Light (capit. 5)

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Mi avvio frettolosamente lungo i corridoi della scuola, dando un veloce abbraccio a tutti i miei amici, i quali avrei sicuramente rivisto, arrivando a passo svelto fuori dal cancello, ancor prima che qualcuno sia già uscito, facendo particolare attenzione a non incontrare Harry.

Sorpasso ormai di corsa lo Starbucks dove la mattina avevo fatto colazione con Harry, quel tremendo ricordo, sebbene recente di poche ore, si fa strada tra i pensieri ampliando quel dolore al petto che mi aveva causato lo stesso ragazzo con il quale avevo bevuto un cappuccino e ricominciato da veri amici poche ore fa.

Raggiungo il mio appartamento abbastanza distante dal pieno centro della metropoli con l'autobus, e scendo alla mia fermata. Entro in casa e butto il mio zaino sul divano. Mi precipito in cucina, preparandomi un fugace pranzo consistente in un semplice sandwich, non avendo abbastanza tempo per un pasto che si rispetti. Il mio pomeriggio sarà strapieno di impegni. La prima tappa, una concessionaria.

Ho passato l'ultimo anno e mezzo a risparmiare soldi su soldi, mettendo su ora un bel gruzzolo di denaro per soddisfarmi nell'avere un'auto tutta mia.

Finito il panino, corro in bagno a lavarmi i denti. Trasloco telefono e portafoglio nelle tasche dei miei shorts dallo zaino e scendo fino in strada, sedendomi sulla panchina della fermata dell'autobus. Questo arriva con alcuni minuti di ritardo, per me completamente insignificanti.

Mi lascia in una strada piuttosto trafficata in quest'ora a Londra, ed io mi addentro nella concessionaria di Mini e Land Rover.

Esco circa due pre dopo, con anticipo e versamenti totalmente assicurati, nella mia nuova Mini One D rossa fuoco. Ho sempre amato questo tipo di macchine, sia il modello che l'intera casa automobilistica. Questo in particolare, da sempre. Ora, che il modello si è fatto vintage, se così si può dire, dagli alcuni anni trascorsi dalla sua trionfale uscita come 'nuovo gioiellino uscito dalla casa della Mini', ancora di più.

Per mia fortuna, non sono mai stata una pessima guidatrice. Mio padre, prima che morisse, mi faceva sempre guidare a mezzanotte nei parcheggi vuoti dei centro commerciali, la sua prima auto, tenuta orgogliosamente in garage come sua prima guida. Dall'età di quindici anni, nello stesso anno della sua scomparsa, papà mi passò la sua passione per le auto, ed ora eccomi qui a sfrecciare con la mia nuova macchina per le strade di Londra.

Il sapore di libertà però, non è durato molto, costretta a parcheggiarla nel garage del mio condominio.

Seconda tappa, Oxford.

La mia famiglia è sempre stata benestante, sin dall'epoca del mio bisnono, capostipite dei funzionari dell'azienda di famiglia. I miei genitori hanno sempre speso i loro soldi, oltre a in vestiti e viaggi, alle case. La loro abitazione più lussuosa, la hanno a Oxford, ora ereditata a me dopo la possessione di mio padre da mio nonno. Così, questo pomeriggio ho davvero intenzione di fare le valigie e svagarmi lì per un'intera estate, insieme, ovviamente, a Zoey.

Ancora presa dall'entusiasmo per la mia compera più che costosa, chiamo Zoey, e la invito da me, dato che partiremo questa sera stessa insieme.

Poco dopo, il campanello della mia porta viene suonato insistentemente, e aprendo la porta, sulla soglia si rivela una bellissima ragazza vestita con un completo estivo e due valigie appresso: Zoey.

"Hey, entra." La faccio passare.

Neanche il tempo di chiudere la porta che mi salta addosso al collo abbracciandomi.

"Lo sai che faremo le strafiche in quella tua nuova auto mentre andremo ad Oxford, vero?" Mi punta un dito una volta sciolto l'abbraccio.

Zoey ha sempre tenuto all'apparenza. A prima impressione, il detto 'tutto fumo e niente arrosto', potrebbe rappresentarla perfettamente, ma, conoscendola da anni, devo dire che se si scava in profondità nel suo cuore, ti da tutto l'amore di questo mondo. Ma il primo sgarro, e sei fuori.

Light [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora