37

709 38 18
                                    

Eden

Sono sul pullman, la testa poggiata  finestrino, le gambe doloranti e gli occhi che bruciano per la voglia di piangere. Siamo arrivati in semifinale ma abbiamo perso contro la Francia, per 1 a 0.

Io ci avevo creduto fino all'ultimo.

Ho solo voglia di dormire e non sentire nessuno, restare al buio con la musica nelle orecchie e niente intorno. Però so già come andrà a finire quando ritornerò in albergo: penserò alla semifinale persa e a lei.

Oggi le ho risposto acidamente, ma non le potevo dire che era per lei quella frase, non così, non tramite messaggio, non senza guardarla negli occhi.

Non posso provarci con la ex di mio fratello.

Ma già quando l'ho vista la prima volta, così fragile ed insicura e poi combattiva e acida, mi è entrata sottopelle.
Le volte in cui prendeva in braccio Leo e giocava con i miei figli, quando li stringeva al seno e mormorava parole dolci per farli addormentare... Dio, quante volte ho pensato di portarla a letto e, di sicuro, non per dormirci insieme.

Poi tutta la voglia che avevo nei suoi confronti si è trasformata in protezione, appena avevo scoperto che Thorgan la tradiva.

Ma come poteva tradire un fiore così bello?!
Non la meritava, dio... Lei doveva essere per me, già dall'inizio.

Mia.

Mia.

Mia.

Non faccio altro che ripetere nella mente quel aggettivo possessivo, stona così tanto messo accanto ad una persona, ma così bene accanto ad un oggetto: Vorrei avere lei nel mio letto e viziarla come nessun altro ha fatto mai.

Perso nei miei pensieri nemmeno mi accorgo di essere arrivato in hotel, tutti scendono dal pullman mentre realizzo che qualcuno mi chiama al cellulare: è Alessia.

«Pronto?» rispondo una volta che sono sceso dal pullman e mi trovo da solo.

L'altro lato della linea è silenzioso, aspetto un momento prima di staccare e quando ho quasi il pollice sul pulsante rosso la sua voce risuona nella cornetta. «Hey, scusa, non sapevo che dire...» sospira.

«Allora perché hai chiamato?» chiedo stupito. Ora non voglio sentire nessuno, specialmente lei perché potrei risponderle male e non voglio complicare le cose, visto che sono già complicate.

«Mi dispiace che hai perso...» sospira. «Ci credevo in te, in finale.» continua.

Le sue parole mi lasciano sorpreso, credeva in me. Non in noi. In me.
Credeva in me, in finale. «Mi dispiace per oggi.» dico alla fine, anche se non c'entra nulla però è la verità.

Mi dispiace essere un codardo.

Sento Alessia sospirare, posso immaginarla mentre gioca con i bracciali e mordicchia leggermente le sue unghie lunghe. «Dispiace a me per come ti ho trattato in questi giorni...» ammette. «È solo che il pensiero di Thorgan mi fa ancora male e volevo stare sola. Senza parlare con nessuno e me la sono presa con te. Scusa.» dice tutto d'un fiato. Come se avesse paura di fermarsi e non trovare più le parole.

«Ci possiamo vedere quando torno?» chiedo cauto. Ho bisogno di dirle la verità, di farla mia.

«Certo Eden, ora vado, buon viaggio, ti voglio bene.» sussurra.

Sorrido di rimando. «Ti voglio bene anch'io...» rispondo. E forse qualcosa in più.

Alessia sospira e chiude la telefonata.
In testa di nuovo una parola: mia.

Mia.

Mia.

Betrayal || Eden HazardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora