Introducing you (part 2)

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Se qualcuno, un giorno, avesse chiesto a Finn di descrivere l'atmosfera che si era venuta a creare in quella stanza al loro ingresso, non ne sarebbe stato davvero capace.
"Beh ... Eccoci, ragazzi."
Non era riuscito a pensare a nulla di meglio da dire, in quel momento, e continuava a stringere nella sua la piccola mano di Millie, quasi che quel gesto potesse portar via per magia l'imbarazzo che ora faceva da sovrano.
Il silenzio era irreale: Caleb li guardava senza sapere davvero cosa fare o dire, con Sadie ancora immobile a due passi da lui che aveva a sua volta gli occhi puntati su di loro e la bocca spalancata.
Quella stessa espressione era stampata in faccia a tutti gli altri presenti, fatta eccezione per Gaten che era talmente impegnato a studiare il cuscino del divano più da vicino che il mondo sarebbe potuto finire in quell'istante e lui non se ne sarebbe accorto.
Tutto ciò che Finn avrebbe voluto fare era scappare, tenendo Millie stretta a sé, e ricominciare la loro serata da capo, dimenticandosi dell'ultimo quarto d'ora per sempre.
Purtroppo, quello era solo l'inizio.
Il rumore sordo del cellulare di Malcolm che cadeva sul tappeto riportò Finn per un attimo con i piedi per terra e lo fece girare di nuovo verso Millie: subito notò, con orrore, il suo sguardo imbarazzato ai limiti del possibile e la vide tremare impercettibilmente.
-Che strano- pensò d'istinto Finn – di fronte alle telecamere sembra sempre così sicura e ora i miei amici le fanno questo effetto-
Non sapendo in che altro modo sbloccare la situazione e desideroso di far passare a tutti una bella serata, Finn si schiarì nuovamente la voce.
"Ehm ... Beh, lei è Millie e ... Ecco, è con me stasera. Ho portato lei oltre alle solite bollicine, quest'anno."disse, con una risatina tutt'altro che leggera.
Millie si girò a guardarlo, sorridendogli grata per quei suoi goffi tentativi di farla sentire a suo agio, e gli strinse la mano un po' di più, facendolo impercettibilmente arrossire.
Aprì la bocca per dire qualcosa a sua volta e non sembrare scortese, ma il suo tentativo fu interrotto da un suono che era ben lontano dall'essere discreto.
"OH MIO DIO."
Sadie doveva aver recuperato a pieno l'uso delle sue corde vocali, perché Finn era certo che chiunque nel vicinato avesse sentito quell'urlo tanto forte e chiaro da pensare che in quella villetta solitamente così silenziosa potesse essere in atto il peggiore degli scenari possibili.
Finn non l'aveva mai vista così sconvolta: aveva le guance arrossate e le sue mani avevano preso a torturare nervosamente il lembo della camicia di Caleb.
Quest'ultimo le aveva subito messo le mani attorno alle spalle, tentando di mostrarsi perfettamente a suo agio in quella situazione così lontana dalla loro quotidianità.
"Tesoro, non c'è bisogno di gridare, davvero, non è il cas-"
"MILLIE BOBBY BROWN E'ALLA NOSTRA FESTA."
A gridare all'unisono, questa volta, erano stati Ayla e Jack che, scattati in piedi, stavano fissando Millie con due enormi e scioccati sorrisi.
Finn non riuscì a trattenere un gemito di esasperazione e maledisse ancora sé stesso e Gaten per aver creato quella situazione tanto imbarazzante.
Millie, intanto, era paradossalmente quella più disorientata in quella casa e tutto ciò che riusciva a fare era provare a sorridere e a far oscillare il suo sguardo tra il profilo di Finn e le loro mani unite.
Poi, di colpo, il caos: Malcolm, che fino a quel momento era rimasto in silenzio nel suo solito angolo vicino alla finestra, raggiunse in due passi la porta del salotto e, con gli occhi lucidi, prese a ripetere come un mantra quanto trovasse Millie straordinaria e che, a suo dire, l'anno precedente l'Oscar sarebbe dovuto essere suo senza dubbio; Ayla, nel frattempo, iniziò a tirare Finn per un braccio, lanciandogli uno sguardo tra l'eloquente e il minaccioso che stava a significare "se non mi racconti tutto fino al più piccolo, insignificante dettaglio sei un uomo morto", mentre Sadie, messa da parte la sua usuale riservatezza, piombò letteralmente su una ora terrorizzata Millie, invitandola ad accomodarsi e ripetendole per almeno una dozzina di volte che sarebbero certamente diventate ottime amiche.
La giovane attrice si sentiva sospesa, come se stesse vivendo nel bel mezzo di uno di quei sogni assurdi che si fanno nel dormiveglia, alle prime luci dell'alba e l'unica cosa che continuava a tenerla ancorata a terra era il calore della mano di Finn, di cui però fu privata all'improvviso, dal momento che Sadie prese a sospingerla verso una delle poltrone, continuando a parlare a raffica e con evidente battito accelerato.
"Mi dispiace, mi – mi dispiace davvero, io non urlo mai in quel modo, devi credermi, non è da me, te lo posso giurare. Oddio, che maleducata, vuoi posare la borsa? Puoi dare tutto a me1 Non che voglia essere indiscreta in alcun modo! Gradisci qualcosa da bere in particolare? Un aperitivo? Davvero, come se fossi a casa tua, non fare complimenti."
La faccia di Sadie, mentre parlava infervorata e seguita in ogni movimento dallo sguardo vigile e turbato del suo fidanzato, si faceva ogni minuto più rossa, quasi che non trovasse altro modo che quello per esprimere a pieno la sua emozione in quel momento.
Anche Finn la guardava stranito, sia per non perdere d'occhio Millie, che sembrava sul punto di voler gridare aiuto, sia perché vedere la sua amica in quello stato, tanto lontano dalla sua solita e ferrea compostezza.
-Chi l'avrebbe mai detto-
Ed effettivamente quel pensiero, da solo, bastava a riassumere perfettamente quegli ultimi, incredibili giorni.
La stanza, ora sommersa dal vocio sconnesso dei suoi amici e dalle brevi risposte di un'imbarazzatissima Millie, tornò finalmente ad essere, agli occhi di Finn, quella di sempre, il piccolo rifugio in fondo alla strada nel quale tante pagine di ricordi erano state scritte.
E in quella sera così bizzarra se ne sarebbe scritta un'altra e sarebbe senza dubbio stata, fino a quel momento, la più memorabile.

"Ehm ... Scusate, posso chiedere dov'è il bagno?"
Dovevano esser passati non più di dieci minuti, nel corso dei quali il volume nella stanza si era alzato esponenzialmente e il tutto aveva letteralmente travolto Millie, in una maniera così nuova che nemmeno lei avrebbe saputo descrivere.
Ciò che sapeva era che decisamente le serviva un attimo di stop, prima di continuare la "scoperta" di quella compagnia e di quella inusuale serata.
"Oh ... Certo, certo. In fondo al corridoio, a destra. E' la porta bianca." Disse Sadie, senza smettere di sorridere neanche per un secondo.
Millie le sorrise di rimando per ringraziarla: nonostante le "presentazioni" un po' strane, sembrava davvero una ragazza molto dolce.
Uscì dal salotto, passando di fianco a Finn e rivolgendogli uno sguardo complice, anche per rassicurarlo che era tutto okay, e si trovò di nuovo sola.
E sì, era assurdo anche solo il pensiero di poter già avere una complicità con quel ragazzo che era entrato nella sua vita attraverso l'acquisto di un vinile e che ora le sembrava di conoscere da sempre: lei, in primis, si sentiva assurda.
Ma era felice e il sorrisone che si ritrovava stampata in faccia al solo pensarci era tutto ciò di cui aveva bisogno.

"Finn Wolfhard, tu ora ci spieghi COME DIAVOLO E' SUCCESSO."
Finn indietreggiò, profondamente intimorito dal tono perentorio usato dalla sua migliore amica, che sembrava in preda ad una crisi di identità, considerando che fino a letteralmente due secondi prima era stata radiosa e sorridente più che mai.
"Spara, amico, perché non sono certo di essere sveglio." Aggiunse Jack, che sembrava sotto shock.
Malcolm annuì, ancora a bocca spalancata e Ayla gli lanciò di nuovo lo sguardo omicida di prima.
Finn, ormai accerchiato, poté solo prendere fiato e cercare di spiegarsi al meglio che poteva e in fretta.
E allora iniziò a parlare, con una luce negli occhi così intensa da conferire al su intero viso una maturità nuova.
Raccontò del suo assurdo arrivo in negozio, che aveva reso straordinaria la più ordinaria delle sue giornate e aggiunto un sapore dolce al solito mix di caffè e conti di pagare.
Raccontò dello smarrimento provato, dell'incidente con la Diet Coke e dell'inizio del loro "scambio di messaggi".
Del bacio non disse nulla, però: quello era il suo piccolo, splendido, surreale segreto che gli faceva sempre mancare un battito al solo pensarci.
Raccontò però di quella strana, inspiegabile sensazione di conoscerla da sempre, la stessa che lo aveva spinto a invitarla lì con loro quella sera.
Perché, in fondo, la verità era che quello che c'era tra lui e Millie, per quanto confuso e indefinibile fosse, era così ... intenso proprio perché sembrava che si conoscessero da una vita.
E la sensazione di calore che lui provava ogni volta che si trovava vicino a lei lo faceva davvero sentire a casa: gli ricordava l'infanzia, il cielo rassicurante che vegliava sopra la sua testolina spettinata rivolta verso l'alto per seguire l'aquilone che si trascinava dietro, stretto nella manina, nel giardino di casa sua; gli ricordava gli occhi commossi di suo fratello quando lo aveva sentito suonare per la prima volta;
Gli ricordava così tanto, eppure ancora così poco: c'era in lei una vastità ancora tutta da esplorare.
"Questo è quanto, direi. Mi dispiace di non avervi avvisato subito, ma... Beh, è stata una sorpresa anche per me."
Gli altri annuirono, curiosi di chiedergli dettagli maggiori, ma consapevoli di non poterlo fare con Millie ad un solo corridoio di distanza.

Dopo qualche secondo di un silenzio non più imbarazzante, Sadie riprese la parola, sorridendo affettuosamente al suo migliore amico:
"Beh, almeno i miei capelli sono decenti stasera."
Finn rise sentendo le sue parole, con il cuore più leggero, pronto a godersi finalmente quella serata.



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