Capitolo 4

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Ovviamente, ci furono molte opposizioni sulla nuova decisione del capitano. A partire dai più pavidi del gruppo:
-Pensaci bene, Rufy – iniziò Usopp quando si ritrovarono tutti i ragazzi nella loro stanza pronti per la notte – Abbiamo già affrontato esseri paranormali in passato e non è stata una bella esperienza. Io non voglio ritrovarmi coinvolto in faccende di anomalia un'altra volta!
-Sono d'accordo! – concordò Chopper nascosto sotto le coperte – Pensa se tutta la storia dei demoni fosse vera! Io non voglio ritrovarmi in un corpo che non è il mio! Di nuovo! – il suo pensiero andò alla loro esperienza a Punk Hazard.
-Semmai è il contrario – lo corresse Zoro – E' qualcuno che è nel tuo corpo perché non ne possiede uno proprio.
- Ancora Peggio! – strillò la piccola renna abbracciandosi un cuscino.
-Oh, suvvia ragazzi – disse Rufy – Non c'è niente da temere. Sarà uno sballo combattere contro spiriti malvagi!
-Lo dici come se fosse un gioco – ribatté Usopp – Ma trattandosi di te, lo fai sempre!
L'amico in tutta risposta scoppiò a ridere.

Nel frattempo, nella stanza delle ragazze, Narumi si stava asciugando i capelli dopo che Nami le aveva concesso una sauna in tutta tranquillità, dove però non era riuscita a farle aprire bocca più di una volta.
Robin era di turno sulla vedetta, che leggeva tranquilla qualche altro particolare sulla città dove solo un'ora prima avevano indirizzato la rotta.

-Dimmi – chiedeva per la settantesima volta la navigatrice – la vostra isola è ... cospicua? – Narumi la guardò senza capire – No, perché dico, se qualcuno ha deciso di possederla, significa che deve avere un grande valore. Ecco ... che genere di valore? – il suo sorrisetto furbo non trapelava molta sicurezza nella ragazzina – Per caso nascondete un tesoro?

Lei scosse la testa deludendo le sue aspettative: - Ve l'ho detto prima. Nessuno ci conosce perché siamo solo una misera cittadina che conduceva una vita tranquilla prima che succedesse quello che è successo! Non abbiamo tesori, non abbiamo basi militari, non abbiamo re e non abbiamo generali.
Nami sbuffò mentre s'infilava la sottoveste da notte: - E va bene. Vuol dire che stavolta non otterrò molto.

Narumi la fissò: - Se avete intenzione di aiutarmi solo per ricavarne qualcosa, sperate male. L'unica cosa preziosa che ho è mia sorella. Mi basta solo che mi aiutiate a riprendermela. Nient'altro – detto questo rimase in ginocchio accanto la piccola finestrella della stanza a guardare le onde più calme che scorrevano sotto di loro.

La Gatta Ladra rimase a fissarla per un istante. Poi si avvicinò.
-Mi stai dicendo che a te importa soltanto salvare tua sorella?
-Sì – rispose lei con voce ferma.
-E che mi dici di tutti gli altri abitanti della tua isola?
-Non m'interessa – replicò semplicemente.
-Come?
-Non m'interessa! – ripeté più decisa – Li conosco appena. Tutte le persone che amavo non ci sono più. Clio è l'unica che mi è rimasta. Andrò a prenderla e poi ce ne andremo per sempre.
Nami assunse un atteggiamento rigido: -E non pensi che tutti i tuoi paesani potrebbero andare incontro alla morte?
-Non è un problema mio.
-E che forse dopo che Cinis sarà annientata, toccherà a un'altra isola rimanere sotto il controllo di creature demoniache?
-No non m'importa! Non combatterò per loro! Non sono niente per me!
Nami si bloccò. Un ricordo lampo le attraversò la mente.
Noi due non siamo sorelle! Tu non sei niente per me!
Il minuto che seguì fu così rapido da non accorgersi nemmeno del tempo che passava.
Narumi si ritrovò mezza distesa a terra. Una guancia rossa.
Nami era con la mano ancora ferma a mezz'aria e lo sguardo fermo. Si smosse soltanto dopo aver capito cos'aveva appena fatto. Si guardò il palmo. Sussultò coprendosi la bocca.
La ragazzina le rivolse uno sguardo misto tra dolore e paura.
La navigatrice sbiancò e senza aggiungere altro, uscì svelta dalla stanza senza neanche accorgersi di essere mezza nuda.
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Lo studio di Robin fu interrotto da una familiare voce accompagnata da un familiare aroma di caffè. Sanji l'aveva raggiunta sulla polena per offrigliene una tazza.
-Oggi pomeriggio non hai avuto l'occasione di bere il tuo solito tè, ma non posso risparmiarti una tazza di caffè nel tuo di guardia – le intimò.
-Grazie mille cook-san – sorrise lei iniziando a mettersi le dosi di zucchero.
Svuotò la tazzina in un sorso e la rimise sul vassoio.
Con grande frustrazione del cuoco, l'archeologa chiese di restare sola per concentrarsi ulteriormente sui suoi libri e prendere quanti appunti possibili.

No Control Over MindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora