18. Tutto sistemato

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"Mai mi sono sentito così stanco, così sconfortato e il corpo non risponde più sembra morto"

Sembravano ore che Alexander vagava per il bosco senza meta, e la stanchezza aveva bussato alla sua porta come bussa l'estate al gelido e freddo inverno, così, stanco e affaticato, il giovane si sdraiò sul prato e ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di uscire.

"Oh notte lunga e funesta abbrevia le tue ore, la luce mi conforti da Oriente così di giorno torno ad Atene, lontano da coloro che mi trovano repellente, il sonno, tal volta chiude le palpebre al dolore, mi porti via dalla compagnia...di me stesso"

Simon, così come tutti gli Ateniani giunti in quel bosco, era sprofondato in un inspiegabile, e profondo, sonno.

La nebbia si dissolse, e i giovani appisolati non erano più soli, ma teneramente abbracciati, ognuno con il suo amore.

E mentre gli Ateniani erano teneramente abbracciati ed addormentati, la regina delle fate stava lodando quello che, a causa dell'incantesimo, era il suo uomo, il suo amore, il suo Re.

"Vieni, adagiati su questo fiorito lettone, mentre io accarezzo le tue amabili guanciotte e pongo rose muschiate sul tuo liscio testone"

Con un gemito caratteristico dei muli, il tessitore arrossì baciando la Fata sulle labbra.

"Devo andare dal barbiere, ho troppi peli anche se mi fanno fascino"

"Oh dimmi mio dolce amore gradisci un po' di musica? Qualcosa da mangiare?"

Le quattro serve della regina, pur essendo stufe di quella situazione, le si avvicinarono pronte per servire la loro sovrana e, a malincuore, il suo compagno.

"In verità una manciata di biada, sgranocchierei volentieri delle buona avena asciutta, a pensarci bene ho una gran voglia di una brancata di fieno ma ti prego che nessuno dei tuoi mi venga a disturbare, ho il sonno che mi colpisce sempre eguale"

"Dormi allora, io ti avvinghierò con le mie braccia...fate potete andare e tutte disperdetevi, oh quanto ti amo"

Le fate si disperarono non capendo cosa stesse capitando al buon senso dalla loro regina, ma ubbidirono ugualmente, sollevando il giaciglio di fiori, e coprendosi le orecchie non appena udirono lo sbadiglio sgraziato dell'asino.

Mentre Oberon osservava la scena della sua amata con un cipiglio divertito in volto, il suo Folletto più fedele stava eseguendo gli ordini a lui dati. 

"Sul terreno, dormi sereno, che io tocchi i tuoi occhi gentile amante, col fango- una leggera risata birbante uscì dalle labbra di Puck- quando ti sveglierai proverai gran piacere nel vedere il tuo primo, vero amore, Giovanni avrà Giannino andrà tutto a puntino, il bue riotterrà il suo agnellino e sarà pace per il contadino"

Così Puck si allontanò, tornando dal suo sovrano, che ormai non era più divertito, ma geloso, la gelosia lo stava mangiando dentro.

"Benvenuto Robin, vedi questo dolce spettacolo? La sua follia comincia ad impietosirmi"

Il Re dei folletti si sdraiò accanto all'amata e le accarezzò dolcemente i capelli dorati, le passò il succo che l'avrebbe liberata da quell'incantesimo, sulle palpebre e le sussurrò:

"Torna com'eri, torna a vedere con gli occhi di ieri, e ora svegliati mia Titania, svegliati mia dolce Regina"

La donna si svegliò di scatto spaventata, e accarezzo i capelli del compagno.

"Oh il mio Oberon che strano sogno ho avuto, un asino mi è sembrato di amare"

Rise la regina, ma il sorriso le morì sulle labbra non appena, con un cenno del capo, Oberon le fece notare ci era sdraiato al suo fianco.

"Come è potuto capitare?"

"Taci un momento"

Il Re dei Folletti baciò la sua Regina, con amore e desiderio, sdraiandosi sopra di lei, mentre Puck, comprendendo la necessità del suo padrone di stare solo, si allontanò.

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Cupido

Sogno d'una notte di mezza estate||Malec|| ||Saphael|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora