Prepared To Do Anything~Chapter thirteen

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Quando Alyssa si risvegliò in infermeria, la prima cosa che vide furono le facce dei suoi amici.
I Malandrini, tranne Peter, erano alla sua destra, Lily ed Alice alla sua sinistra.
<Ormai è diventata un'abitudine, eh Al?>Chiese Alice sorridendo, appena vide che la ragazza aveva aperto gli occhi.
Alyssa provò a sorridere, ma tutto quello che riuscì a fare fu una smorfia.
La ragazza provò a sedersi, ma i suoi muscoli erano troppo rigidi e doloranti. Il suo unico risultato fu quello di ributtarsi sul letto a peso morto con un gemito di frustrazione e dolore.
Subito Lily la aiutò a sedersi, ignorando le proteste da parte di Remus e James, che avevano paura che la ragazza soffrisse in quella posizione.
<Ragazzi sto bene, non è successo nulla.>Provò a rassicurarli Alyssa.
<Ho solo i muscoli molto indolenziti. Che cos'è successo dopo che sono svenuta?>
Di colpo tutti sembravano aver perso la voglia di trovarsi accanto alla loro amica. Alyssa si preoccupò moltissimo.
<Ragazzi?>
Sirius si fece coraggio e prese la parola, sapendo che prima o poi il momento di raccontare gli avvenimenti sarebbe arrivato.
<Dopo che sei svenuta, è svenuta anche Mary. Sembra che quando hai usato la Maledizione Cruciatus su te stessa, in qualche modo questa ha colpito anche Mary, costringendola ad annullare l'incantesimo> Disse il ragazzo con apprensione.
Alyssa non capiva perché Sirius avesse un'aria così preoccupata, ma almeno lui le stava dando una spiegazione. Ma dal tono del ragazzo e dagli sguardi degli altri, fu subito certo che non le aveva raccontato tutta la verità.
<Vai avanti.>Disse Alyssa spazientita.
Sirius prese un respiro profondo.
<Il Ministero ti ha messa sotto inchiesta per aver usato una delle tre maledizioni. Analizzeranno il tuo caso e ti sottoporranno ad un vero processo, con il quale potresti essere scagionata o finire ad Azkaban.>
Di colpo tutti gli sguardi si concentrarono su Alyssa.
La ragazza ebbe un colpo al cuore dopo aver sentito ciò che aveva da dire il ragazzo.
Azkaban? Come era possibile? La paura si impossessò di Alyssa istantaneamente.
<Co-Come sarebbe a dire?> Chiese la ragazza incredula ed impaurita.
Nessuno dei suoi amici stavolta osò darle una risposta.
La paura aveva preso possesso di lei e la ragazza non riusciva a riottenere il controllo. Di colpo tutti i rumori e il dolore si fecero ovattati, lasciando spazio solo ai pensieri. Questi correvano liberi, non seguivano alcun filo logico. Sarebbe stata la stessa situazione che si sarebbe verificata sostituendo agli ingranaggi di una macchina moderna quelli di una moto antica.
Ad Alyssa vennero i sudori freddi. Di colpo non riusciva più a rimanere seduta sul comodo letto dell'infermeria. La ragazza si buttò giù dal letto, afferrando la bacchetta sul comodino. Tutti cercarono di fermarla, ma Alyssa era talmente debole che avevano paura di toccarla e farle male involontariamente. Così  riuscì a scappare, non pensando ad altro che al ricevere una spiegazione concreta.
Alyssa corse attraverso tutta la scuola ignorando gli sguardi perplessi di chi si trovava nei corridoi. Corse fino alla torre più alta del castello, fermandosi solo davanti al gargoyle di pietra che celava l'entrata dell'ufficio del preside.
La ragazza trovò un foglietto giallo ben nascosto tra le piume scolpite del gargoyle di pietra. Sopra c'era scritto "Api Frizzole". La ragazza ripeté subito la parola d'ordine e nel giro di pochi secondi era seduta su una delle poltroncine davanti alla scrivania di Silente. Il vecchio mago la guardava con il solito sorrisetto, che Alyssa in quel momento trovò la cosa più snervante del mondo.
<Suppongo che tu sia qui per dei chiarimenti, giusto mia cara Alyssa? Ma ti assicuro, non c'è nulla di cui proccuparsi.>La rassicurò il preside guardandola da sopra gli occhialetti a mezzaluna.
Ottenne l'effetto contrario.
<Sta scherzando vero? Come può assicurarmi che andrà tutto bene?! Potrei finire ad Azkaban!>
Alyssa era sull'orlo delle lacrime.
Tutto era accaduto per colpa di Mary, della sua gelosia incondizionata e del suo odio sconfinato per lei. E ovviamente dalla sua ingenuità. Davvero aveva pensato che tra lei e Mary, un giorno, i rapporti si sarebbero potuti risanare?
<Vuoi un biscotto mia cara? Di solito un dolce può...addolcire anche il pendio più ripido.>
La ragazza annuì stancamente, esasperata dal dover affrontare prima i sogni e poi una maledizione senza perdono.
<Alyssa, perché ti sei rivolta contro la maledizione della tortura?>Chiese il vecchio preside con tono paterno.
<Per proteggere il segreto di Remus Lupin, professore.> Affermò Alyssa sconsolata.
Il mago non si scompose, poi, con la solita aria pensierosa, invitò la ragazza ad alzarsi e a seguirlo verso una parete del suo ufficio. L'uomo pestò una piastrella e di colpo sulla parete apparve un pensatoio.
<Vuole che le faccia vedere la dinamica dello scontro?>Chiese Alyssa dubbiosa.
La ragazza era ancora impaurita per la prospettiva di finire ad Azkaban, ma ora le premeva anche far sapere a Silente dei suoi continui incubi. Ma ci sarà tempo per questo, si disse.
Prese la bacchetta e se la portò alla tempia. Pensò intensamente al duello avvenuto quel giorno, poi con un gesto secco della mano estrasse i ricordi e li portò nel pensatoio. Il preside e Alyssa fecero un viaggio tra i ricordi della ragazza, esaminando ogni aspetto degli avvenimenti in silenzio. L'angoscia di Alyssa saliva di minuto in minuto.
Quando riemersero dai ricordi della ragazza il professore non si scompose.
<Mi devi mostrare qualcos'altro?>Chiese con la solita aria stralunata.
Alyssa annuì e le gambe le tremarono leggermente. Per quanto ormai la vista della lapide del sogno non le scatenasse più il panico, aveva pur sempre paura. Per non parlare del fatto che negli ultimi giorni anche il Marchio Nero aveva fatto capolino tra le sue macabre visioni.
Di nuovo si portò la bacchetta alla tempia e, dopo un attimo di esitazione, estrasse il ricordo e lo lasciò nel pensatoio.
Questa volta solo il professore abbassò la testa sull'oggetto per vedere ciò che turbava tanto la ragazza.
Alyssa si stava torturando le mani, i battiti del suo cuore sembravano gli zoccoli di un cavallo al galoppo.
Quando il preside riemerse sembrava turbato. Aveva ormai perso la sua solita aria tranquilla, una strana luce gli brillava negli occhi. Alyssa la identificò soprattutto come preoccupazione, ma c'era anche qualcos'altro, che però non riuscì ad identificare.
Il professore finalmente si decise a parlare.
<Soltanto una volta, prima di questa, vidi qualcuno soffrire di sogni premonitori, e quella volta nessuno riuscì ad evitare il destino.>Affermò Silente con aria grave.
Ad Alyssa vennero le lacrime agli occhi e cominciò ad ansimare. Con una sola frase, il vecchio preside aveva annientato tutte le sue speranze.
<Eppure ci si può provare. Però si deve essere disposti a tutto Alyssa Potter. Mi dispiace metterti questo peso sulle spalle, mia cara, ma non c'è altro modo.>
La ragazza si asciugò le lacrime che le facevano capolino dagli angoli degli occhi e si aggrappò alla minuscola speranza che le stava dando il professore.
<Va bene, farò qualunque cosa per salvare mio fratello e la mia migliore amica.>Mormorò la ragazza tentando di sembrare più coraggiosa di quanto non fosse.
Il preside annuì.
<Domani vieni al settimo piano del castello ed entra nella Stanza delle Necessità, diciamo verso le ventidue.
Sarò lì ad aspettarti insieme ad alcuni maghi che vorrei farti conoscere.>Disse il professore, congedando poi la Grifondoro.
Quando la ragazza uscì dall'ufficio si sentì debole, travolta da terribili circostanze.
Eppure si fece forza e si impose che non sarebbe crollata, qualunque cosa fosse accaduta. Sapeva solo che Silente aveva ragione, doveva essere disposta a tutto. E, se fosse stata un pericolo per i suoi amici, sarebbe stata disposta addirittura a farsi dimenticare.
Così si incamminò verso le stanze del professor Lumacorno, sperando che fosse in casa.
Bussò alla porta e poco dopo le aprì il professore di Pozioni.
<Mia cara, cosa posso fare per te?Chiese l'ometto col suo solito fare gentile.
<Vieni Alyssa, vieni.>
La invitò ad entrare e la fece accomodare su una poltrona davanti al camino.
Lui si sedette sul divanetto di fronte, sporgendosi leggermente in avanti.
<Sono qui perché durante la lezione di incantesimi, quando abbiamo ripassato Oblivion, ho subito pensato che fosse strano che non ci avesse ancora insegnato una pozione simile.>Buttò lì la ragazza, sperando di ingannare il professore.
<Oh, la avremmo affrontata nelle prossime lezioni, ma se vuoi posso insegnartela ora, così potrai soddisfare la tua sete di conoscenza. Sai, non sei molto conosciuta per la tua pazienza, Potter!>
La ragazza sorrise e lo pregò di insegnarle subito la pozione.
Il professore era un brav'uomo e ad Alyssa dispiacque doverlo manipolare, ma non pensava ad altro che alla salvezza di suo fratello.

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