"E' stata una storia bellissima per me."
Comunque andrà. 🖤
Claudio POV's
Io lo so che è una follia.
L'ho saputo dal primo istante, ma adesso è troppo tardi per tornare indietro.
Corro tra la gente. La scanso malamente. Sento le loro proteste, sento le loro urla, e tutto mi sembra così lontano.
Guardo ancora una volta il tabellone delle partenze. Il volo per New York partirà tra venti minuti. Sull'aereo ci sarà l'unica persona che conta per me e io non posso, non posso permettere di mettere così tanto chilometri di distanza tra di noi.
Sorrido, perché sono un coglione e forse ho lasciato scorrere troppo tempo, ma avevo bisogno di metabolizzare.
Era bastato passare una solo ultima notte con Mario per capire che io non ero disposto a perderlo, per capire che nonostante tutto io ero là e lo stavo aspettando. Aspettavo che lui uscisse da quella merda di posto, che tornasse da me come mi aveva promesso, che avremmo ricominciato a vivere la nostra vita insieme, perché io sono stufo di vivere una vita a metà.
Questi tre anni sono stati impossibili.
Scoprire una verità così scomoda, mi ha lasciato senza nessuna arma con la quale combattere. Non potevo mettermi tra lui e il fratello, non potevo prendere decisioni che non mi aspettavano, ne condannare un ragazzino. Ma mi faceva rabbia, tutto quanto. Male, troppo male. Avevo smesso di lottare perché non c'era niente che io potessi fare per salvare Mario e mi odiavo per questo. Gli avevo promesso che avrei lottano e invece ho lasciato che perdessi.
Da quella sera che avevo visto Cristiano, avevo riletto ancora la lettera di Mario ed aveva maledettamente ragione lui. Non potevamo stare insieme, non adesso. Non era giusto per nessuno dei due, avremmo sofferto il doppio, ci saremmo privato di troppe cose. Io avrei continuato a vivere per meno della metà, e probabilmente avrei mandato tutta la mia intera vita a puttane.
Ma c'erano voluti mesi affinché io comprendessi. Ero accecato dalla rabbia. Mi sentivo solo, nel posto sbagliato, come se la città dove ero cresciuto, dove avevo vissuto, mi fosse ormai estranea. Il mio cuore era rimasto a Roma, dentro una cella con una sola finestra, con poca aria a disposizione, dove anche non saper respirare ti portava alla morte. Il cuore era su un paio di labbra dove invece avevo imparato a far battere il cuore. Ero rimasto troppo tempo in apnea e lo sono stato per tutti questo anni.
E poi lo vedo lì, dopo così tanto tempo, alla mia festa di laurea. Che bello che era, vestito elegante, con la barba curata, il ciuffo più corto e sistemato con un po' di gel. Sembrava un'altra persona, un angelo nero con le mani scopre del barboncino col quale sicuramente aveva imbrattato innumerevoli pezzi di carta. Era diverso, maturato, cresciuto, uomo. Ha ventisette anni e quei tre anni in più pesavano sul suo corpo, ma non in modo negativo. Era invecchiato, sì, ma era ancora più bello con le prime rughe, il corpo possente e le labbra rosea.
Era l'amore della mia vita ed era tornato da me.
Eppure, io non mi sono controllato. Dentro di me si accese nuovamente della miccia di odio, di rabbia, perché mi era bastato guardarlo per capire quanto mi era mancato, per ricadere di nuovo nell'oblio e io non volevo più stare male. Non ero certo che lui volesse rimanere e io come potevo farlo entrare nella mia vita nuovamente, senza sapere che lui fosse rimasto? Come avrei potuto permettermi di annientarmi completamente il cuore, che contava più cicatrici che emozioni, senza uscirne illeso?
E poi c'era Mirko.
Lo avevo incontrato in uno dei miei giorni peggiori. Stavo bevendo come una spugna, così tanto da non ricordarmi nemmeno più il mio nome. Lui semplicemente si era avvicinato e si era seduto accanto a me.
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Hai Imprigionato la Mia Anima •Clario•
FanfictionOPERA COPERTA DA COPYRIGHT, TUTTI I DIRITTI RISERVATI. «Mi chiamo Mario Serpa, ma il mio nome ormai non è più importante. Ciò che conta è il numero di matricola 881329. Sono un muro freddo e gelido, sono il ghiaccio. Sono un diamante che puoi graff...