Oh ... She.

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"Glielo ripeto ancora una volta, signore, qui vendiamo vinili, musica. Non posso accontentarla se lei mi chiede di procurarle gli episodi della prima stagione di 'Lost'".
Finn si passò una mano tra i capelli, increspando ancor di più i suoi indomabili ricci, mentre stringeva le labbra attendendo anche solo un cenno dall'uomo con lo sguardo stralunato che da almeno un quarto d'ora si stava aggirando per il negozio, alla ricerca di pezzi televisivi, apparentemente incurante delle accorate spiegazioni del "padrone di casa".
"Mmm" lo sentì borbottare, non ancora convinto, a quanto pareva.
"E 'Il Trono di Spade'? Non ha neanche quello?" disse poi dopo un po', facendo rimpiangere a Finn i tempi in cui veniva spintonato contro gli armadietti al liceo, tale era la frustrazione.
"Davvero, per l'ultima volta a meno che lei non voglia-"
Ma le parole gli morirono in gola quando, attratto dal tintinnio dei sonagli appesi sulla porta del negozio, si voltò verso l'entrata. E ... beh, la vide.
Da principio pensò ad un'allucinazione, a un qualche strano scherzo giocatogli dalla sua mente stanca per le ultime notti passate a fare conti e causato dall'aver visto tutte quelle enormi stampe che riproponevano in ogni angolo della città quello stesso viso che ora, coperto da un paio di occhiali scuri e dal taglio vintage, lui si trovava ad ammirare, come un piccolo miracolo, sullo sfondo polveroso del suo negozio.
Finn ebbe improvvisamente l'impulso di buttarsi con la testa sotto l'acqua fredda del rubinetto che era sul retro, o di prendere la rincorsa verso il muro opposto della sala, tale era la sua incredulità in quel momento.
Perché, davvero, non esisteva combinazione astrale plausibile o immaginabile che avesse potuto far sì che la persona che stava ora osservando con interesse lo scaffale con alcuni classici anni '90 fosse proprio lei.
Lei, quella che era costantemente in pole- position, sempre sulla bocca e sugli schermi di tutti; quella sul cui primo piano più di una volta Finn si era ritrovato a indagare con lo sguardo, premendo ripetutamente il pulsante di stop dal suo telecomando.
Lei: Millie Bobby Brown era lì, a forse dieci passi da lui e, seriamente, un tale sarebbe potuto entrare dalla finestra dicendo di arrivare da Plutone in quell'istante e la cosa non lo avrebbe sorpreso più di quanto non fosse già.
"Hey? Allora? Questo cofanetto?" la voce stridula di quel cliente lo riportò per un attimo alla realtà o, meglio, a quella parvenza di realtà, poiché era sempre nello stesso negozio, sempre con le stesse due persone, sempre più incredulo.
"Senta, io non ho alcun tipo di cofanetto per lei, okay? Mi dispiace. Però se proprio le piace il "Trono di Spade", nello scaffale lì in fondo dovrebbe esserci la colonna sonora completa, dia pure un'occhiata se le fa piacere."
Finn gli indicò allora un punto in particolare, continuando però a mantenere il suo sguardo fisso sull'esile figura vestita di nero che aveva ora preso fra le mani alcuni dei dischi, studiandone le copertine.
Borbottando nuovamente qualcosa di incomprensibile, la tozza figura di quell'uomo si allontanò finalmente dal bancone, lasciando al giovane titolare una più ampia visuale per continuare a stupirsi.
Finn si sentiva come sospeso, in una dimensione a metà dove cose come questa potevano effettivamente succedere ad uno come lui, il cui più ravvicinato incontro con "l'universo delle star" era stato cinque anni prima, quando durante un viaggio a LA si era fatto la foto più turistica che si possa immaginare, con la collina di Hollywood sullo sfondo e un bicchiere di Starbucks fra le mani.
E ora invece ... questo.
Sentì distintamente alcune gocce di sudore imperlargli la fronte, mentre la gamba prese a tremargli, come sempre succedeva quando era in preda all'ansia.
Come avrebbe dovuto comportarsi? Semplicemente far finta di nulla? Poteva osare e dirle quanto la trovava favolosa? Oddio, che idea stupida, sarebbe stato assolutamente poco professionale ... Però in fondo era l'occasione di una vita, se l'avesse raccontato agli altri lo avrebbero sicuramente preso per un idiota!
Cioè era di Millie Bobby Brown che stavano parlando, come poteva non -
"
Vorrei prendere questo, grazie."
Ed eccolo, ancora una volta, riportato a quella sconosciuta realtà da una voce.
Una voce che aveva sempre sentito attraverso i microfoni di Cinema e di Televisione.
Una voce che aveva sentito urlare, piangere, ridere e cantare e sussurrare dolci parole dallo schermo, ma di cui, di fatto, non sapeva nulla.
Una nuova, familiare voce.
Millie se ne stava di fronte a lui, con lo sguardo offuscato dalle lenti scure rivolto verso il basso, mentre armeggiava con la borsetta alla ricerca del suo portafogli.
Finn, nel frattempo, era rimasto immobile, fissandola con il fiato sospeso, quasi che un suo respiro potesse farla sparire come una bolla di sapone, senza dire una parola.
Wow: questo, l'unico pensiero che era in grado di articolare, mentre a tremare, ora, era il suo intero corpo e non più solo la gamba.
"... Scusi? E' possibile averlo?"
"Oh, ehm ... Oddio, sì, sì certo, mi scusi lei, scusi, certo." Borbottò tutto d'un fiato a quel punto.
Grandioso Finn, dieci e lode, peggio di così non poteva andare, ma tu guarda che figura.
Sentì distintamente le sue guance andare a fuoco, fino a diventare probabilmente della stessa tonalità di rosso del suo maglione, mentre con movimenti maldestri poneva il disco che lei desiderava acquistare all'interno di una busta.
"Molto bene, sono 15 sterline e 50."
La osservò ancora, mentre estraeva una carta di credito dal suo portatessere con un movimento, grazioso come ciascuna delle sue movenze, delle dita, dove le unghie rosa e laccate facevano risaltare il suo colorito ambrato.
"Bene, ehm ... beh ecco a lei. E io ... ecco ..."
Oh no, ecco: aveva iniziato a balbettare. Terribile, terribile segno.
"Io volevo solo ... Ecco, vede, se è interessata agli Oasis, nel retro ho qualche nuovo arrivo, sa? Qualche nuova raccolta che hanno messo su vinile giusto di recente e che è appena arrivata e ... Beh, non so forse potrebbe volerci dare un'occhiata. Cioè ... io lo suppongo, dato il suo acquisto, ma ... ma non volevo essere invadente, sul serio. Magari gli Oasis le fanno proprio schifo e questo è solo un regalo, chissà."
Finn Wolfhard, sei un idiota completo, totale.



Millie alzò lo sguardo verso il ragazzo di fronte a lei, aggrottando leggermente le sopracciglia in confusione, ma mordendosi al contempo il labbro inferiore, quasi a voler soffocare una risatina.
Era un tipo buffo, quello non c'è che dire.
E carino, anche. Molto carino, indubbiamente.
Era decisamente alto, molto più di lei, con un fisico asciutto e una gran massa di riccioli scuri, che gli ricadevano in parte sulla fronte.
Il suo viso era cosparso di lentiggini e portava dei sottili occhiali tondi che lo facevano sembrare ancora più giovane.
Anche la sua voce aveva un nonsoché di fresco in essa, e graffiante al contempo.
"Mi ... mi dispiace davvero, probabilmente non tornerà mai più nel mio negozio dopo aver capito che il proprietario è un perfetto idiota." Finn esclamò dopo un attimo, guardando in basso.
Sì, carino. Molto, molto carino.
Questa volta, la risatina non venne soffocata e riempì la stanza risuonando argentinamente.
A Finn parve quasi che qualcuno avesse aperto le serrande un po' di più, perché quella risata sembrò, per un attimo, riempire l'intero locale di una luce calda, di quelle che Londra non ti concede poi tanto spesso.
Sorrise di rimando, imbarazzato, ma sinceramente divertito dalle piccole fossette che avevano intanto trovato posto sulle guance arrossate di lei.
"Comunque, prima che lei vada via... io ..."
"ODDIO. Ma lei è ...?"
La voce stridula del cliente dallo sguardo stralunato irruppe improvvisamente sulla scena e a Finn venne nuovamente l'impulso di prendere la rincorsa contro la parete, piuttosto che avere ancora a che fare con quell'uomo.
"O mio Dio, è proprio lei! La prego può farmi un autografo? Io la adoro, lei è straordinaria, lei è ... oddio mio, Miss Brown, non ci posso ancora credere!"
In meno di un secondo, Millie si trovò praticamente travolta dalle attenzioni di quello strambo individuo, talmente eccitato dalla sua presenza nella libreria da aver completamente mutato tono di voce.
Finn si sentì terribilmente a disagio in quel momento, a disagio al solo pensiero che lei dovesse avere a che fare con situazioni del genere potenzialmente ogni secondo della sua vita e se ne dispiacque.
Perché probabilmente lei aveva sperato che quegli occhiali scuri e l'abbigliamento minimal avrebbero potuto salvaguardarla.
Perché magari lei avrebbe davvero voluto fare una semplice compera, nel suo negozio dimenticato da Dio e da gran parte dei londinesi, sperando di trovare in quell'angolo un po' di pace e un istante solo per sé.
E invece tutto ciò che aveva trovato era stato un agglomerato di domande inopportune e situazioni imbarazzanti.
Eppure, pur non ritenendolo possibile, si stupì ancora e ancora: si stupì per il sorriso affabile e per nulla tirato che Millie rivolse a quell'uomo dalle idee confuse, si stupì per il taccuino che cacciò fuori da una delle tasche del cappotto assieme a una penna, si stupì per la risata spontanea che le increspò ancora una volta le labbra mentre il cliente le raccontava di come piangesse sempre come un bambino di tre anni dopo aver rivisto una delle sue interpretazioni preferite.
Surreale. Ecco cosa pensò Finn. Assolutamente surreale.
"Bene, ecco qua: da Millie, con grandissimo affetto e con un enorme bacio a ... qual è il suo nome, scusi?"
"Ted. Sono Ted. E, la prego, mi dia del tu."
"Oh, va bene, Ted, ma allora anche tu devi fare lo stesso." Disse Millie, ridendo ancora e porgendogli il foglio con la sua dedica, che lui soddisfatto strinse al petto, dirigendosi all'uscita.
"Beh, ora devo proprio andare. Questo è mio, suppongo." Si sporse in avanti, tentando di recuperare la busta con il suo vinile, mentre, contemporaneamente, Finn stesso si sporse per passargliela.
E in quell'unico, magico istante, la sentì.
L'elettricità, l'esplosione di mille e mille fuochi d'artificio, esattamente quando le loro dita si sfiorarono da un lato all'altro del minuscolo bancone.
Surreale.
"E' ... è stato un piacere, Miss Brown. Le direi di tornare a trovarci, ma credo che questo non sia contemplabile."
Lei, di risposta, sorrise di nuovo, incamminandosi verso l'uscita e lasciando dietro sé un'altra scia di quella luce magica.


Rimasto solo, seduto nella polverosa poltrona del suo ancor più polveroso negozio, Finn prese a fissare il vuoto e il sole tiepido che penetrava dalla porta a vetri
Sorrideva, tra sé e sé, aggiustandosi di tanto in tanto gli occhiali sul naso, godendosi quel momento che stonava così tanto con la sua quotidianità, ma che lo faceva così dannatamente bene.
"Heyla, rockstar!"
Una voce allegra fece il suo ingresso nel negozio, assieme alla fredda aria settembrina.
"Nick! Che ci fai qui?"
Nicholas, suo fratello, aveva cinque anni e molte risate in più di lui.
Finn stravedeva per lui, letteralmente: sin da quando erano bambini e giocavano insieme nel giardino sul retro, Nick era sempre stato il suo eroe.
E tutt'ora non finiva mai di renderlo orgoglioso, che fosse per la nuova auto che si era comprato o per l'ultimo ruolo di doppiaggio che gli veniva affidato.
"Ho la mattinata libera oggi e così ho pensato di fare un salto dal mio fratellino preferito. Ecco, un latte macchiato bollente tutto per te!"
"Sì, preferito, come se avessi scelta poi." Finn disse, mentre si portava il bicchiere alle labbra.
"Sempre simpatico come un pugno in faccia, Finnie. Cosa si dice di bello in negozio comunque?"
Finn quasi si strozzò con la bevanda ustionante che teneva tra le mani e guardò Nick negli occhi.
Glielo dico? – pensò.
"Wow, Finn, cosa hai visto, un fantasma?"
Lui rise a quelle parole e disse:
"Credo che un fantasma sarebbe stato più plausibile, in effetti!" ridacchiò.
"Cosa diavolo stai dicendo?"
"Nick ... Come reagiresti se ti dicessi che meno di mezz'ora fa, Millie Bobby Brown ha acquistato qui un vinile degli Oasis?"
"Beh, direi che sei totalmente spostato e che mamma avrebbe dovuto darmi ascolto quando le dicevo di farti vedere da uno bravo!" Nick disse, togliendosi il berretto dai ricci.

Sì ... Forse lo era. Del tutto, assolutamente matto. -


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