Capitolo XLII: "Giura Che Mi Dimenticherai"

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   Quella scena pietrificò tutti. Lilith aveva appena aggiunto altro sangue a quell'interminabile supplizio. Il liquido scarlatto imbrattava come pioggia cremisi la terra e le due umane capitate - per maggior svago della sovrana - nella tela intricata dei suoi giochi immondi. Gli angeli, lontani e vittoriosi cedettero il sorriso sollevato a uno sgomento ben fondato.

Tesero le orecchie per udire gli ultimi sospiri di Gideon, le parole che segnarono la fine della sua vita, ma i battiti forsennati dei loro cuori non lo permisero. Videro da lontano le sue labbra muoversi a malapena e incurvarsi mentre con un braccio cercava di portare la mano sulle gote bagnate di Nathalie. Terribile fu notare poi la mancata riuscita di quell'azione. La sua mano cadde morta ancor prima di arrivare all'altezza del volto.

Tu!

   Enunciò Lilith spezzando la trama della tensione mentre Alexander si accostava a Hereweald mantenendo lo sguardo fisso su Abegail.

Lei era immersa in quell'ignobile scena ed era terrorizzata. L'idea di essere intrappolata nella sua infanzia la consumava visibilmente. Le mani e il grembo erano entrambi sporchi di sangue e le ricordarono troppo la macchia nel suo passato.

Hai ucciso mio figlio!

   Urlò nuovamente facendo tremare il dito protratto verso Hereweald mentre un'espressione spiritata alimentava le fiamme dell'ira nei suoi occhi. Caliel avanzò rafforzando la presa che aveva sull'elsa della sua spada, ma indugiò. Percorse un semicerchio immaginario osservando la donna e aspettando il momento giusto.

Avvertiva l'aura di questa farsi densa e putrescente, possibile che la morte di quel demone l'avesse colpita nel profondo? Forse, la follia le aveva annebbiato la ragione infierendo sull'unica cosa a cui teneva. Magari in quel momento non si capacitava del suo atto, mosso inconsciamente dalla sua cieca vendetta. Caliel era confuso; vedeva in quella figura morte e scelleratezza senz'altro troppo pericolose per regnare. Tuttavia un'immensa solitudine copriva il tutto come fosse un riparo dal mondo esterno.

— Stava già morendo! — Hereweald riuscì a sollevarsi dal suolo stiracchiando lentamente le ali indolenzite. — Gideon è morto per mano tua!

   Replicò deciso ingoiando il groppo in gola: doveva essere forte. Nei suoi occhi però si poteva scorgere un enorme strazio danzare con la rabbia. Un'altra creatura aveva perduto la vita per proteggerlo, per difendere persone da lui messe in pericolo. Una seconda anima era perita poiché si era schierata dalla sua parte. Quante altre avrebbero dovuto fare la stessa fine?

Successivamente i suoi pensieri vennero interrotti. Accadde tutto all'improvviso, la temperatura aumentò e un nuovo terremoto prese a scuotere la terra. Lilith si mosse un poco, quello che bastò a Caliel per gettarsi addosso a lei. Credeva come un povero illuso di averla colta alla sprovvista, tuttavia la sua supposizione non andò nemmeno vicino alla realtà. Artigliò l'aria con la lama angelica, ma la donna fu più rapida.

Girò su se stessa incurante del dolore emanato dalla sua perdita e afferrò rude il polso del custode. Lo ruotò violenta e gli tolse l'arma dalle mani. Dopodiché lo atterrò prendendo d'assalto le ali per poi gettare l'intera figura in aria. Non appena Caliel cadde stupito lei lo agguantò per le spalle spingendolo con ai bordi del campo insanguinato. Lanciandolo colse anche Alexander.

Le due creature volarono spinte da una potenza inaudita, fino al confine con il Coed Diflas e finirono addosso al tronco di un albero. L'impatto diede vita a un suono di ossa rotte e gemiti strozzati legato alle fratture della corteccia e lo spostamento della pianta stessa. Hereweald guardò prima gli angeli, uno sopra l'altro, doloranti e con visibili lesioni non solo alle loro ali che frantumate e macchiate da argento e da un chiaro vermiglio.

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