CAPITOLO 3

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(le conversazioni saranno in italiano, per semplicità. In alcuni casi necessari però utilizzerò anche l'inglese)

Come un'idiota lo sto aspettando con il fatidico cartello con nome e cognome. Mi si avvicina, dopo un mio gesto e facciamo subito conoscenza. C'è uno strano feeling tra noi. Lui mi guarda strano e io non riesco a togliere i miei occhi dai suoi.

Con un lieve imbarazzo ci dirigiamo verso casa. Il momento più difficile e più teso è il viaggio in auto. È tutto un gioco di sguardi, attenzioni e di pelle che si tocca per sbaglio. Parcheggio la macchina nel box auto e cerco le chiavi di casa nella mia borsa. Nell'inserirle nella toppa, mi cadono. Ci abbassiamo contemporaneamente per raccoglierle: mani a contatto, occhi negli occhi, il mistero dello sconosciuto. La goccia che fa traboccare il vaso. Facciamo appena in tempo ad entrare in casa, depositare le prime due valigie che abbiamo scaricato dalla macchina, che iniziamo a baciarci. Nel giro di poco i nostri vestiti sono sparsi per il pavimento e noi siamo sul divano, fusi uno nell'altra, in preda all'adrenalina ed agli orgasmi. Quando raggiungiamo l'apice, ci lasciamo andare. Mi alzo, un po' stordita e cercando i miei vestiti, li indosso. Lo stesso fa lui, con calma ci sistemiamo.

Non so che mi ha preso, che ci ha preso. Di solito non sono così. Si non sono una santarellina, ma neanche così. Certo sogno l'amore, ma intanto voglio vivermi la vita.

Lo guardo mentre si infila i jeans e la maglietta.

<le altre valigie, ecco sono ancora in macchina>

<andiamo a prenderle>

Fa l'indifferente e io sono ancora shoccata. Scendiamo a prendere le valigie e tutte le sue cose. Poi gli faccio vedere la casa e dove sarebbe stata la sua camera. Lo lascio scegliere. Inaspettatamente sceglie la stanza a metà corridoio, quella buia. Si chiude dentro ed inizia a sistemare le sue cose. Io torno in cucina a preparare il pranzo. Fortunatamente non ci aspettavano in palestra per l'intera mattinata. L'appuntamento era per l'allenamento pomeridiano.

Verso mezzogiorno e mezzo salgo di sopra e lo vado a chiamare per il pranzo.

Entro senza bussare, senza pensare di doverlo fare, e me lo ritrovo davanti mezzo nudo con solo l'asciugamano, segno che si è appena lavato.

<scusa, volevo dirti che è pronto il pranzo> e scappo via velocemente.

Quando scende, non è molto più vestito di prima. Si presenta in pantaloncini. Ho capito il caldo, ma forse lo soffre un po' troppo.

<senti, per prima.. non vorrei che tu fraintendessi. Io mi godo la vita e diciamo che da quando mi sono lasciato con la mia ragazza, non cerco storie serie.>

<non preoccuparti, sono d'accordo con te e con il tuo stile di vita. Siamo giovani. Comunque – dico allungandogli la mano- facciamo che questo sia l'inizio di una convivenza serena e pacifica>

<Sono d'accordo, buon appetito>

Così mangiamo tranquillamente. Verso le tre ci prepariamo ed usciamo per andare al palazzetto. Micah deve incontrare i suoi nuovi compagni ed io devo spiegargli un po' di cose sulla società.

<come mai niente divisa?> mi domanda improvvisamente mentre stiamo camminando.

<non sto meglio così?>

<sicuramente>

<a parte gli scherzi, ho la maglietta della società, ma i pantaloncini non me li hanno ancora dati, hanno tutte misure da uomo e devono procurarseli per me, così uso questi in jeans.>

Il pomeriggio passa tranquillo. Io praticamente pedino il mio nuovo coinquilino perché lui oltre al ciao, non conosce nemmeno una parola di italiano, e molti miei colleghi non sanno molto di inglese, quindi devo esserci soprattutto per le ufficialità.

Lo accompagno per la palestra, mostrandogli le varie parti: sala pesi, sale mediche, fisioterapia. Poi lo accompagno negli spogliatoi.

<il tuo posto è quello> dico, indicando di fronte a me

<oh, grazie. E queste sono le mie cose, immagino>

<immagini bene. Per oggi niente allenamento. Inizi domani e ovviamente dovrai usare queste cose>

Mi sposto più avanti ed entro in un'altra stanza e gli mostro le docce.

<potremmo farcene una insieme. Ricordi? Mi godo la vita.> dice ammiccando

<si, anche io. Però qua me la guadagno anche. Quindi è meglio evitare>

<recupereremo a casa> e mentre dice questo scoppiamo a ridere entrambi, come a testimoniare che stiamo dicendo delle assurdità.

Ci dirigiamo verso la sala in cui erano riuniti i pochi presenti. Entriamo e cerco di presentarglieli, per quel poco che li conosco. Loro li avevo conosciuti, prima di studiarli. Al contrario con Micah, no. Prima l'ho studiato e poi incontrato.

Spazio Autrice: ecco a voi pubblicato un altro capitolo. spero vi stia piacendo la storia, buona lettura a tutti <3

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