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Narumi aprì gli occhi. Si rese conto improvvisamente di poterlo fare. Un forte bagliore l'accecò costringendola a tenerli chiusi ancora per un po'.

Solo dopo aver inspirato la prima boccata d'aria avvertì un dolore insostenibile in tutto il corpo, che la costrinse ad accasciarsi sul pavimento tra i lamenti.

Si bloccò. Erano davvero suoni,dunque, quelli che stava emanando? Portandosi una mano alla bocca si accorse anche che il braccio aveva risposto al suo comando. Si stava muovendo. Da sola.

Con un coraggio che non seppe da dove le arrivò, provò a enunciare una frase sensata: - Ch-c... che ... che succede? – si tappò di nuovo la bocca. Era la sua voce quella? Risultava perfettamente umana ma ... era irriconoscibile. Più ... profonda.

Socchiuse lentamente le palpebre per cercare di abituarsi alla semplice luce di una giornata senza sole che proveniva dalla finestra della stanza e fece vagare lo sguardo. Il bruciore persisteva ma cercò di resistere con tutta sé stessa. Si trovava in una specie di cantina abbandonata. Oppure era una dispensa? Fatto sta che vista l'unica finestra presente all'apice del muro a mo' di lucernaio, capì che si trattava di una stanza sotterranea. Cercò di mettere a fuoco quanto di più possibile i suoi occhi affaticati le permettevano. Le fu riconcessa anche la possibilità di respirare. E ciò che le sue narici catturarono fu un odore funereo che le fece storcere il naso. Lo riconobbe come odore di bruciato. Ma non vedeva nessun tipo di fuoco che illuminasse una parte della cantina.

Finché non abbassò lo sguardo.

I suoi occhi non chiarirono subito che l'ammasso di carne in decomposizione era una sagoma umana, finché non videro la mano aperta che giaceva poco vicino a lei.

Lanciò un grido. Il secondo che riuscì a emettere.

Indietreggiò barcollando finché la schiena non toccò un barile vuoto ammassato poco più dietro. Fu questo schianto a provocarle una nuova fitta. Gemette stringendo i denti. Si trattava di un dolore pungente. Quasi qualcuno le stesse spegnendo una sigaretta accesa sulla pelle. Si toccò il punto più dolente e vide che in effetti si trattava proprio di un ustione all'altezza della spalla. Provocata da una sostanza vischiosa che ancora le gocciolava lungo il braccio senza solidificarsi. Cera bollente.

Uno strano intuito le fece rivolgere l'attenzione verso la tasca della sua veste malconcia e notò un luccichio. Ci infilò dentro la mano per poi ritrovarsi sul palmo un oggetto minuscolo e piatto con un foro nel mezzo.

-Una ... moneta? – e fu nell'enunciare questa parola che improvvisi flash tutti confusi si susseguirono uno dopo l'altro nella sua mente ancora debole a formulare pensieri integri.

"Tienila sempre con te amore mio"

Una voce fin troppo familiare accompagnata da immagini sfocate.

"Ti proteggerà dai demoni Sono molto potenti. Non separartene mai. Ricordi quando ti raccontavo del rituale di purificazione? Quello delle candele e delle monete?"

Ricordò anche la sensazione di una mano calda sulla guancia.

"Ho nascosto una piccola dose di cera in camera vostra. In una scatola di vetro nera ... basterà giusto per un'altra persona" la voce era incrinata da singhiozzi e fremiti di dolore "Prendi Clio e scappa da qui. Non tornate più. Vi amo infinitamente. Non scordatelo ... mai"

Quell'ultima parola le riportò alle orecchie urla strazianti e la vista di una donna che si contorceva in preda al dolore sul pavimento, lottando con una forza soprannaturale che le risucchiava l'anima dall'interno.

No Control Over MindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora