Still, I call it magic

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Quando finalmente riuscì a sedersi sul divano a Finn parve di aver corso tutte le maratone di New York degli ultimi dieci anni in un pomeriggio solo.
Si sentiva stanco e soprattutto, beh, confuso.
Fino a ieri la cosa più emozionante che era successa nella sua vita era stato l'applauso di suo madre alle performance canore che avvenivano davanti al camino il giorno di Natale, e ora, invece, in poche ore, era successo qualcosa degno delle migliori fiction televisive.
Millie Bobby Brownl era entrata nella sua vita attraverso la porta a vetri del suo negozio ed era uscita dalla sua porta di casa dopo aver lasciato sulle sue labbra l'impronta di qualcosa che non avrebbe mai dimenticato e a cui non avrebbe mai completamente creduto.
Aveva lasciato un segno, questo era evidente.
Un segno sulle sue labbra e anche sul suo cuore, anche se questo lo avrebbe scoperto solo dopo.
Pensava a quegli occhi, che per qualche strana congiunzione planetaria aveva avuto la fortuna di poter ammirare a distanza più che ravvicinata. Pensava alla sua pelle e alle piccole rughette di espressione che era riuscito a scorgere sul suo viso e che attraverso lo schermo non aveva mai notato.
Pensava a quel sapore, che avrebbe voluto continuare a scoprire.
Pensava a tutto questo e a molte altre cose, seduto sul divano, con Gaten accanto, che si stava ancora riprendendo completamente dalla sua super sbronza.
Era stato davvero male, e la "famosa storia" che avrebbe dovuto raccontargli si era ridotta a pensieri deliranti su come non dovresti mai fidarti di quelle bionde e troppo carine, finendo poi per addormentarsi sul pavimento, con un cuscino stretto tra le braccia.
Finn conosceva Gaten come le sue tasche e queste erano cose davvero troppo all'ordine del giorno per continuare a stupirsene o altro.
Era fatto così, e alla fine lui gli voleva bene davvero.
Anzi, quella volta quasi ringraziò che il suo migliore amico si fosse ridotto in quello stato, perché sapeva che non avrebbe mai riconosciuto Millie, né si sarebbe ricordato di averla visto poche ore prima, fermo sulla loro porta, così come sapeva che, se fosse successo il contrario, sarebbe stato un disastro, perché Gaten era davvero la persona meno affidabile sul globo quando si trattava di mantenere un segreto.
Già poteva vederlo, intento ad attaccare manifesti e a urlare ovunque che "Millie Bobby Brown ha calpestato le mie mattonelle! CAPITE, MILLIE!"
Quel pensiero lo faceva seriamente rabbrividire.
Ora se ne stavano lì, con la solita ciotola di cereali, sul divano logoro per la loro serata settimanale dedicata ai film.
La loro più che ristretta collezione di dvd faceva sì che praticamente ogni mese si trovavano a guardare la stessa sequenza di film, che conoscevano, quindi , ormai a memoria, ma a loro non importava.
Era la loro piccola tradizione e ci erano affezionati, per quanto detestassero ammetterlo.


Un'altra caratteristica peculiare di quella collezione era quella di presentare praticamente un 90% buono di film in cui a recitare nel ruolo del protagonista era proprio Millie.
Di fatto, in quella casa, Finn non era il solo fan della giovane attrice: anche Gaten la trovava divina e spesso passava metà del film a commentare la sua figura e, soprattutto, il suo lato B.
- Tipico di Gate - pensava Finn ogni volta.
Quella sera le cose non stavano andando diversamente, sebbene la percezione di Finn fosse ragionevolmente diversa.
Del film, di cui conosceva praticamente ogni fotogramma, non stava seguendo praticamente nulla: si stava limitando a squadrare il viso di Millie, per cercare di ritrovarci quei nuovi, piccoli dettagli che aveva imparato a conoscere.
Poi, la voce roca del suo coinquilino lo riscosse:
"Pensa che da qualche parte in questo orrido mondo esiste una creatura così stupenda.
E pensa che c'è qualcuno che ha il permesso di baciarla."
Finn si girò a guardarlo, con gli occhi lucidi oltre i vetri delle lenti e con quel calore che stava prendendo di nuovo a crescergli nel petto.
"Già. Dev'essere magico."


"Hey, tu, si può sapere che fine hai fatto? Ho telefonato in albergo almeno tre volte durante il pomeriggio e tu continuavi a non esserci, iniziavo a preoccuparmi."
Noah entrò nella sua camera, gettando tracolla e scarpe in un angolo e saltando sul letto come se non ne vedesse uno da mesi.
"Scusami, Schnipp, davvero. Ho fatto una passeggiata, e tra lo shopping e il resto ho perso completamente la cognizione del tempo!" Millie rispose, abbracciando uno dei grandi guanciali e voltandosi in direzione del suo migliore amico.
"Mmm, sei sicuro di non aver combinato niente, Mills?" Noah chiese, con un sorriso ammiccante.
Millie divenne immediatamente rossa sentendo quelle parole, dette certamente in maniera innocente e solo per prenderla un po' in giro
"Certo che no, come ti viene in mente?" disse poi, in un sussurro.
"Hey, scusami sai, ero solo curioso!"
Noah le sorrise dall'altro capo del letto, mentre afferrava il suo telefono dalla tasca e, con sguardo complice, disse: "Servizio in camera e Netflix?"
"Sono tua, Schnapp!"
Ogni qual volta si trovavano "in trasferta", per la promozione di qualcuno dei film di Millie, si prendevano sempre qualche ora tutta per loro, da passare a parlare per ore di vecchie storie liceali o per fare una maratona di film anni '80, la loro passione non così tanto segreta.
Era sempre piacevole passare quelle serate in compagnia di Noah: erano alcuni tra i rari momenti in cui poteva essere sé stessa al cento per cento.
Erano sdraiati l'uno vicino all'altra, la testa di Millie sulla spalla di Noah, mentre mangiavano silenziosamente la pizza appena arrivata, gli occhi fissi sullo schermo, dove i titoli di testa di E.T. stavano facendo la loro comparsa.
Millie adorava quel film, sin da quando era piccola.
Le ricordava i profumi del Natale e anche quel calore al petto che il rapporto tra il piccolo Eliot e il marziano, nato in mezzo a tante difficoltà e contro ogni previsione riusciva a trasmetterle sempre.
Eppure, quella sera era diverso: i suoi pensieri erano distanti; era stata una giornata strana, lei si sentiva strana e forse era strana perché aveva baciato uno sconosciuto senza apparente motivo.
E ora non riusciva a toglierselo dalla testa: sentiva ancora sotto le sue dita la consistenza della pelle della sua guancia e la morbidezza dei suoi capelli che per qualche secondo aveva accarezzato.
Sentiva quel nome ronzargli nella testa senza sosta: Finn.
"Ciao Finn."
Aveva detto, e ora forse le sembrava stupido, ma non abbastanza.
C'era dell'altro: sentiva qualcosa all'altezza dello stomaco che non riusciva a decifrare, perché era una sensazione completamente nuova.
-Cosa ti succede, Millie? Cosa? -
"Va tutto bene, Mills? Mi sembri distratta."
Lei scosse la testa rapidamente e sorrise, stringendogli la mano.
"No no, Noah, è tutto okay. Sarà solo un po' di stanchezza."
Non sapeva perché non gli avesse raccontato subito ciò che era successo quel giorno quando l'aveva lasciata sola: di solito Noah era come il suo "diario segreto", sapeva letteralmente ogni cosa di lei.
Ma, per qualche strana ragione, non si sentiva pronta in quel momento: probabilmente era una di quelle rare, rarissime volte in cui voleva cullarsi in un ricordo tenuto solo per sé.
Almeno, per ora.
"Uh, uh, quindi qui qualcuno ha fatto shopping, eh? Cosa hai preso? Solito giro?"
Il viso di lei divenne nuovamente vermiglio, mentre il suo migliore amico iniziava a sbirciare fra le buste accumulate sul comodino.
"Wowowo, un disco? Non ti facevo tipa da dischi, Mills!"
Noah tirò fuori dalla sottile busta di cartone "What's the story? Morning glory", nuovo di zecca e anch'esso, così come un po' tutto ciò che circondava Finn, polveroso.
"Beh, non lo sono in effetti, ma sono capitata su Portobello Road e ... Beh, che dire, amo il britpop e sai che è il mio album preferito!"
Millie si alzò in piedi, cercando di mascherare il suo piccolo imbarazzo al meglio.
"Ohh, Mills, 'Wonderwall', la mia preferita. Pensa che tipo di amore pazzesco può trasformarsi in parole del genere!"
"Il volto di Finn, inspiegabilmente, le si materializzò nella mente a quelle parole.
"Già.
Dev'essere magico."


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