"Che anno era quando il temporale
Non voleva farci uscire più
Che giorno era, quale calendario
Se ci provo non me lo ricordo
E conto I giorni al contrario
E come sempre la stessa innocenza
E mi sorprendo sempre quando
Troverò ogni parvenza
Di tracce tue e del tuo nome
Anche se vivo ormai senza
Fotografate da Dio in persona
Fotografie della tua assenza"Verona, 16 dicembre.
Sono passati tre giorni da quando sono qua a Verona.
Tre giorni di silenzi, di attese, di porte che aspettavano solamente di essere aperte.
Non volevo che Claudio quel giorno mi seguisse, era il giorno della sua laurea ed io ho rischiato anche troppo per essermi fatto trovare proprio lì, nel giardino della sua università, per rivederlo.
E ho sperato dentro di me che quel giorno mi dicesse almeno qualcosa. Invece è rimasto impassibile, con i mano tre fiori che avevo portato per chiedergli scusa. Scuse che forse lui non ha accettato, o non ha creduto alle mie parole, ai miei gesti, a quanto ho faticato per aprire il mio cuore ancora una volta a lui. Perché alla fine è stato lui l'unico a togliere i cumuli di ghiaccio che mi soffocavano.
Ma lui non mi ha fermato, e poi il nulla. Ho mandato giù il boccone amaro e sono ritornato al B&B che ho prenotato. Mi sono tolto la giacca, attento a non rovinarla, insieme alla camicia. Poi dovrò restituirli, li ho solo affittati. Eppure, non avendo più neanche un euro che mi sono tenuto per me, ho stretto i denti e sono corso da lui.
Non mi pento di nulla. Alla fine dovevo pure aspettarmelo. Io l'ho cancellato e lui adesso non mi vuole più.
Resto chiuso in questa stanza per tutto il tempo. Esco poco, solo per mangiare. Giro poco, perché non so dove andare. Resto in attesa, di un segnale, di una risposta, di qualcosa.
Ho lasciato l'indirizzo alla fioraia dove ho acquistato i fiori. Ho pensato che se lui volesse cercarmi, gli sarebbe stato tutto più facile.
E invece, domani io torno a Roma.
Questa è la mia ultima notte.
Mi affaccio alla finestra. La sigaretta alla bocca, la consapevolezza di aver perso.
Cosa ti aspettavi, Mario eh? Ancora non l'hai capito che nessuno resta per sempre e che non bisogna piangersi addosso per che quello che prima di avevi, e adesso non si ha più?
Claudio è stato la mia medicina, la cura per ogni mio male, mi ha guarito e adesso mi ha lasciato andare.
Perché si sa, l'antibiotico lo prendi solo per poco, non per sempre.
Lui è stato il mio antibiotico. Piccole dose, ogni giorno, per tre mesi.
Ripenso alle sue mani su di me, al modo che aveva di amarmi, ripenso a quanto mi abbia fatto bene e non riesco a volergli del male.
Si merita nel mondo ogni cosa buona.
E va bene così.
Siamo quelli giusti io e lui.
Ma siamo nel momento sbagliato, ancora una volta.
Eravamo quelli giusti anche lì dentro, ma non era la nostra ora, no assolutamente.
E probabilmente non l'ho neanche adesso.
Il fumo che mi brucia la gola. Non so quanto ho fumato in questi tre giorni, che mi sono sembrati lunghi come anni.
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Hai Imprigionato la Mia Anima •Clario•
FanfictionOPERA COPERTA DA COPYRIGHT, TUTTI I DIRITTI RISERVATI. «Mi chiamo Mario Serpa, ma il mio nome ormai non è più importante. Ciò che conta è il numero di matricola 881329. Sono un muro freddo e gelido, sono il ghiaccio. Sono un diamante che puoi graff...