II

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Mi lamentai mentre il dolore divampava nel mio corpo come un incendio.

Sbattei gli occhi cercando di mettere a fuoco il mondo circostante,

sopra di me dalla ringhiera diverse mani si protendevano cercando di raggiungermi, gli zombie scalpitavano, ringhiavano, guaivano.

Le fronde di un albero mi solleticavano il corpo, come spronandomi ad alzarmi.

Girai cautamente la testa per vedere dove mi trovavo.

Un gazebo.

Ero caduta per circa quattro metri d'altezza per atterrare sul tetto in legno della struttura.

Ero viva!

Il cuore mi batteva all'impazzata, una scarica di adrenalina mi risvegliò dall'intorpidimento.

Ma qualcosa non andava.

Abbassai lo sguardo tremante per vedere le assi candide impregnate di vermiglio, il sangue gocciolava lungo la pendenza. Tanto sangue.

<< Merda. >>

Esclamai quando vidi l'accetta che avevo messo precedentemente nella cintura conficcata nel mio fianco.

Aveva squarciato la maglietta conficcandosi nella carne. Non riuscivo a capire quanto era in profondità ma un panico velenoso mi accecò. Iniziai a respirare a fatica, le lacrime mi scorrevano lungo le guancie. Lacrime di dolore e paura.

Scossi la testa imponendomi di calmarmi, se mi fossi abbandonata alla paura sarei morta. Portai la mano al collo dove avevo la sua collana, di mia madre, la strinsi forte come se quella avesse il potere di guarirmi. Il mio respiro si regolarizzò, il petto iniziò a muoversi più lentamente.

<< Sono fiera di te Annie. Credo in te. Proteggi tuo fratello Carl, tuo padre e... >>

Abbassò lo sguardo, accarezzando la pancia.

<< E lui...o lei... >>

Poi con la mano sporca di sangue mi accarezzò la guancia.

<< Ti voglio bene Annie. >>

<< Anche io mamma. >>

Lasciai andare la catenina e mi dedicai all'accetta.

La presi con delicatezza e provai a muoverla, uno schizzo di sangue prorruppe bagnandomi ancora di più la maglia.

Mi sentii svenire.

La testa girava e gli arti formicolavano.

Strinsi i denti mentre estraevo l'arma urlando per il dolore.

Il taglio non era troppo profondo ma abbastanza per farmi morire dissanguata.

Cercai lo zaino con lo sguardo e lo vidi sull'orlo del tetto. Mi alzai a sedere lentamente mentre il sangue diventava sempre più copioso, lo presi con un lamento per tornare in una posizione semi-sdraiata. Lo aprii cercando disperatamente le garze.

Mi scappò un gridolino di gioia quando le mie mani le sfiorarono.

Mi sfilai la maglia ormai spolta per tamponare la ferita, dovevo fermare l'emoraggia. Premetti con forza sebbene il dolore.

Negan•Sweet darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora