CAPITOLO 26

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"E non c'è un posto per te
E non c'è un posto per noi
Dimmi che aspetti la vita
Che io stesso vorrei
E non c'è un posto lo sai
Resta un momento se vuoi
Svuota il destino come un giorno che non tornerà mai...
Sai che non mi sento importante
Anzi son fragile
È la paura che insiste
Sai che non ho un posto nel mondo
Quindi cercarmi dove il mare finisce "

DOVE IL MARE FINISCE. ULTIMO.

-

Arrivato il giorno del ringraziamento Andrew ed io andammo a S. Francisco. Andrew non aveva mai preso l'aereo e la sua reazione fu a dir poco esilarante. 

"Ed anche un po imbarazzante" non do ascolto alla mia vocina perché era tutto fuorché imbarazzante.

Se una volta vi ho detto che mi è sembrato un bambino la mattina di Natale, posso confermarlo anche adesso. Ogni volta che è felice Andrew non tenta di nasconderlo sopratutto quand'è con me. Credo sia un bisogno che ha di far trasparire la sua felicità, lo stesso bisogno che aveva da piccolo ma che non ha mai potuto espletare. 

C'era un bambino super felice ed eccitato accanto a me ma oltre alla gioia c'era anche una buona parte di terrore, si sono seria ed io ho riso tanto perché l'ho amato ancora di più se è possibile quando mi stringeva forte la mano, quando guardava fuori da finestrino e quando si divertiva a prendermi in giro per le facce spaventate che facevo ad ogni turbolenza. 

-E' stato bellissimo, magari il decollo non proprio, ma è stato bellissimo- scoppio a ridere e gli salto addosso da dietro, lui mi prende per le gambe e mi porta a mo di 'cavalluccio' e mi mette giù solo al momento di ritirare i bagagli. Vedo Andrew un po teso quando varchiamo le porte dell'aeroporto e quando vedo i miei davanti a noi capisco anche perché.

-Papinoo- gli corro incontro e lui non tarda a sollevarmi di qualche centimetro -Bambina mia! Sono passati mesi e già mi sembri una donna!- scoppio a ridere e vorrei dirgli che effettivamente sono cresciuta parecchio, magari non fisicamente ma mentalmente si. 

Piccoli colpi di tosse ci arrivano all'orecchio -Mi sa che qui qualcuno è gelosa- mio padre sfotte mia madre che in risposta sbuffa contrariata, mi allontano da mio padre e corro da lei, mi è mancata così tanto!

Anche se non vorrei notarlo, una piccola e strana sensazione di freddezza mi avvolge perché il suo abbraccio mi sembra diverso dal solito anche se il suo sorriso non è cambiato, io lo sento che lei non è la stessa, che il calore che mi da non è lo stesso.

Quando mi stacco da lei e vedo mio padre in forte imbarazzo che guarda dietro le mie spalle e adesso provo anch'io la stessa tensione di Andrew. Mi volto verso il mio ragazzo e gli sorrido per tranquillizzarlo ma lo stesso terrore che ho visto al momento del decollo tinge il volto di Andrew. Gli stringo una mano e lui mi sorride bonariamente, so che è molto teso e so anche che per lui la scena di prima è stata tanto bella quanto dura da sopportare, dura perché lui non ha due genitori che lo aspettano da nessuna parte nel mondo. Lui ha i suoi amici, ha me, il mio cuore e poi ha lui stesso e la sua forza. 

-Mamma, papà lui è Andrew, il mio ragazzo- a mio padre per poco non va di traverso la saliva e lo vedo deglutire e scrutare il ragazzo al mio fianco, mia madre invece si addobba del sorriso più dolce e lo saluta con un abbraccio -Piacere signori Way, mi chiamo Andrew Walker e-e sono il raga-azzo di vostra figlia- 

"Non ci credo balbetta anche lui adesso!" sorrido come un ebete perché è così dolce! 

Stringe le mani ad entrambi anche se si sofferma di più sulla stretta di mio padre che non fa altro che scrutarlo e lo ammetto anch'io è un po inquietante.

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