Under Pressure

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Finn temeva seriamente che il cuore sarebbe potuto uscirgli dal petto e rotolare sul parquet, se non si fosse calmato.
Ad ogni squillo i battiti aumentavano e la fronte iniziava a imperlarsi di sudore.
-Devo tranquillizzarmi. E' tutto okay, va tutto ben... -
"Hotel Ritz, buonasera. Desidera?"
"S-s-salve! Io mi chiamo Finn, Finn Wolfhard e ho ricevuto prima una telefonata da un certa, ehm, credo Miss ... Miss Gizmo ..?"
"Oh, certo. Gliela passo subito."
-Oddio, oddio, stava davvero andando tutto liscio.
Oddio, gliela stavano per passare.
Oddio, che cosa gli dico.-
"P-pronto?"
"Ehm, pronto? Pronto?"
"Hey, ciao."
"Ciao a te."
Finn dovette prendere decisamente più aria del necessario per poter pronunciare quelle parole.
"Te la sei presa comoda per richiamare, eh?"
"Oh, nono, io non me la prendo mai comoda, assolutamente, figurati, io sono stato fuori casa più tempo del previsto ed è stato il mio coinquilino a sentire il messaggio e me lo ha riferito solo dieci minuti fa, altrimenti io avrei risposto immediatamente, davvero."
Finn si sforzò di riprendere il controllo dopo quella raffica di parole e lo riacquistò leggermente sentendo una risatina delicata provenire dall'altro capo del telefono.
"Stavo scherzando, non preoccuparti davvero."
"No, in effetti non dovrei preoccuparmi. In meno di ventiquattro ore devo esserti sembrato patetico abbastanza da poter star tranquillo sul fatto che nulla più possa impressionarti."
Un'altra risatina. E il riccio si calmò ancora un po' di più.
"Sei spiritoso. Forse avrei dovuto coglierlo."
"Modestamente." Disse Finn, sorridendo a sua volta.
"Diciamo che ho i miei momenti. Beh, è davvero un piacere sentirti di nuovo. Intendo, sentire la tua voce.
E' bello. Surreale, ma bello."
"E' la tua battuta d'abbordaggio questa?"
"Potrebbe diventarlo, in effetti." Ridacchiò.
Poi, per l'ennesima volta in quella giornata, si stupì.
Di sé stesso questa volta, e di ciò che disse, senza pensare.
"Beh io pensavo, ecco ... Stavo pensando ... Cioè, in effetti ci sto pensando ora, ma, non so, immagino che tu sia impegnata tipo ogni momento della tua vita, ma ... cioè, se ti va, potrei offrirti un tè.
Niente esperimenti con la cheesecake in accompagnamento, promesso."
Ci fu silenzio, per qualche secondo, che a Finn parve eterno.
Ecco, rovini tutto come al solito Finn, complimenti.
Poi Millie finalmente rispose, e lui percepì il sorriso sulle sue labbra mentre parlava.
"Però, Wolfhard, un vero Lord inglese, se mi inviti a prendere il tè"
-Ecco, sono patetico, patetico. Ma cos'ho in testa.-
"Oh, io, cioè, era tanto per dire, io non intendev-"
"Hey, hey, hey, stavo scherzando! Davvero, mi piacerebbe molto ..."
Ed eccolo, puntuale come al solito, a questo punto, quando si trattava di Millie, quel calore a livello del petto che lo faceva sentire così, così ... a casa.
"Purtroppo però sì, sono decisamente un po' incasinata. Però il weekend è alle porte. Se ti va domani potresti passare qui al Ritz: ci sarà un po' di confusione, perché tutto il cast del nuovo film in uscita è qui e arriveranno orde di giornalisti per le interviste. Ma credo di poter trovare un po' di tempo libero.
Però, certo, se ti va. Non sentirti obbligato."
Finn inspirò profondamente, tentando di elaborare quelle parole e quello che implicavano.
-E' una specie di ... appuntamento? Con Millie Divina Bobby Brown?-
"Oh, no, no , certo, certo, nessun obbligo, assolutamente. Io, beh, direi ... a domani, allora?"
"A domani. Buonanotte, Finn."
"Buonanotte ... Millie."
Mise giù la cornetta e la sentì pesante come un macigno.
Wow.
Salì le scale senza staccare per un attimo gli occhi da terra e si chiuse nella sua camera.
Si parò di fronte allo specchio e si osservò per un lungo istante, allungando una mano verso il suo riflesso.
Aveva bisogno, in un certo senso, di guardarsi negli occhi, quasi a voler cercare in sé stesso una risposta al casino che sentiva di avere in testa in quel momento
-Che cosa sta succedendo alla tua vita, Wolfhard?-
Poi però non poté evitare di sorridere e condividere quel sorriso con sé stesso fu un toccasana.
Ripensò a quegli occhi penetranti, al suo profumo speziato e al suono di quella risata.
Ripensò a quel calore, a quella sensazione di sicurezza.
E per la prima volta dopo molto tempo, realizzò di essere felice.
Rise, con gli occhi sempre puntati su di sé.
-A domani.-


"Oh mio Dio, Mills, O mio Dio è successo davvero!"
"Schnipp, vuoi chiudere il becco?! Ti farai sentire da tutto il circondario!"
Millie e Noah erano ancora lì, fermi sull'enorme tappeto bianco in quella camera d'hotel esclusiva, il telefono ancora stretto nella destra della giovane attrice.
"Ma come faccio a stare zitto? Sembra una puntata di "Matrimonio a prima vista" o qualcosa del genere.
E' tutto troppo, assurdamente romantico, persino per due come noi!" Noah aveva le guance arrossate e un sorriso enorme stampato in faccia, ancora incredulo per ciò a cui aveva assistito.
E Millie ... Beh, Millie certamente non era messa molto meglio: aveva una mano sul petto, che si muoveva ritmicamente con il suo respiro affannato e i capelli spettinati a causa di tutte le volte in cui, durante quei fugaci minuti di telefonata, ci si era passata le dita, mentre tentava di non balbettare.
"Ti vuoi dare una calmata almeno tu? Scommetto che ti ha sentito ridere tutto il tempo!"
"E allora? Se vuole avere te, dovrà prendere anche me nel pacchetto, due al prezzo di uno! Che gli piaccia o no!" Noah continuò a ridacchiare, saltando sul letto e arrotolandosi nella coperta.
"Ma che cosa vai farneticando, Noah! Parli come se fosse il mio promesso sposo, io neanche lo conosco."
Millie poggiò la testa contro il muro, sentendola pesante a causa dell'enorme caos che aveva in testa e che ancora le era difficile decifrare.
"Oh, ecco qui: 'Noah', di nuovo. Senti Mills, io non dico nulla, sei tu che domani lo hai invitato!"
"Lo so ..."
"E che lo hai chiamato, prima ..."
"Sì, sì lo so.."
"E che lo hai anche bac-"
"Sì, Noah, lo so, messaggio ricevuto. Grazie."
"Va bene, va bene, la smetto di torturarti, anche se è dannatamente divertente."
Di tutta risposta, Millie gli tirò contro la borsetta che giaceva sul comodino da quando era tornata in hotel quel pomeriggio ed entrambi finirono, nel giro di pochi secondi, sul grande letto a tirarsi cuscinate, stemperando così la tensione che quella assurda situazione aveva fatto accumulare.
Quando, mezz'ora dopo, le risate si furono quietate di nuovo e i due si ritrovarono a pancia in su a fissare il soffitto della camera, Millie fu nuovamente sopraffatta da quel senso di ansia mista a ... che cos'era? Aspettativa?
"E ora ... Ora che si fa?"
"Cosa intendi?" disse lui, girandosi su un fianco.
"Beh io gli ho detto di venire qui domani ... Ma come faccio a vederlo? Ci sarà il delirio, i giornalisti saranno lì, assetati di news e ci manca solo che qualcuno urli allo scoop se mi vede a parlare con lui ..." Millie si portò le mani sul viso, immaginandosi lo scenario peggiore.
"Hey, Mills, calma. Sono o non sono il tuo manager?"
"Beh, sì ... E con questo?"
"Organizzerò tutto io, devo solo trovare il modo di farlo passare inosservato, tutto qui." Noah le fece un occhiolino e nella sua testa già decine di idee diverse avevano preso a frullare.
"Noah Schnapp, se non fossi praticamente mio fratello ti sposerei!"
Millie lo trascinò in un abbraccio, sentendosi di nuovo sollevata dal peso dei pensieri.
"Un momento, però ... Tu neanche sai com'è fatto, Schnipp, come farai ..."
"Mi ripeti come è scritto Wolfhard, scusa?"
-Ma certo, dovevo immaginarlo-
Millie alzò ridendo gli occhi al cielo quando vide la pagina di Instagram aperta sul telefono del suo migliore amico.
"Oh, Schnipp, come devo fare con te?"
"Errore Mills, la domanda giusta è: come faresti SENZA di me! Allora, dicevamo? Wolfhard ..?"

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