Capitolo 6.

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Due giorni da quella frase, io e Filippo non abbiamo più parlato, ci siamo ritrovati con i ragazzi a bere qualcosa tutti insieme ma è come se non fosse mai successo niente, quasi annullando quella serata.

Sono seduta sul letto, leggo e rileggo le prime righe della pagina ma purtroppo io e D'Annunzio sembriamo non andare d'accordo, o semplicemente io non sono abbastanza concentrata.
Riposiziono il libro sul mio tavolino e vado a fare una doccia veloce, infilando un paio di jeans, una camicetta bianca e delle converse, se fossi uscita forse avrei recuperato un po' di attenzione.

Scesi al piano terra per avvisare mia nonna ma in quel momento sentii il campanello suonare, non credevo aspettassimo visite.

Mi avvicinai cautamente alla porta e aprii, trovando forse l'ultima persona che avrei potuto immaginare.
Il ragazzo castano era avanti a me, le solite piume sembravano diverse, indossava degli stivaletti marroni con un jeans strappato e una maglietta un po' larga.

Lo guardavo intensamente, si passava nervosamente una mano dietro la nuca e non sapeva cosa dire, stranamente.

'Scusa, non sapevo stessi per uscire'

Ci saremmo dovuti incontrare tutti al bar di fronte la piazza alle 18 per andare al nuovo pub del fratello di Nicole, ero semplicemente in anticipo e continuavo a non capire cosa spingesse Filippo ad essere qui.

'Sono semplicemente in anticipo'

Mi spostai leggermente dalla porta d'ingresso per farlo entrare e proprio come la prima volta si accomoda sul divano. Lo guardo aspettando che dica qualcosa, sembra ipnotizzato, non parla e reagisce impulsivamente, toglie dalla tasca dei suoi jeans un Mp3 e mi passa una cuffia, lasciando a lui l'altra. Prima che nella mia mente si insinuassero altre domande parte una base sovrastata da una voce.

Volevo nascere senza pensieri
Senza le crisi di panico quando penso troppo
Volevo correre più forte degli altri
Come per dimostrarmi che potrei farlo il doppio
Volevo dirti che ti aspetto qua
Volevo dirtelo ma no, non ti ho avvisata
E me ne resto da solo
Con il mio orgoglio che uccide quello che voglio
Sapendo che è una cazzata

In quel momento mi rendo conto che la voce è la sua, probabilmente è la canzone che ha scritto, quella che gli ho chiesto. Sta descrivendo se stesso, quello che voleva essere ma che non ha potuto.

Volevo soltanto essere parte di un gruppo
Sentirmi come voi accettato in tutto
Ma poi iniziai a farmi di brutto
Tornando a casa distrutto
Gridando dentro al cuscino per nascondere l'urlo

Ha scritto tutto questo soffrendo, voleva che i suoi genitori l'ascoltassero per fargli capire quello che provava, non riesco a pensare ad un Filippo che nasconde i suoi sentimenti e le sue fragilità, forse perché con me, nonostante i muri, ha provato a scoprirsi.

Dite pure a quegli stronzi che non mi accontento
Che ho ambizioni troppo grandi per restare fermo
Io che piango, io che rido, io che grido e basta
Io che cerco di convincermi che tutto passa
Io che vi racconto la mia storia come fosse solo mia
Io che sgrano ancora gli occhi quando entro in galleria

Istintivamente tolgo la cuffietta, lui fa lo stesso, lo guardo per un tempo indeterminato e capisco quanto questo gesto sia stato importante per lui.

'Grazie Fil'

Non l'avevo mai chiamato così, avevo sempre preferito il suo nome completo ma è come se stessimo facendo piccoli passi avanti senza rendercene conto.

Ritmo/ Irama Plume.🌹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora