CAPITOLO 6

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(parla Micah)

Anche oggi, come tutte le mattine, io e Jenia stiamo tornando a piedi dall'allenamento. E come tutte le volte che non c'è l'anima delle giornate, siamo in silenzio. Stanchi per la seduta appena finita.

<si sente che oggi non c'è> pensa ad alta voce il mio compagno

<già> rispondo semplicemente io

<ti piace, vero?>

<cosa, scusa?> come fa a saperlo? Non l'ho detto a nessuno. Non può averlo capito, se no sarebbe troppo evidente.

<è evidente che ti piace Laura. L'ho capito sai?>

<io?>

<diventi gelosissimo quando io e lei parliamo o scherziamo insieme. Fai ridere, è impossibile non notarlo. Se ne sono accorti tutti in squadra. >

<non è vero, vi sbagliate>

<certo, come no>

E lascia cadere l'argomento. Prima di salire in casa, ritiriamo la posta.

<che strani questi italiani, usano anche le buste colorate > dico scherzando e anche Jenia ride.

(parla Laura)

È arrivato il periodo natalizio e con loro la solita lettera. Una busta gialla che riconosco. È più grande delle altre e spicca. Me la consegna Micah, dopo aver ritirato la posta dalla cassetta.

"la signorina Ferrari Laura, dovrà sottoporsi al controllo periodico il giorno 22/12/2015 alle ore 10:00" leggo solo queste parole, mi bastano fisso sulla mia agenda l'appuntamento e penso a chiedere il giorno di ferie. Dirò che vado a trovare i miei. Non voglio che nessuno lo sappia.

È una giornata di merda, proprio. È arrivata LA lettera. Come a ricordarmi che bel regalo io possa ricevere a Natale. Come a ricordarmi quanto io odio questa festività.

Niente di speciale, i soliti controlli, ma ogni volta divento nervosa, intrattabile ed insopportabile. Ho una fottuta paura del risultato e non ho nessuno con cui parlarne, è frustrante. Quando ero a casa ne parlavo con mia sorella più grande, ma ora lei è la ed io sono qui. Potrei chiamarla, ma lei si preoccuperebbe e correrebbe subito da me, ed io non voglio. Ha un lavoro ed una famiglia a cui pensare.

Tutte le ore libere dal lavoro che ho le passo in camera mia per evitare di trattare male chiunque. E così il giorno del controllo arriva. Esco di casa presto, mentre gli altri due dormono ancora. Faccio un giro in centro e mi godo la tranquillità delle strade vuote. Guardo l'ora: senza accorgermi si sono fatte le 8:40 e mi incammino verso l'ospedale. Arrivo che sono le 9:20 e mi dirigo nel reparto. Faccio le solite visite e sono fuori da quell'orribile posto verso le 11. Passo il resto della giornata alle terme lì vicino. È una tradizione, forse un rito scaramantico o non so neanche io cosa, ma sento che anche stavolta ci devo andare.

Per altri cinque giorni evito il più possibile il contatto con gli altri, fino a quando, ancora una volta Micah mi consegna LA lettera. La lascio sulla scrivania e aspetto di essere sola per leggerla, loro nel pomeriggio hanno allenamento e quindi avrò la casa tutta per me.

Sono le 4 ed è ormai mezz'ora che fisso questa dannata busta. La apro e analizzo il foglio. Lo leggo tutto fino a quando trovo il risultato: POSITIVO. Inizio a piangere e a rileggere per la seconda, terza, quarta, quinta volta quella merda di lettera, ma il risultato rimane quello, non cambia.

Sovrastata dal dolore e dalla delusione caccio fuori tutta la rabbia che c'è in me urlando e quasi automaticamente le mie mani si mettono a sbattere in terra qualsiasi cosa presente sulla scrivania.

Improvvisamente sento due braccia forti che, abbracciandomi, bloccano qualsiasi mio tentativo di movimento.

<shhh, piccola. Piangi e sfogati, ma non farti del male>

Mi lascio andare nel suo abbraccio e piango, piango e piango ancora. Tra il cullare delle sue braccia e i baci che mi lascia sulla testa mi tranquillizzo un pochino. Mi sento al sicuro, protetta e soprattutto non giudicata, così d'istinto glielo dico.

<Ho il cancro, Je. Di nuovo.>

<Oh cazzo>

Jenia mi stringe ancora più forte e lascia che io mi addormenti tra le sue braccia. Quando mi sveglio lui è ancora li con me. Mi sta ancora abbracciando ed accarezzando, ma sono passate due ore.

<ehi, Je. Ma l'allenamento?>

<avevo un appuntamento con il fisio oggi>

<è per quello che eri a casa?>

<si>

<scusami. Non volevo assistessi a tutto. Ho aspettato che voi ve ne andaste, ma a quanto pare ho fatto male i calcoli. Scusa davvero>

<ehi, ma scusa di cosa?>

<di aver assistito al mio crollo, non avrei dovuto reagire così>

<tu sei pazza. Con una notizia del genere non mi sarei limitato a quello> dice indicando la mia scrivania. Io divento paonazza appena mi rendo conto di quello che ho combinato.

<scusa>

<smettila di scusarti, tu piuttosto come stai?>

<bene, un po' assonnata, ma bene> e cerco di sorridergli

<dico davvero, non tenerti tutto dentro>

<rispetto a quando avevo 17 anni, meglio. Ma non un granché>

<senti La, per qualsiasi cosa io ci sono. Ti starò vicino, non ti lascio sola>

<grazie> gli dico baciandogli la guancia <però ti prego, non dirlo a nessuno. Penserò io a dare la notizia alla direttrice, e poi mi curerò.>

<non preoccuparti.>

<dopodomani ho una visita, mi accompagni? Non dovresti avere allenamento..>

<certo che ti accompagno.>

Detto questo mi coccola ancora per una decina di minuti e poi mi lascia sola, su mia richiesta.

Spazio autrice: buon giorno a tutti :) Spero davvero di non avervi scioccato con questo capitolo però, come avrete capito, mi piace avvicinare temi della vita reale alle mie storie, perchè nella vita reale non tutto è "rose e fiori", purtroppo.E mi piace che anceh le mie storie siano un poco più realiste. Spero di non aver offeso nessuno, anche perè ho tentato di affrontare questo arggomento, nel modo più delicato, ma reale, possibile.

Detto questo, via con i like eeee buona lettura a tutti <3

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