CAPITOLO 5

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Sto male, scotto e mi sento debole. Ho come la sensazione di avere tutte le ossa rotte. Vorrei alzarmi dal divano, prendere qualcosa ed andarmene in camera mia, ma non trovo le forze e così finisco per addormentarmi lì, mentre aspetto i ragazzi che tornano dagli allenamenti.

Ovviamente, non li vedo tornare, ma quando mi sveglio mi ritrovo nella mia camera. Eppure sono sicura di essermi addormentata in salotto.

Cerco di alzarmi e sento caldo, proprio come il giorno precedente: gli effetti dell'influenza. Mi asciugo il sudore e bevo un goccio d'acqua che trovo sul comodino. Mi alzo dal letto per dirigermi in bagno, quando lo vedo.

C'è Micah addormentato e tutto rannicchiato nel mio angolo dei libri. È lì bello come il sole, anzi come la luna. Perché è facile ammirare lo splendore del sole, mentre Micah è come la luna, attira meno sguardi a sé, ma quei pochi sono sinceramente ammirati. Lui è speciale. Non ha fatto niente di spettacolare, non mi ha salvato la vita. Mi ha semplicemente fatto ridere, mi ha tirato su di morale quando mi serviva e mi ha accudita da malata. Ho sempre pensato a lui come ad un amico, non ci ho mai visto nulla di più. Lui è un ragazzo che si gode la vita e un grande amico se vuole. Ma ora è lì e il mio corpo lo sa, è in fibrillo. Senza pensarci mi avvicino a lui con una coperta e lo copro. Dopodiché vado a farmi una doccia per liberarmi dal sudore. Quando finisco, mi vesto e vado ad asciugarmi i capelli in sala per non svegliarlo. Quando torno, sta ancora dormendo ed io mi posiziono alla scrivania, rigorosamente con la mia tazzona di caffè mattutina e mi metto a lavorare: inizio a tradurre documenti e ad organizzare la mia settimana e quella della squadra.

Sto cercando di far coincidere allenamenti, interviste, sedute dal fisioterapista, partite ed incontri con gli sponsor, ma è inutile. Dopo la quarta volta che rigiro gli impegni di ogni giocatore, mi sale il nervoso e picchio il pugno sul tavolo. Sento una piccola fitta di dolore, ma sento subito una sensazione di sollievo: una mano molto più grande della mia, mi sta avvolgendo il pugno. Quella mano si porta il mio pugno sulle labbra e lo bacia delicatamente. Mi giro e vedo Micah che sorride.

<buongiorno, bello addormentato>

<good morning. Come stai?>

<Meglio, grazie per esserti preso cura di me>

<figurati, vado a farmi una doccia che puzzo>

<ecco che cos'era questo cattivo odore>

E dopo essere scoppiati a ridere, lui scappa in camera sua e io torno a lavorare.

Passano i giorni e trascorro sempre più tempo con i miei due coinquilini. Perfino Micah è praticamente sempre presente in casa e da quel giorno non ha neanche più portato altre ragazze in casa. Non ho la più pallida idea del motivo ma ne sono felice. Sono contenta di passare del tempo con lui, anche se probabilmente mi sto solo facendo del male. Mi sto illudendo che lui lo faccia per me.

(parla Micah)

Da quel giorno, tutto è cambiato. Non mi era mai successa una cosa così: credo di essermi innamorato. Quando sono tornato da allenamento e l'ho vista distesa su quel divano in preda ai deliri dati dalla febbre ho sentito la necessità di proteggerla, la necessità di starle accanto, di prendermi cura di lei. Allora l'ho portata in camera sua e l'ho messa sotto le coperte, ma non sono riuscito ad andarmene. L'ho guardata dormire per almeno due ore e poi sono crollato. Credo di essermene innamorato in quel momento. Guardarla dormire e starle accanto nel momento in cui è più indifesa. È stata la mattina dopo, però, che ho realizzato il tutto: a me piaceva Laura! A me piace Laura!

Da allora non sono più riuscito a stare con un'altra donna. Mi sono ripromesso che avrei dovuto conquistarla poco a poco. Mi sono avvicinato a lei con il tempo, l'unica cosa che non riesco a sopportare è il suo rapporto con Jenia. Stanno sempre insieme e si divertono, sono gelosissimo.

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