Capitolo 10

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Capitolo 10

Rilessi e rilessi la stessa frase per una buona mezz'ora, non stavo leggendo seriamente; fissavo quella parte senza capacitarmi.
Era un libro sulle armi Nexus; ci era voluta una buona mattinata a trovarlo.
Sapevo dell’esistenza di tale libro, era uno dei tanti testi da leggere per le vacanze.
Peccato che nessuno faceva mai i compiti.
Aveva una bellissima scritta dorata sul frontale e una rilegatura in pelle, delle miniature contornavano ogni lettera.
Ma quello che mi aveva colpito era la pagina che avevo trovato:  ci si poteva impadronire oltre che dell’arma  Nexus anche dei poteri del precedente possessore dell’arma: solo ed esclusivamente se si uccideva tale persona.
E quindi Jasper aveva i poteri, aveva i suoi poteri. I poteri dell'uomo che aveva ucciso.
Mi alzai e fissai la pagina. “Scusami” gli sussurrai, strappai il foglio e richiusi il libro, lo rimisi al suo posto e me ne andai sbattendo la porta.
Era un gesto infantile eppure mi fece sentire meglio.

***



Guardai nella busta e non trovai più nulla, “ehi Daisy per caso sai dove sono finite le patatine?” Chiesi alzando entrambe le sopracciglia, lei mi guardò con aria innocente “chi? Io?no ma va” scoppiai a ridere, “certo certo”Risposi ironicamente.
Era una rinomata mangiatrice di patatine eppure non si capiva come facesse a rimanere uno stecco.
Ero seduta con i piedi mollamente appoggiati sulla cattedra: accanto a me avevo Daisy e Gwen anche loro sedute comodamente; stavamo mangiando in attesa che le persone presentassero il loro programma.
Era mattina e il riscaldamento doveva essere partito da poco perché si gelava. C’era un timido sole che sbucava da dietro le nubi, un leggero vento faceva danzare le chiome degli alberi.
Mi alzai e andai a buttare il pacchetto ormai vuoto, le figage al completo erano sedute nella prima fila con Sam che teneva sollevata una gamba. Molto probabilmente era la caviglia che si era ferita nell’incidente in sala comune, non l’avevo più rivista da allora.
In alto i ragazzi ridevano e chiacchieravano lanciandosi addosso delle noccioline.
Chissà perché mi era venuto in mente di fare la presidente, avrei tanto preferire aggregarmi ai ragazzi.
Squadrai la stanza in attesa di vedere Vicky, quest’anno si voleva candidare anche lei e io sapevo che avrebbe vinto: era inevitabile, era la ragazza più organizzata e responsabile che il conoscessi.
L’anno precedente erano state elette Cremesi e Laurent, le quali, aparte Laurent che perlomeno aveva fatto finta di impegnarsi: avevano fatto un pessimo lavoro.
Notai subita la sua chioma nera corvino che spiccava ta le altre stava discutendo animatamente con una ragazza di cui manco sapevo il nome.
Questo era l’ultimo anno di liceo, poi si sarebbe fatti gli esami e saremmo stati liberi di vivere finalmente la nostra vita fuori da quella maledettissima scuola.
Non so perché ma mentre tornavo verso la cattedra mi venne in mente una ricerca che avevo fatto anni prima: la scuola negli altri paesi.
Avevo studiato che in alcuni paesi, si faceva un anno in più rispetto alle nostre scuole e che i professori cambiavano classi ogni ora; esistevano delle vere e proprie classi composte sempre dalle stesse persone. All’epoca mi era sembrata una cosa strana ora quasi quasi mi intrigava di più del nostro modello scolastico che alla fine si, conoscevi più o meno tutti oppure nessuno.
Mi sedetti sulla cattedra a gambe incrociate e voltai le spalle all’aula. “sapete che quest’anno è l’ultimo?” chiesi rivolta alle mie amiche, “ora ti viene in mente?”chiese Daisy alzando gli occhi dal sachetto di patatine  “no solo che ora ci sto pensando...quindi poi saremo libere?“Chiesi euforica anche se il mio sorriso mori con le l’iro facce serie: nessuno avrebbe potuto fare una vita normale, scegliere un lavoro, cambiare pianeta: eravamo inchiodate a fare le reali.
“ehi da dove sono spuntate quelle?” chiesi indicando il sachetto che Daisy teneva con fare protettivo, “ehm…” mi avventai su di lei cercando di rubarle il sacchetto.
“sono mie” stava urlando Daisy mentre rideva e scalciava a causa del solletico.
“tu hai finito le mie” affermai “non hai prove” borbottò lei puntandomi l’indice contro “lo vedremo” Dissi e le rivolsi uno sguardo omicida.
“ragazze contenetevi” disse Gwen scuotendo il capo e alzando il sopracciglio sinistro. Odiavo quando lo faceva perché mi faceva sentire inferiore, anch’io lo sapevo fare ma semplicemente non risultava così minaccioso.
Mi ricomposi e mi sedetti nuovamente sulla cattedra con un caffe che avevamo preso insieme alle scorte di cibo perché sapevamo che sarebbe andata per le lunghe.
Girai il cucchiaino nel bicchiere, “chi si candida oltre a Vicky?” chiesi sorseggiando il caffe amaro e ormai freddo. “ credo Sam, Lurent, Cremesi…” disse Gwen contando sulle dita “ ah pure Lyah e Chloe” aggiunse Daisy, “ ma…” incominciai “si sono praticamente tutte le figage” finì per me la frase Gwen.
“non è una gran idea…” “già ma come si suol dire cavoli loro” disse Daisy tirando fuori dalla borsa un pacchetto di m&mens, “ e quelli?” chiese Gwen inorridita “ sono per i miei cali di zuccheri” scoppiai a ridere “dove metti tutto il cibo lo sai solo tu”affermai io divertita “va tutto nel cervello” disse lei “se se certo” rispose Vicky che era comparsa al nostro fianco, “pronta?” chiesi “sono nata pronta” alzai gli occhi al cielo e le augurai buona fortuna.
Sebastian si avvicinò a noi con un ampio sorriso “sbaglio o volete far vincere Vicky?” “no” rispondemmo con tono ironico.
Lui sorrise e poi si avvicinò al mio orecchio tanto da sentire il suo respiro sul collo, “Jasper vorrebbe parlarti”disse e mi scrutò preoccupato.
“ cosa vuole?” chiese Gwen in un sussurro “Jasper vuole parlate” dissi alzando le spalle.
“Non capisco cosa voglia dopo quello che mi ha detto” Dissi sbuffando “cosa ti ha detto?” Chiese Interessata Gwen scossi la testa “ci dirai anche questo dopo vero?” Bofonchiò Daisy.
“Si” risposi.
Incominciai a compilare il verbale intanto che le ragazze parlavano alle persone, stavano discutendo su argomenti insignificanti,era un rumore di sottofondo, gente che parlava di come avrebbe potuto aiutare, su come avrebbe dovuto cambiare una situazione che non si poteva cambiare.
Lasciamoli pure parlare intanto a me non cambia nulla; avevo scelto di fare la presidente perché mi piaceva il potere, comandare, ma ora mi pentivo di tale scelta perché avrei preferito starmene in angolo a dormire o leggere e poi continuavo a pensare a Eos.
Guardai l’orologio: segnava le 10.30 era ora di procedere con le votazioni.
Feci distribuire i fogli dalle due ragazze che mi stavano di fianco. Eravamo nella sala conferenze, quella simile a quella di erbologia. 
I ragazzi ora però  stavano seduti sui banchi, fumavano affacciati alle finestre e si lanciavano cibo da una parte all’altra della stanza e io dovevo richiamarli all’attenzione?ah beh eravamo a posto.
Mi afflosciai sulla sedia. “lasciali perdere” disse una voce alla mia destra, dove prima era seduta Daisy ora sedeva Sebastian. “ sono un caso perso” proseguì “lo so, solo… bah “ dissi sbuffando “ovviamente voterai per Vicky vero?” Chiese lui alzai le spalle “possibile”.
Lui rise e scosse il capo divertito, “ti faccio ridere?” chiesi guardandolo, aveva i capelli lisci scuri che gli ricadevano sulla fronte e un paio di occhi color castano chiaro che ora mi scrutavano con aria giocosa, “no”.
“Dovresti dare una possibilità a Jasper” disse lui fissando Lyah “è carina Vero?” Chiese lui “perché non ci provi? Fatti avanti” Dissi dandogli un leggero colpetto sul braccio.
Lui scosse la testa.
Mi alzai per richiamare l’attenzione “okay ragazzi potete scrivere il nome del candidato scelto e poi piegare il foglio in quattro e portarlo qui da me?” urlai alle persone che proseguirono come se niente fosse.
Cercai di richiamare la loro attenzione, ma nulla come parlare al vento.
“ehi ragazzi potete cagarla un momento?” urlò sta volta Sebastian e subito mi fissarono tutti. Lo guardai stupita, “che c’è?” mi chiese con un ampio sorriso “pensavo che succedesse solo nel libri” “cosa?” “il fatto di richiamare l’attenzione… lascia perdere”
Ripetei le istruzioni e poi lo guardai in malo modo.
“ davvero non capisco”disse “uhm… vediamo..” lui in evidente imbarazzo, si passò una mano nei capelli e tornò al suo posto, dovevo trovare un modo per capire chi avrebbe votato.
Le persone incominciarono ad avvicinarsi e a lasciar cadere i biglietti nella scatola. Si avvicinò Sebastian e mi mollò il foglio in mano, lo guardai confusa, lui mi fece l’occhiolino.  Feci una rapida piega ad un angolo e lo misi insieme agli altri.
Pochi minuti più tardi incominciammo a leggere i risultati annotandoli sulla lavagna così da essere visibili a tutti, io li leggevo e poi le mie due amiche firmavano per presa visione.
Arrivai a quello con l’aletta, c’era scritto Victoria. Non lo lessi subito ad alta voce, continuavo a leggerlo nella testa  non capendo perché avrebbe dovuto votare lei e non le figage, non aveva votato la sua ragazza.
“tutto bene?” mi chiese quasi in un sospiro Gwen che sembrava preoccupata della mia rezione, “si, si”.
“Victoria” dissi poi.
Alla fine mi voltai per guardare la lavagna Vicky e Lyah erano quelle con più voti, quindi sarebbero diventate rappresentati loro. Sorrisi era andata molto bene, Lyah fra tutte mi sembrava la migliore.
Abbracciai Vicky “cel’hai fatta” le dissi stringendola “avevi dei dubbi?”rispose con voce strozzata dal mio abbraccio.


Scribacchiai sul quaderno di epica –ti va di parlare?- lo passai alla mia compagna di banco.
Me lo ridiede indietro con scritto –ok-
-di cosa?- chiesi distrattamente – boh?- replicò- cosa ne pensi dell’attentato?- Chiesi anche perché non avevo mai avuto occasione di parlare con le mie amiche a proposito di quanto era accaduto.
La professoressa continuava a spiegare storia e nessuna la stava ascoltando.
-credo centri Sam, anzi ne sono sicura- scrisse lei e io la guardai storto -perché dici così?- -perché non è famosa per la sua dolcezza- -non credo che volesse mettere di proposito le sue amiche in pericolo- scrissi io mordendo il tappo della biro
-magari non doveva andare così- scrisse e io la guardai confusa -cosa intendi?- scrissi ancora più confusa -che magari il piano originale era semplicemente ferire noi- -come puoi saperlo?- Chiesi divertita -posso dirti una cosa? Prometti con non dirai nulla a nessuno?- scrisse e io tornai subito seria -certo cosa succede?- -ecco io sapevo già dell’attentato, i miei genitori lo sapevano perché infondo in un modo o nell’altro erano dovuti attraccare sulla Terra- scrisse e io dovetti rileggere più volte non riuscivo a capacitarmi.
Lei lo sapeva, quindi le avrebbe potuto avvertirci? Avremmo potuto chiedere aiuto e... non avrei ucciso un uomo, Raziel non sarebbe finito all’ospedale, Jasper non avrebbe perso i suoi poteri.
Mi salirono le lacrime agli occhi.
Come aveva potuto non dircelo? Tenerselo per se?
Ora non vivrei con i sensi di colpa, avrei potuto dormire in pace al posto di vedere continuamente quegli occhi.
Quella frase mi aveva colpito come un treno i corsa.
-io sapevo già-
Mi si formò un groppo in gola, odiavo come mi sentivo per quell’uomo, quella sensazione la odiavo con tutto il mio cuore.
Mi alzai e mi precipitai fuori dall’aula.
“signorina Blanche non si sente bene?” senti urlare la professoressa ma ormai mi ero già messa a correre.
Mi fermai in mezzo al cortile, dove volevo andare?
Mi sentivo male, mi veniva da vomitare.
Puntai verso il nostro dormitorio. Subito fui affiancata da Simon e dalle altre guardie.
Non le guardai, non dove piangere, dovevo essere forte.
Arrivata in casa salii le scale correndo fini alla mia camera dove mi chiusi dentro e mi sedetti sul pavimento freddo.
Alimede va tutto bene, è tutto okay.
Mi ripetei per non andare in iper ventilazione.
La mente aveva deciso proprio in quel momento di farmi rivivere quel ricordo.
Ma più di tutto era stata la sensazione che avevo provato quella di essere potente, di aver dato a un uomo il potere di scegliere tra vita e morte come se io, io! Alimede Ruby Blanche potessi scegliere chi far morire e chi no.
Ma infondo non era questo il compito della regina? Condannare uomini per crimini a condanne tremende?
"Ma perché??" Urlai! "Perche?"
Le lacrime incominciarono a scendere.
Mi alzai. Mi sedetti. Mi rialzai. Incominciai a camminare. Mi sedetti di nuovo.
"Cazzo" urlai arrabbiata oramai le lacrime scendevano copiose e non c'era modo di calmarsi.
Qualcuno ci riusciva, qualcuno aveva il controllo su ciò che stava facendo io non ero perfetta e per il mondo avrei dovuto esserlo!
Vuol dire che qualcuno è perfetto, "perché io no?" Chiesi al mondo.
Era colpa sua e soltanto sua!
In quel momento odiai come non mai mia sorella per aver abdicato a mio favore. Per cosa? Perché cavolo aveva abdicato?
Tremavo tutta. Mi sedetti contro il muro, mi misi le mani nei capelli e li strattonai violentemente.
Odiavo fare la vittima me lo diceva sempre mia sorella; ma... intanto chi mai l'avrebbe saputo.
Avevo deluso me stessa! 
Un pensiero che avevo sempre cercato di reprimere mi schiacciò: lei non lo aveva detto.
Non era colpa mia... era colpa sua... ma perché?
Mi venne un conato. Corsi fino al bagno, mi inginocchiai e vomitai tutto il pranzo.
Mi sedetti accanto al gabinetto.
Mi accoccolai e strinsi le gambe al petto.
Ero stata spietata con quell’uomo, mi sarebbe mai passata?
Non so quanto tempo passai, seduta sul pavimento in bagno a piangere ma alla fine avevo finito pure le lacrime quindi decisi di farmi forza e scendere a fare qualcosa di diverso che piangermi addosso.

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