Verona, 13 dicembre.
Forse ho sbagliato a presentarmi qua oggi.
Proprio oggi.
Oggi che è il suo giorno.
Ma quando l'ho saputo, non ho saputo trattenermi.
Sono quindici giorni che sono libero. Ritornato alla mia vita a Roma. Una vita però, così nuova che forse mai avevo vissuto.
La famiglia, gli amici, gli abbracci negati.
Ho raccontato tutto a mia madre. Le ho detto di Pietro, dei furti che avevo iniziato a commettere affinché arrivasse qualcosa da mangiare in casa. Le ho raccontato di come più volte da quel l'uomo volevo scappare, ma lui poi mi comprava con reali e viaggi fuori porta, che mai io mi sarei potuto permettere. Mi sono vergognato e ho pianto. Per la prima volta mi sono dimostrato fragile anche davanti ai suoi occhi. Le ho raccontato dei giorni in prigione, di come all'inizio non faceva altro che peggiorare la mia situazione piuttosto che migliorarla. E poi le ho detto come il vento fresco ha aperto quella portone sigillato del mio cuore, e di come abbia cambiato tutto. Di come a Claudio devo tutto.
E lei mi ha ascoltato, ha pianto con me, si è scusata se quando eravamo piccoli non è stata la mamma perfetta, per gli abbracci mancati e per aver posto l'attenzione su cose frivole come soldi e vestiti. Lei mi ha capito e mi ha ringraziato.
Ho omesso solamente la piccola parte in cui Cristiano è entrato a far parte di questo mio enorme casino. Quello è un segreto nostro che per sempre ci porteremo dietro. So che anche lui non se ne perdona ancora, quel fardello gli pesa sul cuore anche se ho cercato di fargli capire che ormai non importa più. Stiamo bene, va bene così.
E poi ho scoperto la bellezza di essere zio. Mi sono perso troppe cose di Amelia in questi quattro anni. Mi sono persa la sua prima pappina, la sua prima parola, il suo primo passo, il suo primo giorno di asilo. Ma li stiamo recuperando tutti. Lei è stupenda, mi rende vivo. E mi ama incondizionatamente. Penso che Alessia le abbia parlato così tanto di me che lei mi crede un eroe.
«Io sono una principessa, lo sai?» mi ha chiesto un pomeriggio, mentre stavo accanto a lei a giocare con le sue Barbie.
«La più bella delle principesse.»
«E tu sei il mio principe, che vieni a salvarmi.» ho sorriso, intenerito dalle sue dolci parole e poi l'ho presa in braccio per farla sedere sulle mie gambe e accarezzarle i lunghi capelli neri.
«Tu non hai bisogno di un principe per essere salvata, amore. E sai perché?» le ho sussurrato sorridendole quando mi fece segno di no con la testa. «Perché tu sei forte abbastanza da vincere da sola. Non fare mai dipendere la tua vita da nessun altro. Non è vero che una femminuccia ha sempre bisogno di un maschietto per essere felice, la felicità, la forza, la tua vita, dipende sempre e solo da te.»
«Quindi non mi innamorerò mai di un principe?»
«Sì che lo farai, ma quel principe non ti tratterà come una fanciulla indifesa, tu sarai nello stesso tempo la persona che lo salverà, capito? E se un giorno questo principe sarà diverso da come ti fanno vedere nei cartoni che tanto ami, se avrà i capelli lunghi e avrà un vestito, farà lo stesso. Perché l'amore e il rispetto sono alla base di tutto.»
«Non ho capito bene... ma fine a quando non divento grande, puoi essere tu questa persona?»
E come si fa a dire di no al sorriso dolce di una bambina?
L'ho stretta forte e mentre lei trovava rifugio nelle mie braccia, io ho trovato la mia forza in lei.
Vi chiederete che fine ha fatto Pietro. A quanto ne so, sta ancora scontando i suoi anni e non ho intenzione di incrociare ancora il mio cammino con il suo. Mentre quel povero ragazzo, lui si è risvegliato. Nicolas sta bene. Da due anni ha ripreso la sua vita e io non posso che essere felice che di questo.
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Hai Imprigionato la Mia Anima •Clario•
FanficOPERA COPERTA DA COPYRIGHT, TUTTI I DIRITTI RISERVATI. «Mi chiamo Mario Serpa, ma il mio nome ormai non è più importante. Ciò che conta è il numero di matricola 881329. Sono un muro freddo e gelido, sono il ghiaccio. Sono un diamante che puoi graff...