva più del lecito credere che un interesse simile al mio lo spingesse continuamente nella mia direzione, facendo sì che fosse affezionato a me come se ci conoscessimo da secoli e tenesse al mio star bene più che al suo. Avrei potuto chiederglielo, mettere da parte quel poco d’imbarazzo che ancora faceva di me la sua preda quando si trattava di Stiles, e sperare nelle risposte che desideravo. Ma capii ben presto che sarebbe stato inutile.
«Sei sicuro di farcela?», gli domandò Derek, donandogli uno sguardo indagatore mentre ancora mi stringeva entrambe le mani sulle braccia.
Non mi aveva sollevata dal pavimento: l’estrema velocità con la quale si era svolta la scena non gli aveva permesso di agire perfettamente e al contrario, l’aveva costretto ad improvvisare. Le punte dei miei piedi ancora sfioravano la moquette e le gambe se ne stavano molli quanto le braccia. Ero svenuta e praticamente abbandonata a me stessa.
«Non la lascerò cadere, se è questo ciò che intendi», lo rassicurò subito Stiles, ricambiando lo sguardo di Derek poco prima di muovere un ulteriore passo nella nostra direzione.
Allora si limitò ad allungare le braccia verso di me e Derek l’accontentò subito, capendo che quella volta ci fosse poco da discutere. Lasciò andare le mie braccia piano, tanto quanto bastava per permettere a Stiles di afferrarmi al meglio. Lui mi prese quasi come se fossi la cosa più preziosa che avesse mai stretto tra le braccia e mi sollevò dal pavimento, stringendomi dietro la schiena e nella piega delle ginocchia. Derek non gli tolse gli occhi di dosso nemmeno per un attimo, preoccupato forse perché credeva che sul serio non sarebbe stato in grado di reggermi, ma Stiles non fallì nemmeno lontanamente. Con una sicurezza che mai gli avrei visto addosso per via del mio essere svenuta, avanzò con me tra le braccia nella direzione del suo letto. La mia testa era riversa all’indietro, il braccio destro era sfuggito alla dolce morsa di Stiles e penzolava nel vuoto, così come i miei piedi nudi. Ma nonostante tutto, anche se non potei vivere sul serio quel momento, non pensai neanche per un attimo di averne sofferto. Al contrario, credetti sempre di non essere mai stata meglio di allora.
«Che cos’ha?», chiese Danny, segnalando agli altri la sua presenza nella stanza dopo essere stato in silenzio per quelli che sarebbero benissimo potuti sembrare secoli.
Stiles mi adagiò piano sul suo letto, ignorandolo per un po’ mentre si sistemava velocemente accanto a me. Poi si voltò a guardarlo, facendo spallucce. Derek seguì il suo sguardo, avanzando nella nostra direzione con le braccia incrociate al petto e la solita – tipica – aria contrita in volto. Era preoccupato. Ancora.
![](https://img.wattpad.com/cover/17441158-288-k43697.jpg)
STAI LEGGENDO
parachute
FanfictionEro nata e cresciuta ad Austin, ma non volevo più starci. Il Texas ormai mi andava stretto. Avevo sedici anni e tanta voglia di indipendenza. Se fossi stata fortunata, quella che stava per arrivare sarebbe stata la mia ultima estate laggiù. Quello s...