Capitolo IX: Ribelli

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   Con lo sguardo luminoso che si ritrovò, chiunque avrebbe stentato a riconoscerlo. Hereweald non era più in lui, l'ira lo aveva posseduto.

— Non dovresti permetterti di parlare dopo aver distrutto tutto senza un valido motivo! Dopo averla uccisa, lei non centrava niente!

   Sbraitò alzando le braccia. Era ridicolo che suo padre facesse finta di non sapere. D'altronde era stato lui stesso a comandare ai suoi sudditi di bruciare e uccidere. Solo lui avrebbe potuto amministrare una simile operazione.

— Fammela vedere! Fammi vedere la sua anima!

   Urlò nuovamente afferrando Lucifer per il colletto della camicia elegantemente rifinita con scure decorazioni. Questo era perplesso. Hereweald era sicuro che tenesse lo spirito di Sarah con sé. Sospettava che lo volesse usare per ricattarlo, dunque perché attendere oltre? Successivamente l'Oscuro comprese il senso di tutte quelle parole sputategli con ferocia, anche se era ancora piuttosto confuso: perché lui doveva c'entrarci qualcosa in quella storia così nuova per le sue orecchie?

— Non capisco di cosa tu stia parlan...

   Tentò, ma il suo interlocutore non lo lasciò concludere, bloccandolo con un'altra strattonata.

— Smettila con le bugie. Credi che sia così stupido da non capire che sei stato tu a ordinare di ucciderla!

   Sibilò il giovane accendendo inconsapevolmente la luce dorata nei suoi occhi. Il suo sguardo metteva i brividi persino al sovrano. Lucifer non si sarebbe mai aspettato una simile reazione, non da suo figlio. Era come se il principe degli Inferi avesse perso il controllo dei suoi poteri, lasciandosi trasportare da essi in un baratro di rabbia incontrollata. In quel volto Lucifer rivide il suo riflesso di angelo appena caduto.

La somiglianza era veramente impressionante; talmente tanto da far pensare che del piccolo Hereweald fosse sparita ogni traccia, che ogni virtù fosse stata ingoiata dalle lande desolate e infinite dell'ostilità incondizionata. I suoi lineamenti erano distorti dall'oscurità dei sentimenti. Odio e rancore che - per esperienza - lui sapeva avrebbe condotto solo a una conclusione: la dannazione eterna.

Fu allora che per la prima volta - senza accorgersene – si comportò da genitore, evitando che Hereweald commettesse il suo stesso sbaglio. Afferrò i pugni che brandivano la sua camicia e sforzandosi sfidò lo sguardo del figlio. Fu così che riuscì ad allontanarlo a seguito di una spinta decisa, facendolo poi cadere addosso a uno scaffale.

— Cerca di tornare in te, Hereweald!

   Lo sgridò, riuscendo pure nel suo intento. Fu inoltre una delle rare volte in cui pronunciò il nome del ragazzo. Questo tornò lucido e la stessa cosa fecero i suoi occhi che - noncuranti della presenza dell'altro demone - lasciarono cadere tristi lacrime miste alla frustrazione. Nessuno si sorprese. La visione del principe era concentrata sui tasselli del mosaico che formavano l'antico pavimento e fu per quello che non si accorse di Lucifer piegato alla sua altezza. Infine suo padre trovò posto a sedere di fianco a lui.

— Cerca di calmarti... — sussurrò questo. — Non ho fatto del male a Sarah semplicemente perché sono stato io stesso a donargli la missione di proteggerti.

   Spiegò ottenendo l'attenzione tanto desiderata del figlio. Come poteva quella donna proteggerlo e soprattutto da chi? Domande futili aleggiavano nei suoi pensieri, aggiungendosi alle altre migliaia già archiviate per mancanza di attenzione. Quesiti ai quali era certo non avrebbe mai avuto una risposta sicura.

— Puoi anche non credermi, ma nonostante in passato sembrasse il contrario, non sono mai stato io il tuo nemico.

   Ammise Lucifer, era serio. Dopodiché si alzò e – sicuro - sfilò un libro dal ripiano vicino. Avrebbe potuto prendere qualsiasi volume, tuttavia il titolo era ben inciso sull'antica copertina decorata da alcuni simboli antichi come la lingua dei demoni: "Caelesti Peccatum".

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