Una visione di speranza

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Zack P. O. V.

I miei occhi erano chiusi e io stavo ancora dormendo nell'auto. Sentii uno strano rumore ma pensando che fosse il vento lo ignorai. Poi il rumore tornò stavolte più forte. Aprii i miei occhi per vedere cosa stava provocando quel frastuono.

???: C'è qualcuno lì dentro?

Una voce anziana provenì dalle mie spalle. Presi il coltello pronto a difendermi. Aprii lo sportello. Fuori dall'auto c'era un signore anziano.

Zack: Non strillare.

Gli dissi con un bisbiglio. Mi sedetti composto con il coltello nascosto dietro la schiena. Il vecchio davanti a me continuò a parlare senza paura.

???: Un bambino? Sei solo? I tuoi genitori non sono con te?

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???: Un bambino? Sei solo? I tuoi genitori non sono con te?

Tutte queste domande ammassate una sull'altra mi rendevano solo nervoso. Mossi il braccio per colpire l'uomo quando egli disse.

???: Purtroppo sono cieco e non posso vedere...

Mi fermai. Per questa ragione non aveva paura di me. I suoi occhi gli impedivano di vedere chi si presentava davanti a lui. Continuai a fissarlo quando la mia pancia emise un rumore che ero solito a sentire. Avevo fame ma non potevo mangiare nulla. Anche il vecchio udì quel suono e mi chiese con voce gentile.

???: Hai fame?

Lo guardai. Lui mi propose di venire a casa sua per mangiare qualcosa. Accettai seppure fossi sospetto a quel comportamento così generoso. Impugnavo sempre il coltello nella mano destra pronto a ucciderlo. Camminammo per un quarto d'ora circa. La mia pancia continuava a brontolare e mi stavo innervosendo. Finalmente giungemmo davanti a una casa. Il vecchio tirò fuori dalle tasche del giaccone una chiave, la infilò nella toppa ed aprì la casa. Una volta che entrambi fummo dentro mi presi il tempo per osservare l'interno. La casa era semplice: una stufa già col fuoco acceso si trovava in fondo alla stanza accanto alla cuccia di un animale. Un gatto dormiva tranquillamente nella cucccia facendo sogni beati. Nella casa si trovava un tavolo quadrangolare con due sedie alle estremità. Una porta sulla destra della stanza conduceva nella camera da letto probabilmente dell'uomo che mi stava ospitando.

L'anziano uomo mi fece accomodare vicino alla stufa, prese da una scatola un pezzo di pane e me lo porse. Diedi un morso alla fetta ancora sospetto ma la fame mi costrinse a continuare fino a mangiarlo tutto.

Il vecchio si abbassò per sistemare i pezzi di legno all'interno della stufa, mi parlò con le spalle voltate.

???: Che ci facevi lì?

Non risposi. Mi aspettavo che l'uomo ripetette la domanda in caso non avessi compreso le sue parole.

???: Non importa, avrai i tuoi motivi.

Disse sistemando accuratamente i pezzi di legno sopra la fiamma attento a non scottarsi. Approfittando di quell'attimo di silenzio attaccai a parlare. Volevo scoprire cosa volesse da me questo tizio e perché mi stesse aiutando.

Zack: Perché lo stai facendo?

Gli chiesi andando direttamente al punto. Il vecchio si rialzò girò il capo nella mia direzione abbassandolo.

???: Mi sento solo ecco perché. Se non vuoi restare puoi anche andartene.

Zack: Non ho detto che non voglio.

Gli risposi prontamente. Un minuscolo sorriso apparse sul volto di quel tipo. Mi trattenni dal saltargli addosso e ucciderlo.

La giornata finì e la Luna sorse in cielo. L'uomo mise una coperta sul divano e un cuscino in modo che potessi dormire comodamente. Mi distesi avvolgendo il mio corpo nella coperta blu. Mi raggomitolai sul divano provando a dormire ma il gelo e la sete di sangue dentro di me non volevano sparire.

Cos''è questa sensazione che provo?

Mi chiesi in mente. Mi sedetti sul divano guardando il coltello ancora sporco di sangue, la sensazione che provavo era il bisogno di affondare quella lama tagliente dentro un corpo. Pensai che dopo ciò tutto sarebbe finito e questo gelo in me sarebbe sparito compleatamente, così mi alzai. All'inizio pensai di uccidere direttamente il vecchio, sarebbe stata una preda facile ma non ci avrei guadagnato nulla. Quel tipo era la mia ancora di speranza per il momento.

Uscii di casa per cercare una vittima. Attraversai nuovamente il bosco giungendo in una piccola cittadina. Le luci nelle case erano accese e si potevano udire le voci sveglie dei residenti mebntre chiaccheravano e ridevano allegramente godendosi la loro vita.

Camminavo in un vialetto tra i palazzi, scorsi un uomo venire nella mia direzione. L'uomo teneva fra le sue mani una bottiglia di alcool quasi vuota, era gioioso poiché era ubriaco. Mi passò vicino e sbattè contro di me facendomi perdere l'equilibrio, per fortuna non cadetti. Guardai l'uomo mentre si allontanava allora sguaiai la mia arma e lo accoltellai da dietro. In pochi attimi il corpo del tipo precipitò sul pavimento e il sangue fuoriuscì dal foro che avevo creato. La bottiglia che teneva cadette a terra rompendosi e l'alcool rimanente si sparse.

Tuttavia anche dopo l'uccisione il gelo in me non era sparito. Guardai il coltello col sangue che colava, la punta si era rotta e adesso era inutilizzabile. Lo buttai a terra accanto alla vittima e camminai per tornare indietro. Rientrai nella casa del vecchio. Lui si era svegliato quindi venne da me chiedendomi che fine avevo fatto. La sua voce era sempre calma.

Si avvicinò di più a me e mise la sua mano destra sulla mia guancia. Pensava di toccare la carne rosea di noi umani invece sentì le mie bende sporche di sangue fresco. Infatti quando odorò la mano rimase sorpreso.

Zack: Ho ucciso un tipo. Avevo voglia di uccidere quindi sono uscito e l'ho fatto.

Gli dissi a quel punto. Doveva sapere il motivo per cui ero sparito e con chi aveva a che fare. Il vecchio rimase sconvolto ma rispose solamente "capisco".

Si allontanò da me. Pensai che avesse paura invece continuò a parlare tranquillamente.

???: E cosa farai adesso?

Mi chiese. Abbassai lo sguardo non sapendo dare risposta. L'uomo venne da me e mi mise il suo giaccone.

???: Riposati, devi essere stanco.

Disse sempre con quella voce gentile. Se ne tornò in camera sua lasciandomi avvolto nel suo caldo giaccone.

Non avendo più nulla da fare riandai sul divano per dormire. Mi rigiravo nervoso finché alla fine non riuscii a prendere sonno.

Capitolo di 1000 parole poiché non aggiornavo da molto questo libro.

Al prossimo capitolo

Isaac FosterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora