La tazza andò in frantumi nell'esatto istante in cui il manico liscio scivolò dall'indice - per nulla contratto nell'intento di trattenerla - riversando il liquido scuro, che unse a macchie di ghepardo il pavimento chiaro.
Ma come poteva essere accaduta una cosa del genere?
La risposta era da ritrovarsi sul volto del giovane, che sembrava letteralmente aver visto un fantasma.
O forse l'aveva fatto davvero, perchè non poteva definire altrimenti quella sagoma che si era spostata come una nube, ad una velocità che rasentava il paranormale.Eppure Eren l'aveva percepita chiaramente, nonostante avesse camminato lungo il marciapiede all'esterno del locale.
Proprio nell'esatto momento in cui quella figura aveva superato il perimetro della caffetteria, il ragazzo aveva sentito una fulminante scarica elettrica arrestare per un secondo il pompare del cuore, come se gli si fosse tutto ad un tratto cristallizzato il sangue in ciascuna vena, capillare o arteria, e poi avesse ripreso a scorrere ad una velocità inaudita fino a salirgli al cervello come un maremoto.La consapevolezza che stesse perdendo qualcosa di essenziale per la sua vita l'aveva travolto tutta insieme, lasciandolo con la bocca asciutta e il respiro mozzato, gli occhi sbarrati e le pupille dilatate.
Aveva lasciato che la tazza scivolasse dalle dita, rischiando seriamente di procurarsi un'ustione di primo grado sulle cosce; ma questo non aveva più importanza.
Una corda invisibile avvinghiata al suo torace lo stava già trascinando fuori dalla caffetteria, mentre lanciava sulla porzione di tavolino ancora pulito una banconota da cinque senza badare al resto che avrebbe dovuto ricevere; ma niente aveva più importanza, se non inseguire quei ciuffi corvini fra la folla.
Mentre il ragazzo procedeva goffamente e a passo svelto sul marciapiede, si chiedeva perchè proprio in quel momento vi fosse così tanta gente per quella strada: una miriade di persone era accalcata intorno ad un'edicola che, a quanto gli pareva di aver capito, stava vendendo proprio in quel momento l'edizione speciale del Miami Hours.
Perchè sì, oltre alle enoteche e alle armerie, il terzo elemento di interesse - e di vanto - della popolazione di Casperfield, erano le riviste del Miami Hours , famose in tutto il mondo al pari di Vogue, New York Times e Vanity Fair, e che quindi non potevano non essere seguite dai cittadini che vivevano nel paese dove era collocata la sede centrale.
Ma tutto ciò che riusciva a pensare Eren in quel momento era che si trattasse veramente di uno scherzo di quell'infame Destino, che prima gli aveva mostrato un barlume di luce in lontananza - così vicino che le sue dita avrebbero potuto accarezzare quella capigliatura così folta che sognava ogni notte, se solo si fosse mosso qualche secondo prima -
ma che ora si era dissolto nell'aria, proprio come ci si aspetterebbe da un sogno.Ma ciò non voleva dire che avrebbe rinunciato a percorrere quel quartiere anche per ore, dal momento che la speranza nel suo petto non era mai morta neanche quando aveva trascorso tutti e cinque gli anni di liceo a ricercare in un modo quasi disperato i suoi genitori biologici, facendo un enorme buco nell'acqua.
Se non aveva lasciato che la sua grinta e la sua ostinazione si spegnessero in quel frangente, di certo non l'avrebbe fatto ora che
- l'avrebbe potuto giurare sulla sua testa - sembrava che una bocca gli si fosse accostata all'orecchio per sussurrargli un flebile "seguimi".
Ed Eren la stava seguendo, quell'ombra eterea che, quasi come se si trattasse di uno scherzo, ora fuggiva da lui, quando l'aveva tartassato senza dargli tregua a tutte le ore del giorno per un anno.Si districò con forza dalla rete di braccia che aveva arrestato la sua folle corsa verso l'uomo-sogno, e bastò intravedere alla fine della strada la rasatura che lui stesso aveva disegnato in molteplici schizzi sulla carta ruvida, per far scattare i piedi di Eren ad una velocità che non credeva avrebbe mai potuto possedere, eppure ogni parte del suo corpo sembrava stesse reagendo a quell'incontro.
Ma non si compiacque affatto quando, dopo aver svoltato l'angolo della strada, quello sforzo disumano non era bastato a fargli raggiungere quella creatura svanita ancora una volta, lasciando al suo passaggio soltanto uno struggente senso di rimpianto per non aver avuto dei riflessi più rapidi, e quel sentimento gli stava lentamente sconquassando l'anima, mentre si stringeva le ciocche fra le dita con un'espressione esasperata sul volto.
Ma durò poco, pochissimo, quell'attimo massimo di frustrazione nell'essere stato ad un passo da quello che - Eren ne era sicuro - fosse lui, l'uomo che si figurava nella testa a notte fonda e con cui aveva tacitamente suggellato una promessa di cui erano a conoscenza solo loro due: incontrarsi per godere della compagnia dell'altro, mentre una parola si diffondeva nell'aria di quella camera illuminata solo dalla fioca luce di una abat- jour, posta di fianco al corpo dell'onirico amante del giovane.
Ebbe modo di colpevolizzarsi per scarso un minuto, finchè non si sentì i polmoni contratti, nella vana ricerca di ossigeno di cui l'aria pareva esserne improvvisamente priva.
E invece non si trattava di quello, ma del fatto che una mano fosse ancorata alla sua gola sudata per la corsa, un palmo tutto sommato piccolo ma decisamente forte, dalla pelle ghiacciata e ruvida.L'indice ed il pollice dell'aggressore premevano in profondità proprio sotto la mascella ben definita del ventenne, non permettendogli di avere una giusta visuale di chi si trattasse, di chi fosse quel maledetto malvivente che aveva deciso di ostacolare il suo inseguimento chissà per quale motivo.
Non accadevano frequentemente cose del genere a Casperfield, anzi, per essere precisi non accadevano quasi mai, anche perchè tutti sapevano tutto di tutti in quel paese, quindi non sarebbe stato difficile incastrare coloro che avrebbero potuto compiere dei misfatti.Eppure quella non era proprio la giornata fortunata per Eren Jaeger: prima il formicaio di persone, e poi quell'individuo che aveva deciso di fargli perdere ulteriore tempo, invece di dedicare le sue forze ed energie alla ricerca del suo sogno in carne ed ossa.
Cosa c'era di sbagliato nel Destino? Si stava prendendo gioco di lui a tutti gli effetti, ed un giorno neanche più la sua testardaggine gli avrebbe permesso di tener testa a quel dannato.
-Perchè cazzo mi stai pedinando? Sei della concorrenza, per caso? Ho già detto a GQ che non collaborerò mai con un magazine di così bassa qualità.-
Un profondo ringhio gutturale destò Eren dalle sue imprecazioni contro il Fato, e si ricordò ben presto in che situazione si trovasse.
Il suo muscolo cardiaco non potè arrestare una corsa frenetica al suono di quella voce rude e sprezzante, ed accelerò ancor di più quando il castano si rese conto che l'aveva raggiunto.
Ce l'aveva fatta.
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Overworld
FanfictionTUTTI I DIRITTI RISERVATI Trovarsi d'improvviso al limite del surreale, in bilico fra l'onirico e l'esistenza stessa, il sogno ed il ricordo, la curiosità e la paura di sapere. Una voglia ovale che spicca sulla pelle olivastra, un sogno ricorrente...