Capitolo 20.

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'Gin sono giù, dove sei?'

Sono le parole che mi hanno svegliato questa mattina.
Alle sette il mio cellulare ha iniziato a suonare a ritmo di 'Havana' e il nome di Filippo ha illuminato lo schermo, ho risposto con tutta la poca forza che ho appena sveglia e quando mi ha detto di essere giù al palazzo, non potevo crederci.
Sono uscita fuori al terrazzo e lui era lì, bello come pochi, con un meraviglioso sorriso e un cornetto, l'ho invitato a salire ma non ha voluto.
Velocemente mi sono lavata e ho indossato una tutina bianca con delle rose e le mie converse del medesimo colore,  saluto nonna e scendo.

Mi accoglie tra le sue braccia e con un tenero bacio sul naso, mi invita a salire in macchina mentre lui si sposta al posto del guidatore senza dirmi la destinazione.
Siamo in viaggio da circa mezz'ora, siamo in autostrada ma nonostante ciò non so dove siamo diretti, le macchine corrono veloci, alcune fin troppo superandoci.

Se arrivata a Monza mi avessero detto che questo ragazzo sarebbe entrato nella mia vita, non ci avrei creduto, soprattutto per gli scontri che abbiamo avuto nel primo periodo. Ora è al mio fianco che mi sorride, indossa una maglietta bianca con dei meravigliosi jeans e un capello che nasconde il suo meraviglioso ciuffo castano, mentre protegge i suoi smeraldi con dei ray-ban neri.
La sua mano accarezza il mio ginocchio mentre ogni tanto riesce a regalarmi uno dei suoi sorrisi.

'Fil davvero non vuoi dirmi dove siamo diretti?'

Gli avró fatto questa domanda circa dieci volte da quando siamo partiti ma nessuna risposta sembra arrivare. Ride alla mia ennesima domanda, ricevendo semplicemente un broncio da parte mia.

'Sembri una bambina così'

È vero, ho i capelli raccolti in due trecce e i piedi poggiati sul cruscotto della macchina,dopo circa dieci minuti di litigio perché non voleva che lo facessi, mentre mi abbandono sul sedile aspettando di scoprire la destinazione.

'Siamo quasi arrivati, non dormire'

Non riuscirei, guardarlo alla guida credo sia mille volte meglio.
In parte mi piacerebbe imparare a portare la macchina, poter uscire di notte e viaggiare,  senza aver paura di essere da sola in strada, ma dall'altra il mio rapporto con gli autoveicoli non è mai stato davvero eccellente e mettermi alla guida mi spaventa.

Senza che me ne rendessi conto abbiamo parcheggiato in un grande piazzale, dove siamo solo noi.

'Sei sicuro di poter parcheggiare qui?'

Filippo scende dall'auto senza rispondermi e dopo avermi aperto la portiera e fatto lasciare il sediolino prende il mio posto.

'Nessuno ha detto che dobbiamo parcheggiare, devi imparare a guidare'

Tutto questo mi sembra assurdo, resto ferma al mio posto con l'aria incredula mentre il castano chiude la portiera ridendo alla scena presentatagli.
Nella mia mente spero che lui stia scherzando ma tutto sembra essere troppo serio.

'Fil non è divertente'

Finge di non sentirmi, costringendomi ad andare al posto del guidatore. Provo a fare quello che ricordo, accendere la macchina con il piede sulla frizione e poi lasciarla lentamente ma sembra tutto inutile quando l'auto decide di spegnersi prima di partire,  guadagnandomi una fantastica risata.

'Non imparerò mai, stai sprecando il tuo tempo'

Filippo non smette di ridere nonostante la mia disperazione e se la sua risata non fosse cosi contagiosa, permalosa come sono, mi sarei già offesa, ma con lui mi è impossibile.

'Gin piano, alza leggermente il piede, fino a quando la macchina non sta partendo'

Sembra così semplice, ed è quello che ho sempre creduto prima di iniziare le guide con mio padre.
Passiamo parte della mattina in macchina e dopo vari tentativi e rimproveri da parte di Filippo riesco a far partire per la prima volta l'auto.

Ritmo/ Irama Plume.🌹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora