30 novembre
«C'è qualcosa di più tra te e Claudio di una semplice amicizia, vero?»
Lorenzo mi guarda, io sbianco. Mi metto dritto sulla sedia e lo guardo con sfida. Lui non sa, ma i miei occhi mi tradiscono.
È sempre così nell'ultimo periodo. Quando si parla di Claudio iniziano a tremare le mie mani, sudo freddo, il cuore che galoppa all'impazzata. Ma sono bravo a nasconderlo. Agli occhi di tutti gli altri, fuori siamo sempre noi, i Claudio e Mario del primo giorno, io che lo tratto male e lui che mi risponde. È un battibecco continuo per ogni minima cazzata, con la differenza che adesso lui è tutta la mia vita e nessuno deve azzardarsi a toccarlo e anche solo a sfiorarlo con lo sguardo.
È cosa mia, è roba mia. Mi appartiene ma non in senso materiale, ma in senso mentale e di cuore. Ormai non riesco più a scindere la mia persona con la sua.
Nessuno aveva mai sospettato nulla. Sapevano che avevo a preso a cuore la sua storia, che si era instaurato un rapporto di rispetto e protezione reciproca. Se tu tocchi lui, io ti ammazzo. E tutti lo sanno.
Ma ieri sera, quando siamo rientrati dalla nostra uscita premio, non ho potuto fare a meno di toccare la sua mano con la mia per poi ritirarla subito quando me ne sono reso conto. E forse l'ho ferito, forse non avrei dovuto scansarmi in quel modo ma gli occhi di Lorenzo erano fissi su di noi.
E adesso che cazzo gli dico?
«Ma che stai a dì, Lore» rido per mascherare il nervosismo e il mio stato d'animo.
Lui mi guarda col fare severo. Stamattina mi aveva convocato subito. Pensavo dovesse trattarsi solamente del caso, non di lui.
«Mario. Vi ho visto ieri sera. Eri stretto a lui quando eravate in macchina.»
Cazzo, cazzo, cazzo. Ero esausto ieri sera, Lore. Ma tu cosa ne puoi sapere?
Mi sono addormentato sulla sua spalla mentre tornavamo qui dentro, mentre ogni brandello del mio corpo mi stava abbandonando perché quello era il nostro ultimo momento insieme.«Ero solo stanco. Claudio è solamente una pedina nelle mie mani.» cerco di essere il più convincente possibile, ma ormai non riesco più a camuffare ciò che ho dentro.
L'amore ti cambia e se tu cambi non puoi negarlo perché tu lo vuoi coprire e lui emerge sempre.
«Però ci tieni tanto a lui.» una affermazione più che una domanda. Un pugno nel cuore.
«Il fatto che lo voglia fuori da qui, non significa nulla»
«Ah no?»
No. Non significa niente. No, significa tutto. Ma che ci posso fare io? Se l'ho incontrato adesso e non prima, che ci posso fare io, se lui ha messo gli occhi su di me e io non ho capito più nulla? Che ci possiamo fare se tutta sta per finire prima ancora di iniziare?
Non significa niente. È il mio dolore. È la mia prigione. Sono prigioniero dentro e lui solo ha le chiavi.
«No, Lorenzo e tu mi hai rotto il cazzo già.» rispondo seccato. Sono stanco, stanco di tutto. Voglio solo mettere fine a questo incontro e tornare da lui, stringerlo e prendermi il mio abbraccio e il mio bacio quotidiano.
Perché ci restano pochi giorni. Ci restano poche ore e quei baci ne farò tesoro, ne ruberò uno al giorno per conservarlo quando non sarà con me. Lo morderò un po' più forte perché voglio che io resti sulla sua pelle e sotto di essa. Gli regalò il mio respiro sul collo e lui mi donerà il mio posto preferito al mondo, tra la spalla e il cuore.
E tutto questo posso prendermelo oggi perché la nostra fine può ancora aspettare, perché non sono pronto a lasciarlo andare.
«Senti, Mario sto solo cercando di aiutarti. Perché come tu vuoi lui fuori da qui, dall'altro lato è lo stesso.»
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Hai Imprigionato la Mia Anima •Clario•
FanfictionOPERA COPERTA DA COPYRIGHT, TUTTI I DIRITTI RISERVATI. «Mi chiamo Mario Serpa, ma il mio nome ormai non è più importante. Ciò che conta è il numero di matricola 881329. Sono un muro freddo e gelido, sono il ghiaccio. Sono un diamante che puoi graff...