Introducing you (Part 1)

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"Ehilà, Finnie, ti sei fatto desider-"
L'espressione che Finn vide sul volto di Caleb quando, con Millie al suo fianco e la bottiglia di spumante che portava ogni anno tra le mani, si avvicinò al portone della ben conosciuta villetta dei suoi migliori amici non lasciava spazio ad alcun dubbio: non sapeva nulla.
Non sapeva di Millie, non sapeva che sarebbe venuta, non sapeva spiegarsi cosa diavolo ci facesse una superstar come lei nel suo vialetto né perché fosse scesa dalla macchina con Finn.
Ripensò a quel pomeriggio, al panico dovuto alla piega che aveva preso la sua vita in quelle ultime 48 ore e al poco tempo che aveva per poter rendere partecipi di tutto ciò le persone più importanti della sua vita.
"Gaten ..." sussurrò tra sé e sé, portando gli occhi al cielo.
La scena di qualche ora prima si ripeté velocemente nella sua testa, mentre continuava ad avanzare verso un Caleb sempre più visibilmente scioccato.
"Gate? Hey, hey Gate!"
"Uhm?"
"Potrei chiederti ... ecco ... un piccolo favore?"

"Spara amico!"
"Senti ... non è che potresti spiegare tu la situazione a Cal e agli altri?"
"Che?! Io?"
"Sì, tu. Ti prego, Gate, tanto tu arriverai lì molto prima di me e sarebbe meglio spiegarglielo di persona, come potrei per telefono?" disse Finn, con voce e volto supplichevoli.
"Ma come faccio? Cosa dovrei dirgli?"
"Beh, spiegagli la situazione, più o meno ... Non posso tirarmi indietro, ormai, lo sai anche tu."
"Lo so, amico, ma ... tu pensi che mi crederanno?"
"Non lo so, ma tu sei molto più bravo di me a prendere Cal, giusto?" insistette Finn, mettendo entrambe le mani sulle spalle del suo coinquilino.
"Mmm ... e va bene, Romeo, farò del mio meglio."
"Grazie, Gate, ti ho mai detto quanto bene ti voglio?"
E ora, questo?
Gate doveva aver esagerato di nuovo con l'alcol quel pomeriggio e, ovviamente, non aveva detto una parola, né a Caleb né a nessun altro, Finn avrebbe potuto metterci entrambi le mani sul fuoco.
-Nota mentale: non chiedere mai più un favore a Gaten, neanche se fosse questione di vita o di morte- pensò, mentre, mordendosi il labbro, tentava di dire qualcosa al suo migliore amico per sbloccare quella situazione irreale e imbarazzante.
"Ehm ... mmm ... Hey Cal!" disse poi, dopo qualche imbarazzante secondo di silenzio in cui i due si erano fissati a bocca aperta e Millie, dal canto suo, aveva fatto vagare il suo sguardo dall'uno all'altro, confusa e imbarazzata.
Caleb non si mosse, incapace di dire qualunque cosa e impegnato com'era a fissare sbigottito la ragazza con le guance arrossate a pochi centimetri da lui.
"Oh, ehm, spero non ti dispiaccia che non sia da solo. Ma tanto più siamo meglio è giusto?" continuò, sempre più paonazzo e impaziente di liberarsi dal peso dei due sguardi indagatori che si sentiva addosso in quel momento.
Caleb sbattè le palpebre violentemente per un paio di volte, per sincerarsi di non essersi addormentato sul divano accanto a Gaten e di essere sveglio e vigile, e di fronte allo sguardo supplichevole e ammiccante che Finn gli stava rivolgendo, decise di respirare e prendere in mano la situazione, per quanto possibile.
"T-tu ... Cioè, certo, certo che no. Anzi, ci fa molto piacere. Entrate, entrate."
Fece spazio ai due, indicando l'ingresso alle sue spalle, con un sorriso tirato e permeato di sbigottimento.
"Prego, metto io a posto il cappotto." Disse poi rivolgendosi a Millie, che continuava a fissare Finn, intimorita, con fare interrogativo.
"Grazie .." sussurrò poi, quasi impercettibilmente, rivolta all'altro ragazzo che, per quanto ci provasse, continuava a guardarla come fosse una creatura aliena.
Tentò un approccio diverso, intenzionata a non rovinare in alcun modo quella serata tra amici e sentendosi tremendamente di troppo, e gli sorrise caldamente.
"Sono Millie, comunque. Piacere di conoscerti."
Allungò una mano verso di lui, volendo, per quanto possibile, essere spontanea e naturale.
Ad essere "semplicemente Millie", così come ci riusciva quando era solo con Finn.
Caleb sbarrò gli occhi, deglutendo un paio di volte, prima di stringerle la mano e di rivolgerle un sorriso vero.
"Piacere mio, Millie. Io sono Caleb, sei la benvenuta."
Millie sorrise ancora, tornando poi a guardare Finn, che aveva osservato quel breve scambio nervosamente, giocherellando con la manica della sua camicia.
Lei lo notò subito e, pensando che i due avessero bisogno di un minuto da soli, decise di "togliersi di mezzo" per un attimo con una scusa, prima che le cose si facessero più imbarazzanti incontrando gli altri invitati.
"Ehm ... Io ho bisogno un attimo di fare una telefonata, ma il mio cellulare qui non prende. Esco un attimo qui fuori, torno subito." Disse ai due, gesticolando impacciatamente e tornando nel vialetto che aveva appena lasciato.
Finn la guardò uscire, sentendosi incredibilmente colpevole e imbarazzato per lei e sperando con tutto se stesso che la serata avrebbe potuto prendere la piega giusta.
Si voltò poi verso il suo migliore amico, che lo guardava con le sopracciglia alzate e le mani sui fianchi.
Stava per iniziare a spiegarsi, in qualche modo, quando Caleb gli piombò letteralmente ad un palmo, prendendolo per le spalle e fissandolo come se avesse appena visto un fantasma.
In quel caso, la situazione non poteva dirsi tanto diversa.
"FINN WOLFHARD."
"Cal, non urlare, per carità." Sussurrò di rimando Finn, alzando le mani per fargli cenno di abbassare la voce.
"Non urlare? NON URLARE?! C'è Millie Bobby Brown che mi ha appena stretto la mano IN CASA MIA ed ora è nel mio vialetto e TU MI DICI DI NON URLARE?!"
Finn chiuse gli occhi, pregando che il rumore della musica e la porta socchiusa del salotto coprissero la voce di Caleb, o tutto sarebbe andato peggio.
"Amico, davvero, calmati ..."
"Calmati? CALMATI! Finn, ti rendi conto?! Ma cosa diavolo ci fa qui con te?! Cioè ... Tu conosci la Brown? ERA NELLA TUA MACCHINA FINN. L'HAI PORTATA QUI TU, TU ..."
"CAL." Urlò alla fine anche lui, per cercare di fermare il suo monologo.
"Va bene, va bene, respira Cal. E' tutto okay."
Fu il turno di Finn di porre le proprie mani sulle spalle dell'amico, per cercare di farlo ragionare e per permettergli di ascoltarlo.
"Senti ... Non so spiegarmelo nemmeno io, okay? E' una situazione assurda mi rendo conto ..."
"Oh, puoi ben dirlo, amico. LO PUOI BEN DIRE."
"Cal, Cal ascoltami: non mi sarei mai presentato qui con lei così, okay? E' che è stato tutto così veloce e avevo chiesto a Gaten di spiegarvi la cosa ..."
"No, fermo fermo, stop: Gaten sa di questa cosa? GATEN SA CHE MILLIE BOBBY BROWN TI CONOSCE E A QUANTO PARE ESCE CON TE?!"
Era paonazzo, incapace di credere a ciò che stava sentendo e sempre più convinto di aver sbattuto forte la testa o che qualcuno avesse rapito il suo vero migliore amico.
"Shh, Cal, ti prego non urlare, è già imbarazzante così e sarà peggio quando dovremo andare dagli altri, quindi sul serio, cerca di mantenere la calma."
Caleb chiuse gli occhi e inspirò profondamente, annuendo e aspettando che Finn continuasse.
"Davvero io ... non saprei spiegarti cosa ci faccio qui con lei. E' semplicemente, piombata nella mia vita, in qualche modo? Un giorno è entrata nel mio negozio e il giorno dopo per qualche motivo avevamo un appuntamento. Sembra assurdo lo so, ma ti giuro che è così. Per quello sono così spiazzato."
"Momento, momento: lei era NEL TUO NEGOZIO?! E TU NON ME LO HAI DETTO TIPO, NON SO, IMMEDIATAMENTE?!"
"Lo so, Cal, lo so, ma era tanto da processare, se permetti."
"E va bene, va bene, posso concedertelo."
"E non credi comunque che io mi sia fatto perdonare per le mie mancanze portandola qui stasera?"
"Fratello, mi hai fatto perdere mille anni di vita, scherzi?"
Risero entrambi al termine di quello scambio di battute e sorrisero complici, comprendendo che forse davvero non c'era bisogno di altre spiegazioni.
"Bene ... Non immaginavo che i miei mitici biscotti di compleanno avrebbero avuto un pubblico del genere stasera, ora ho l'ansia da prestazione." Continuò poi Caleb, sogghignando.
Finn rise, tornando finalmente a respirare, ma la sua espressione mutò ben presto quando i suoi occhi intercettarono la porta socchiusa del salotto dall'altra parte del corridoio.
"E ora? Che si fa con gli altri?"
Caleb si girò a sua volta nella direzione della porta, mordendosi le labbra.
"Già ... Questa è una bella domanda." 
"Uhm Uhm"
Si girarono entrambi di scatto, trovando Millie che, con un sorriso timido e il telefono tra le mani, stava richiudendo la porta dietro sé.
"Eccomi. Scusate." 

"Ma che si stanno dicendo quei due di là?" esordì Sadie, da dietro il bancone della cucina, comunicante con il salotto.
Ayla, ancora intenta ad accordare la chitarra assieme a Jack, fece spallucce.
"Magari Cal ha in serbo qualche sorpresa per te, lascialo fare!" disse poi, sporgendosi un po' per intercettare lo sguardo dell'amica attraverso la porta.
Sadie sorrise, scuotendo la testa in maniera fintamente rassegnata, e tornando a sistemare le ultime cose, sollevando gli occhi al cielo ogni volta che sentiva la voce di Gaten che biascicava dal divano di "voler fare tutto lui".
"Wow, parli del diavolo!" disse ridacchiando Malcolm, appoggiato alla finestra, vedendo dopo pochi secondi proprio Caleb fare il suo ingresso in salotto, con lo sguardo basso e una mano fra i capelli.
"Hey amico, ti hanno rapito gli alieni?" rise Jack, prendendolo in giro.
Caleb lo guardò e disse fra i denti "Forse è così..."
"Cosa?"
"Ma dov'è Finn?" aggiunse Ayla curiosa, posando la chitarra sul pavimento accanto a sé e guardandosi intorno alla ricerca dell'amico.
"Ehm ... Ciao... ciao ragazzi."
Il ragazzo si portò alle spalle dell'amico, recando con sé il suo stesso atteggiamento stranito e continuando a guardare dietro sé e ciò fece insospettire ancor di più i ragazzi nella stanza.
(Fatta eccezione per Gaten, che si era limitato a rivolgere ai due un sorrisetto sghembo, tornando poi a collassare sul bracciolo del divano.)
"Che cosa nascondete, furboni?" chiese Sadie, raggiungendo tutti in salotto e mettendosi le mani sui fianchi.
Caleb e Finn si guardarono per un secondo, sentendo su di loro lo sguardo di tutti gli altri e l'attesa.
Poi Finn si girò, tornando indietro verso l'ingresso, lasciando tutti interdetti, ancora.
"Ma cosa cavolo-" iniziò Jack, alzandosi.
Sadie invece si avvicinò al fidanzato, confusa al limite del possibile
"Cal, ma è tutto okay?"
"Oh, sì, sì, certo, è solo che ..."
"Cosa? Parla, la conosco quella faccia."
"Ecco ..."

Finn, nel frattempo, si trovava a solo una porta di distanza, di nuovo solo con la ragione di quello scompiglio che dilagava fuori e dentro di lui.
"Hey?" le disse Finn dolcemente, vedendo lo sguardo di lei basso e perso nel vuoto.
"Mi dispiace, Finn, non sarei dovuta venire ... Questa è, beh .... La vostra serata, io non c'entro nulla qui."
"Millie, ascolta ..."
"Rovinerò tutto, hai visto la faccia del tuo amico, io non-"
"Millie, frena, ti prego."
Finn la prese delicatamente per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi, e sorridendole.
"Ascolta ... E' stata colpa mia, okay? Sono stato un po' troppo superficiale e ... travolto dagli eventi direi ..."
Lei rise, mordicchiandosi le labbra e guardandolo.
"Davvero Millie, non sentirti così, io voglio davvero che tu diverta ... E poi, beh ... ti ho portata io qui, quindi sì, sì direi che questa ... E' decisamente la nostra serata."
Millie sentì il suo cuore saltare distintamente un battito sentendo la sua voce sussurrare quel "nostra", quasi a voler suggellare una promessa.
Annuì piano, con gli occhi lucidi, sentendosi nuovamente a casa, anche in quella villetta sconosciuta.
-Dev'essere lui a farmi questo effetto- disse la solita vocina nella sua testa.
Vide poi il ragazzo tendergli una mano incoraggiante.
"Vogliamo andare? Credo che Cal abbia decisamente bisogno di aiuto di là." Ridacchiò nervosamente lui.
Millie la prese con titubanza, ancora dubbiosa e intimorita dalla reazione che gli altri avrebbero potuto avere di lì a poco.
"Okay."
Avvicinandosi di nuovo alla porta del salotto, Finn sentì distintamente il suo migliore amico balbettare di fronte alle domande della sua fidanzata.
-Scusami tanto Cal- pensò.
"Beh ecco il fatto è che ..."
"Cal, stasera sei più strano del solito, vuoi dirmi per favore cosa sta succedendo così possiamo-"
Ma Sadie non finì la sua frase, perché in quel momento Finn rientrò nella grande e luminosa sala, con la mano stretta attorno a quella piccola e fredda di Millie, che rivolse a tutti uno sguardo intimorito.
"Beh ... Eccoci, ragazzi."





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