Capitolo XL: Il Peccato Originale

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- Abegail!

Quel nome vibrò nelle orecchie della ragazza mentre il suo corpo pareva continuare a fluttuare inesorabilmente. Non sentiva la presenza del terreno sotto di sé e le era impossibile distinguere il caldo dal freddo. Non sentiva più niente eccetto il suo corpo bagnato. Dopo la scena a cui aveva assistito era certa di poter liberarsi di Fidnemid, ma era finita in un limbo privo di forme. Sembrava un fantoccio inespressivo e completamente indifeso, rinchiusa in uno spazio tanto neutro quanto spaventoso. Poco dopo tra i suoi pensieri se ne formò uno molto doloroso.

Zio, sei riuscito a salvarti, ma non hai fatto più ritorno. Nel vuoto più totale, in balia dei ricordi che le aveva innestato la barriera; un oggetto senza coscienza propria, il quale assimilava ciò che vi accadeva intorno, pensò a come tutto questo fosse possibile. I ragazzi avevano senz'altro sottovalutato il potere di quella cupola: non era inanimata, anche quella faceva parte dell'ecosistema naturalmente dannato.

Era una creatura maligna e approfittatrice, la quale aveva avvertito il legame della ragazza con il suo precedente evasore e non aveva esitato a ributtarla indietro nel tempo, sfruttando il dono che scorreva nella sua vista. Voleva spaventarla per farla desistere dal scappare perché non doveva perdere un'altra pecora dal gregge della sua Signora.

- Abby! Che facciamo? Non risponde!

- È rigida come come una statua

Finalmente Abegail riuscì a comprendere quel brusio fastidioso. Le voci giunsero limpide alle sue orecchie, captando parole distinte. Tre diverse voci si avvicendarono. Immaginò i ragazzi muoversi disperati attorno a lei e ricordò il giorno in cui la sua avventura aveva avuto inizio. La testa continuò a dolerle mentre gli occhi non ne volevano sapere di riaprirsi. Erano serrati dalle palpebre pesanti che tremavano febbricitanti come i suoi muscoli, a causa del residuo delle scosse.

- Abegail, ti prego, svegliati!

Lei tornò improvvisamente a spirare catapultandosi nel presente. Neanche si era accorta di aver smesso di respirare. Riprese tutta l'aria di cui aveva bisogno, inspirando come se fosse riemersa da profonde acque gelide. Stava sudando, tremando e il suo sguardo era paonazzo, simile a un fantasma. Era in cerca della certezza di esser tornata nella sua di realtà.

Era tutto vero? Si chiese l'attimo prima che la sua schiena lasciasse il terreno e il suo corpo venisse circondato da un calore familiare, confortante per quanto forte.

- Non farci più questi scherzi! - Hereweald la abbracciò, forse con troppa impetuosità impedendole qualsiasi movimento mentre Nathalie - inginocchiata a fianco - parlottava sollevata. - Resta vicino a me.

Disse il demone con tono sofferente. Una parte di lui era infatti andata in frantumi nel momento in cui l'aveva vista stramazzare a terra; era morto in un sol istante. La sua mente aveva smesso di funzionare nel mentre che l'udito veniva investito dalle grida e dai gemiti di dolore di Abby. Dopodiché la vista aveva preso il sopravvento mostrandogli ciò di cui lui aveva più paura, la conseguenza del suo stupido egoismo: la giovane riversa a terra, priva di sensi.

Fortunatamente in quel momento niente aveva più importanza: Abegail era viva, al sicuro, tra le sue braccia. Hereweald si scostò un poco permettendo alla ragazza di avere più spazio affinché respirasse e si riprendesse. Vide il suo petto muoversi frenetico; la pelle lucida e chiara macchiata sulle gote. Nathalie le stava accarezzava la schiena con movimenti circolari, in maniera tale da rassicurarla e solo dopo alcuni minuti Abby decise di socchiudere le labbra. Tuttavia non fu capace di articolare una sola sillaba.

A Hereweald non scappò quel particolare; la difficoltà accompagnata mano nella mano da uno stato di shock. Mise dunque i palmi ai lati del suo volto e - incurante degli sguardi compiaciuti e contrariati - le baciò la punta del naso.

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