A Claudio e Mario,
Buon primo anno insieme.
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16 settembre
La notte è la parte della giornata che preferisco. Quando tutto tace, nessuno urla, la gente dorme, io sono sveglio. Ci siamo io e il mio diario su questo letto scomodo e troppo piccolo. E scrivo, scrivo perché l'unica cosa che mi rende libero, e io la libertà non so più cosa sia.
Non so neanche se sono mai stato libero in tutta la mia vita. Non sono stato libero di scegliere che vita intraprendere, non sono stato libero neanche a decidere per il mio destino. Qualcuno lo ha scelto per me.
E adesso quando tutto era equilibrato, quando ero riuscito a trovare un equilibrio in mezzo a tutta questa merda dentro la mia esistenza, arriva lui.
Sono due giorni che dividiamo la stessa aria. Due giorni che lo tratto male, anche se infondo non vorrei. In realtà non ci siamo neanche parlati. La mattina del suo primo vero giorno qui dentro, si è alzato presto. L'ho sentito mentre si vestita e poi cercava qualcosa da fare per far passare il tempo. Lo comprendo, non è facile all'inizio. Qui dentro non hai elettronica, non hai televisione, non puoi andare a correre quando lo vuoi, e devi trovare qualcosa da fare per non impazzire.
Io per esempio ho imparato a scrivere e a leggere molto, lui invece è tutta un'altra cosa. Quando ha notato che anche io mi ero svegliato, mi aveva persino rivolto un sorriso e sussurrato un «Buon giorno». Io l'ho guardato male e ho alzato un sopracciglio.
Davvero aveva intenzione di fare conversazione? Dove pensa di essere in villeggiatura? Il mio mancato sorriso però l'ha spento. L'ho notato dai suoi occhi verdi che sono diventati più scuri, più tristi e quasi ho avuto voglia di abbracciarlo. Ma che dico, no. Io e lui siamo due cose diverse. Io e lui apparteniamo a due mondi diversi.
Io e lui non siamo fatti della stessa sostanza. Io sono il nero, io sono il peccato, il colpevole. Lui è il verde è la luce. Lui è innocente, l'ho capito subito. Non so come sia finito qui dentro, ma non ha colpe. Lo si vede subito che è una persona buona, non farebbe male a una mosca.
Per questo deve stare lontano da me. A me il buio piace, le tenebre mi consolano. La luce mi fa male, mi mette ansia. E lui è speranza. E la speranza fotte la gente sempre.
Così gli ho voltato le spalle e mi sono infilato in bagno. Per il resto della giornata di ieri è stato assente. Non ha parlato più, a stento si è alzato dal letto per pranzo e cena. Ha pianto molto.
Come questa notte. Se ne sta rannicchiato su sé stesso a piangere, cercando di soffocare i respiri con le coperte. Ma io lo sento, io sento tutto.
So che non dovrei farlo, so che dovrei stare alla larga da lui. Ma qualcosa mi dice che devo aiutarlo.
Mi metto seduto con i piedi a penzoloni fuori dal letto, sono quasi tentato di chiamarlo, dirgli qualcosa, ma poi mi rendo conto della cazzata che stavo per fare e ritorno a sdraiarmi.
Gli passerà prima o poi.
*
La nostra prigione si trova a sud di Roma. Alcuni ci definiscono i privilegiati e da un lato lo siamo. Certo stiamo sempre chiusi in queste quattro mura, abbiamo sempre una pena da scontare ma in quanto i reati non sono gravi, anche la prigionia non è dura. Le quattro ore che abbiamo di "libertà" fuori la cella, a volte diventano anche cinque se sappiamo comportarci. C'è un campo da calcio all'esterno, una sala ricreativa, una mensa pessima, e una saletta dove abbiamo una televisione.
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Hai Imprigionato la Mia Anima •Clario•
FanfictionOPERA COPERTA DA COPYRIGHT, TUTTI I DIRITTI RISERVATI. «Mi chiamo Mario Serpa, ma il mio nome ormai non è più importante. Ciò che conta è il numero di matricola 881329. Sono un muro freddo e gelido, sono il ghiaccio. Sono un diamante che puoi graff...