Capitolo 34.

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Il verde è stato sempre un colore che mi ha affascinato, forse perché rappresenta quello dei miei occhi o semplicemente perché mi fa pensare alle foglie appena fiorite, in piena primavera, quelle che ti fanno riflettere sull'importanza della rinascita.
Il verde è sinonimo di speranza, nella quale non ho mai smesso di crederci.

Oggi credere nella speranza mi ha portata nell'aeroporto di Milano Malpensa, con due grandi valigie e una borsa nella quale è possibile trovare un mondo.
Le persone corrono da lati opposti e le aperture dei gate sembrano cambiare di minuto in minuto ma il mio è ancora chiuso.

Mi guardo intorno mentre poso le valigie ai miei piedi, tra qualche ora il mio aereo decollerá e la mia vita prenderà una piega diversa, mamma e papà hanno insistito ad accompagnarmi ma ho preferito salutarli ieri sera, visto che oggi già sarebbero venuti i ragazzi.

'Gin qualsiasi cosa non esitare a chiamarci'

Mia madre non smette di abbracciarmi e sento le lacrime scendere dalla sua guancia.
Sta vedendo sua figlia partire per un luogo straniero per un anno, con la consapevolezza che potrà avere sue notizie solo attraverso uno schermo per i prossimi sei mesi, prima che possa tornare per una settimana.

Ha il mio stesso timore e proprio guardandola mi rendo conto che siamo così simili, non solo esteticamente, entrambe dal cuore caldo e soprattutto di poche parole, che spesso si riducono ad essere quelle essenziali.

Mi scosto leggermente da lei per avvicinarmi al mio eroe, all'uomo che non ha mai smesso di credere in me e nel mio sogno, lo stesso che ha cercato in tutti i modi di convincermi che il sole esiste per tutti.

'È vero, il sole esiste per tutti'

Mi fiondo nelle sue braccia mentre lui mi bacia il capo e con la forza che ha sempre dimostrato non lascia scorrere lacrime, semplicemente mi tiene stretta a se, senza parlare .

'Bambina, voglio vederti sempre sorridere, non permettere a nessuno di spegnerlo, fatti valere e tira fuori le unghie, ora è il momento di lottare'

Le sue parole mi danno la grinta di cui ho bisogno per questo nuovo viaggio, per questa nuovo punto di inizio, non li avrò al mio fianco ma solo nel mio cuore e dovrò cavarmela da sola.

'Gin dobbiamo aspettare qui?'

Clarah mi scuote leggermente, cercando di leggere sugli arrivi il mio volo, mi volto dal suo lato sorridendole e le indico il pannello nel quale sono indicate le partenze, proprio l'ultima è la mia, prossima tra due ore.

La guardo per un po', ripensando a tutto quello che abbiamo affrontato in questi anni, le risate e i pianti che abbiamo vissuto.
È sempre stata una sorella, pronta a sostenermi e ad essere presente, proprio come io ho cercato di fare con lei.
È la mia esatta metà, io bionda e lei rossa, io più timida e lei più estroversa ma in un modo ci siamo trovate, senza più lasciarci.

'Ragazzi, faccio il check-in e poi devo dirigermi al gate credo'

Guardo Nicole stringersi a Lori, Clarah parlare animatamente con Simone e Filippo in disparte a smanettare con il suo cellulare.
Da quando questa mattina mi è venuto a prendere sono state poche le parole oltre il 'buongiorno', noto nei suoi occhi una luce in meno e sento il cuore stringersi.

Per fortuna ho consegnato velocemente le valigie e ho avuto le informazioni riguardanti il gate, ora con i ragazzi mi sto dirigendo verso l'entrata delle partenze.

Inizio a sentire dei piccoli brividi sulla mia pelle, quel momento che sembrava tanto lontano è arrivato.
I saluti non mi sono mai piaciuti, ho sempre avuto paura si potessero tramutare in addii. Dire addio per me è la cosa più difficile, significa avere la forza di dimenticare quella persona e io, questa forza, non l'ho mai avuta.

Ritmo/ Irama Plume.🌹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora