XXVIII

752 46 5
                                    

La porta di metallo si aprì cigolando, ruotò lamentosa sui cardini fino al lato opposto della parete.

Ogni voce si smorzò e il silenzio annegò i presenti in un'emozione fremente e rabbiosa.

L'alba aveva da poco tinto il cielo di una sfumatura sanguigna che sembrava colare dalle alte finestre per grondare sui visi cupi dei presenti.

Così silenziosi, irrequieti, appena lamentosi sarebbero potuti sembrare erranti, mostri stipati, intrappolati dagli eventi.

Soldati morti e brulicanti pronti ad udire una nuova voce.

Ma ciò che li differenziava dai morti era l'amore che li animava come la fiamma soffusa di una candela. Un tenero bagliore che sebbene la tempesta continuava ad ardere nel profondo dei loro toraci.

Un bagliore della speranza che illuminava la penombra sanguigna.

Gli sguardi si incontravano, si sfodavano, si aizzavano, chiedevano, speravano, temevano.

Vite così diverse eppure così simili. Destini separati che si trovavano a bilanciarsi sullo stesso filo sottile ed effimero. Nemici che si trovavano a sfiorarsi le mani pregando che uno dei due cedesse per stringersi.

Quale orgoglio sarebbe caduto prima, quale ostinazione avrebbe finalmente ceduto?

Sebbene tutto ciò che era avvenuto si trovavano lì, l'uno affinaco all'altro.

Sebbene tutto avevano speranza, speranza nella figura che irruppe nella struttura.

Annie Grimes entrò marciando decisa, salendo la piccola scala che portava alla struttura di legno che formava un umile palco.

La postura rigida e decisa, lo sguardo pragmatico fisso avanti a sè.

La giovane donna si posizionò in mezzo al palco osservando i presenti con occhi freddi e scuri.

Molti non l'avevano mai vista, alcuni l'avevano solo sentita nominare, alcuni l'avevano scorta, altri ancora la conoscevano bene, più di loro stessi.

Ma quella che si trovava ad osservarli in quel momento non corrispondeva a nessun ricordo, a nessuna idea, a nessuna supposizione.

I capelli mossi e scuri le incorniciavano corti e spettinati il viso tratteggiato da lineamenti dolci e soavi. Ma a distendersi sulla pelle diafana vi era un'espressione tanto violenta e pericolosa da far trattenere il respiro ad ogni presente.

Le spalle alte e ferme, la postura sicura, le gambe solide e appena divaricate.

Se solo avessero potuto sapere che il cuore le batteva all'impazzata, che sentiva le gambe cederle e le lacrime lottare per uscire.

Aveva paura,

ma era stanca di farsi sottomettere da quest'ultima.

Era decisa ad andare fino in fondo, fino alle viscere di quella vita che le si prospettava di fronte. Era decisa ad abbattere i demoni che tormentavano quegli uomini, era decisa a distruggerli.

Strinse ulteriormente la chiave dorata nel suo palmo, finchè il metallo non le ferì la carne ma le alleviò il dolore che si aggirava attorno al suo cuore.

<< Da quando il mondo è andato a puttane... >>

La voce pacata e calda risuonò nell'ambiente graffiante eppure lenitiva. Gli occhi inquisitori sembrarono prendere in esame ogni viso risediente fra la folla.

La ragazza prese a muoversi lentemente come un predatore che si prepara all'attacco. Osservò i presenti cercando i loro sguardi, scavando nelle loro menti.

Negan•Sweet darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora