Eden
È notte tarda e Morfeo non mi richiama a sé, sono fermo nel letto da almeno 2 ore, ma i miei occhi non vogliono chiudersi.
Delle gocce di pioggia sbattono sui vetri delle finestre e si sentono dei tuoni in lontananza.Ormai sono abituato a Londra e al suo tempo, alla pioggia e al sole che si alternano costantemente, alle partite giocate nel bel mezzo di un acquazzone improvviso o sotto un sole timido, penso che ne ho abbastanza e che vorrei provare altro, ma nello stesso tempo Londra è casa.
Questi pensieri mi frullano in testa già da un bel po' non so cosa voglio fare, continuare a Londra o andare a Madrid.
Vorrei vincere un titolo importante, vorrei trovarmi in vetta alla scala del successo, eppure provo la nausea a pensare di dover andare via, amo il Chelsea.I pensieri sono spazzati via dal campanello che suona insistentemente, non so chi sia a quest'ora e la voglia di alzarmi e sentire la voce di qualche sconosciuto mi da noia.
Più passano i minuti più il campanello continua, così vado a vedere chi sia. «Eden.» la sua voce, appena alzo il citofono e la sua immagine vista sullo schermo delle telecamere mi fa bloccare all'improvviso.
Ci sono i bambini qui con me e c'è lei a pochi metri da me, resto fermo, anche il fiato è corto ed in attesa. «Eden so che è tardi e non dovrei essere qui, ma avevo bisogno di parlarti e di vederti e...» mentre parla un altro lampo illumina il cielo e lei si stringe nelle spalle perché rabbrividisce.
Non la faccio finire di parlare che apro il cancello e lascio socchiusa la porta, in modo che possa entrare.Appena la porta si apre e Alessia si manifesta in carne ed ossa avanti ai miei occhi, il cuore salta un battito. «Cosa ci fai qui?» chiedo e la voce esce più dura di quanto vorrei.
Ale si lecca le labbra e guarda a terra «Dovevo parlare con te... » sussurra
«Dopo un mese di mutismo? » alzo un sopracciglio. Ora ho altri problemi a cui pensare e lei non dovrebbe essere presente nella mia mente. «Ormai è tardi, non credi?» domando retorico. Certo che non è tardi perché è da un mese che vivo con il fantasma delle sue labbra sulle mie, ma non posso mostrarmi debole.
Alessia spalanca gli occhi, non aveva pensato a questa possibilità prima di venire qua, evidentemente. «Non è tardi Eden, è passato un mese è vero, ma non può essere tardi.» dice, però la sua voce trema ed è preoccupata.
Chiudo gli occhi e sospiro. «Lo è. Non ci siamo cercati Alessia, non l'abbiamo fatto neanche per sbaglio. Se ti fossi interessato avresti chiesto, invece non hai detto nulla.» rispondo acido.
«Invece tu hai chiesto alle mie amiche, invece di parlare con me.» sbotta lei.
Passo una mano sul viso. «Avresti risposto se ti avessi scritto?» borbotto. Alessia tace. «Come immaginavo.» sospiro, ormai stanco di questa situazione. «Chiamo un taxi.» dico prendendo il cellulare.
Alessia mi ferma, il suo viso distante poco meno di 15 cm dal mio. «Non è tardi Eden, fammi spiegare.» sussurra. «Oppure baciami se non mi credi, ma non mandarmi via...» chiede alzando la sua mano verso il mio collo.
Mi avvicino di altri centimetri e lei chiude gli occhi. «Te ne andrai...» sospiro.
«Non lo farò.» contesta lei in un sussurro.
E tutte le parole sono superflue alla fine, perché si fermano in questo bacio, che di lento e dolce ha poco.
Ci ritroviamo a lottare per raggiungere il letto, ci sono i miei figli nell'altra stanza ma niente li sveglia, il più piccolo è con la mamma.
Prendo in braccio Alessia, facendole legare le gambe ai miei fianchi e raggiungiamo il letto.Ci vuole poco a far volare i vestiti e ancor di meno ad entrare in lei. Ma ciò che viene dopo dura un bel po' entrambi ci guardiamo come se non dovesse finire mai, le labbra mai distanti dalla pelle e i denti che tracciano il percorso che esse hanno fatto.
Alla fine veniamo in sincrono, mormorando uno il nome dell'altra.Mi sposto da lei per abbracciarla e Alessia poggia la sua testa sul mio petto.
«Ora non te ne andare.» mormoro.
«Non lo farò.» sussurra.
I miei occhi si chiudono, la mia testa leggera e il cuore più felice.
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Betrayal || Eden Hazard
FanfictionBetrayal - Tradimento «Sono stanco di passare per lo stronzo, quando voglio solo far aprire gli occhi alle gente.» sospira, passandosi una mano sul viso. Anche lui è provato per ciò che è successo, anche a lui fa male. Eppure mi ha aiutato, se non a...