Capitolo 8

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CAPITOLO 8

Sentivo dolore ovunque e un brusio di voci.
Dei rumori di persone che andavano e venivano.
Quando aprii gli occhi una fastidiosa luce mi obbligò a  richiuderli subito, c'era un bip continuo di sottofondo.
Cercai di alzarmi ma un dolore alle costole me lo impedì e ricaddi pesantemente sul letto.
Sbattei le palpebre più volte per abituarmi alla luce.
Ero in camera mia, dalla finestra entrava una gran luce.
"Ehi buongiorno" disse qualcuno.
Girai lentamente la testa e vidi Simon seduto su una poltroncina intento a leggere il giornale, aveva delle pesanti occhiaie violacee sotto gli occhi, aveva un aria tutt'altro che riposata. La barba era sfatta e indossava una camicia bianca con la cravatta allentata, la giacca era appoggiata allo schienale.
"Avrei sete" rantolai con la gola secca.
Si avvicinò e mi passò un bicchiere con una cannuccia.
"Hai un aspetto orribile" dissi sorseggiando l'acqua. Era fresca e buona, scivolò giù lungo la gola.
Lui sorrise "grazie lei è sempre molto gentile" sorrisi a mia volta.
"Non era un insulto, solo sembra che non abbia dormito da secoli... " "effettivamente" disse passandosi una mano tra i capelli.
"Quanto tempo sono... così" "una settimana" disse prendendo il bicchiere e posandolo sul comodino.
"Quando ho sentito la tua voce nella testa... non lo fare mai più... okay?" "Scusa" "non per la voce ma... mi.. ci siamo preoccupati molto" "lo sa mio padre?" Sorrise "ovvio è di sotto che coordina una nuova squadra di guardie non solo per te" disse sotto il mio sguardo stupito "non siete nei guai vero?" Chiesi rabbuiata "non sono più in servizio signorina" "cosa?" Urlai e incominciai a tossire "Alimede devi riposarti" disse sedendosi sul letto.
Sbuffai, non volevo altre guardie mi piacevano Simon e Carter.
Per lo meno mi stavo abituando a loro.
"Vado a chiamare suo padre" disse e uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
Rientrò poco dopo con mio padre.
"Daddy" sorrisi "come stai? Ti senti meglio?" "Si certo" "Simon può andare" "si signore" ripose e scomparve.
"Non dovresti essere così duro con loro, infondo lui mi ha salvato la vita" "non sono più in servizio ne avrai degli altri" sentenziò "no voglio loro!" Piagnucolai "eddai li sto conoscendo,è colpa mia li ho voluti seminare di proposito" lui si grattò il mento "sai che sei un peperino?" Sorrisi radiosa "lo so" "va bene, rimarranno ma promettimi di non farlo mai più ho perso vent anni" "mi dai un abbraccio?" "Certo" si avvicinò e mi strinse, provocandomi una serie di fitte.
"Eos?" Chiesi ricordandomi come mi aveva trattata.
Mi concentrai sulla sua immagine e non percepii nulla, forse un vago senso di dolore. Mi agitai.
"Sta tranquilla sta bene, l'hai fatto morire una decina di volte. Non ti ha lasciato un attimo ora è a riposarsi."
"Non essere arrabbiata con lui, cerca di fare del suo meglio" "come tutti" aggiunse dopo.
"Non volevo farvi preoccupare sono tornata indietro per salvare le Figage" lui sorrise di quel modo buffo con cui da quattro anni usavamo chiamare le nostre simpatiche amiche.
"Ora arriverà il dottore, così puoi riposarti, ah le tue amiche ti verrano a trovare domani" mi deposito un bacio sulla fronte e dopo un ultima occhiata uscì.
Fissai il panorama attraverso le finestre che avevo davanti al letto.
C'era il sole che illuminava la neve facendola brillare come se fosse ricoperta da milioni di diamanti.
Si vedeva la vallata sottostante, con i pini bianchi carichi di neve che ogni tanto scaricavano lasciando sopportare il peso della massa candida ai rami sottostanti.
Si sentí un leggero bussare alla porta e comparve il dottore, doveva essere un uomo sulla sessantina con la barba bianca.
Mi esamino a fondo e disse che avevo la gamba rotta, tre costole incrinate dei tagli profondi e dei lividi ma nulla di serio.
Nulla di serio? C'è stava scherzando chiamalo nulla di serio.

La sera stavo leggendo un libro che mi aveva portato la mamma nel pomeriggio: David Copperfield, gran classico ma anche una gran palla.
Entrò Simon e si andò a sedere sulla poltrona.
Si era sistemato, aveva fatto la barba, cambiato la camicia e probabilmente aveva dormito qualche ora.
"Ora mi pedinerete peggio di prima?" Chiesi guardando il tramonto.
"Eccome signorina. Non può neanche immaginare" sbuffai.
"Grazie" disse dopo un po', "sono io che devo ringraziarla" lui annuì.
Mi girai su un fianco e senti una fitta allo sterno. Soffocai un gemito. "Sta bene?" Chiese alzandosi e avvicinandosi "si solo che sono scomoda e non posso dormire su un fianco!" Brontolai.
Mi mise dei cuscini e si sedette in fondo al letto guardandomi con preoccupazione “sto bene” dissi infine “certo” Rispose grattandosi il mento “cosa devo fare con te?”Chiese lui esasperato io sorrisi “scusami, sai all’inizio mi davate fastidio soprattutto tu!” Dissi scuotendo il capo divertita “mi seguivi sempre, non mi molli un secondo e... mi dava fastidio che vedevi cose...” “tipo il bacio con Jasper?” Chiese lui sorridendo “già!” Esclamai “ma?” Disse visibilmente incuriosito “ma... ora è una sensazione piacevole come di qualcuno che ti protegge, che bada a me anche se so che è il vostro dovere però... seriamente quando vi abbiamo seminati ero preoccupata per voi c’è...sapevo che se ci fosse successo qualcosa voi ecco...” “saremmo stati licenziati?” Concluse lui per me “esatto” Dissi alzando gli occhi verso i suoi “è seria con Jasper?” “Cosa?” Chiesi non capendo “la tua storia” Rispose semplicemente lui “la verità?” “Io spero che tu mi dica sempre la verità” disse divertito “non so... direi di no però” conclusi guardando oltre la spalla della mia guardia verso il bosco immerso nell’oscurità.
“Perché” continuai “perché c’è è carino.. mi piace ma...non so non è il tipo che mi sarei immaginata” Dissi “sei la persona più complicata che abbia mai conosciuto” disse lui “tu sai un sacco su di me e io nulla” aggiunsi aggrottando la fronte “su non fare il broncio” disse lui avvicinandosi in modo da essere a pochi centimetri da me poi mi diede un leggero bacio sulla fronte e tornò sulla poltrona e prese un libro tra i miei.
Buttai l’aria fuori, non mi ero accorta di star trattenendo il fiato.
"Paradiso perduto?" Lesse ad alta voce il titolo.
"Si? Mai sentito?" "No mai".
Il mio libro preferito.
Come faceva a non conoscere il Paradiso perduto di Milton?
Scossi la testa, ero stanca.
Che giorno era? "Che giorno è?" Chiesi cogliendo di sorpresa la mia guardia "venerdì, tutto bene?" Merda avrei dovuto consegnare la relazione di astronomia.
"Non ti muovere" disse alzandosi prevedendo le mie azioni.
"Non ho consegnato la relazione " dissi e mi sembrò una cosa così stupida "sinceramente Alimede con tutto quello che è successo pensi alla scuola?" Lui mi guardò divertito "certo" borbottai.
Chiusi gli occhi.
Ma cosa diavolo mi stava succedendo?
Cosa cavolo stava succedendo alla mia vita? Stavo veramente rimpiangendo la mia vita di prima? Quella che definivo noiosa?
Sbuffai, ma possibile che non mi accontentavo di nulla? Avevo un... mezzo ragazzo diciamo eppure non mi andava bene.
Avevo sempre voluto avere un ragazzo qualcuno con cui parlare, qualcuno che mi rendesse felice e ora non mi andava bene?
Certo che Simon aveva ragione! Ero davvero complicata!
Non avevo ancora riflettuto bene sul fatto che ero diventata la regina! La regina ci rendiamo il conto?
Questo era l’ultimo anno di scuola, da quando la mia vita era diventata un casino?
Volevo lasciare che la mia mente vagasse. Volevo sognare qualcosa di piacevole. Solitamente odiavo dormire nei letti che non fossero il mio se non c'era Eos; mi era già capitato però che lui non ci fosse così mi mettevo a ripetere le tabelline o i complementari a 10.
Sembrava una cosa infantile eppure mi calmava.
Così incominciai a ripetere: uno per uno uno....

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