8. Il freddo porta consiglio

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(Azzurra)

Il tragitto tra casa di Castiel e Victoria Tower Gardens – luogo che Joseph Bazalgette realizzò in onore della Regina Vittoria I, come parte integrante della creazione del nuovo sistema fognario di Londra, sostituendo i precedenti pontili che occupavano il sito, e plasmando la nuova area in un'eccelsa zona verde – è breve, disteranno circa a trecento metri l'uno dall'altro.
Durante quei cinque minuti di passeggiata, tu e il rosso non avete parlato granché. Hai provato più volte a sciogliere quell'improvvisa quanto insolita tensione che vi avvolgeva, ma il ventiduenne non ha mai dato accenno di coinvolgimento, giusto qualche mugugno qua e là che non hai saputo interpretare, e ogni tanto un sorriso appena accennato che appariva quando parlavi di qualcosa che ti appassiona. Ti sentiresti offesa dal suo comportamento, se non sembrasse così pensieroso.
Ci siamo detti tante cose importanti, rifletti, cose che non possiamo più rimangiarci.
Mai come in questa manciata di ore con lui ti eri sentita così in sintonia con qualcuno, specialmente con un ragazzo, specialmente con un ragazzo a cui la sera prima non avresti dato neanche l'opportunità di rivolgerti la parola.
Fino ad ora non puoi dire di aver avuto belle esperienze con l'universo maschile. Tra womanizers a caccia di sesso, ragazzi infantili e un ex – sempre se lo si possa considerare tale – egoista e bugiardo, la tua fiducia nell'altro sesso è colata sempre più a picco, quasi a toccare il fondo di un pozzo infinito, quasi ad autoimporti di lasciar perdere l'amore, di smettere di cercarlo e di rifiutarlo quando ti prende di mira, perché, come recita il detto, meglio soli che mal accompagnati.
Ancora non ti capaciti che la persona il cui nome, fino a qualche ora fa, era il più recente aggiunto alla tua lista nera, ti affianca, tenendo ben salda la presa sul guinzaglio del bestione che chiama "cane", come se fosse la cosa più normale di questo mondo. E quasi il silenzio, in questa circostanza, non è neanche fastidioso o pesante, non è più fonte di ostacolo, è una bolla di serenità e quiete, di rispetto e intesa. Con Castiel non serve obbligatoriamente parlare per stare bene, ti dà i tuoi spazi, ti lascia studiare il quartiere, annusare l'aria che, nonostante il sole nascosto tra le nuvole, è umida e sa di pioggia, costantemente attento ai tuoi movimenti, agli sguardi, alle espressioni più impercettibili, pronto a reagire per tempo.
Ti stringi nel giacchetto di pelle quando giungete a destinazione, dell'arietta pungente risale dal Tamigi.
Il parco costeggia la riva del fiume, sovrastato da una lunga fila di alberi piani che collegano il paesaggio ricercato a quello fluviale, cornice magnifica per la maestosa torre neogotica, da cui prendono nome i giardini, dove risiedono gli archivi parlamentari, progettata dal principe Albert in persona, marito della regina, dopo che un devastante incendio rase quasi al suolo il Parlamento nel 1834.
Il giovane al tuo fianco apre il cancelletto dell'area per cani in un gesto automatico, libera la pettorina di Demon dal guinzaglio e gli lancia una pallina da tennis, dietro la quale il cane accorre euforico. Poco dopo ti senti cingere le spalle e il palmo libero di Castiel sfregarsi sul tuo braccio come per scaldarlo, mentre ti guida verso una delle panchine libere, proprio davanti alla statua di Emmeline Pankhurst1 e all'ombra di un albero che non riesci a riconoscere, forse è un frassino.
«È un ciavardello».
Nonostante la sorpresa iniziale, sia per il gesto che per l'affermazione, non lo respingi, al contrario ti accoccoli nell'incavo creatosi, riparandoti almeno un po' dal freddo.
«Come lo sai?».
«L'ho capito dalla corteccia liscia grigio cenere, squamata a piccole scaglie. Molti lo confondono con il frassino per le macchie, ma in quel caso la corteccia è fessurata e grigio-bruno».
«Non intendevo questo».
Ti squadra incapace di seguirti.
«Come facevi a sapere cosa stavo pensando?».
Ridacchia, «La tua espressione assorta, mentre fissavi la chioma dell'albero, diceva tutto riguardo ai processi mentali che stavano avvenendo nel tuo cervellino bacato», ti picchietta la punta dell'indice sulla fronte.
Per la seconda volta in pochissimo tempo dovresti sentirti urtata dal suo atteggiamento, ma ancora una volta non lo sei, anzi, ti senti soltanto incredibilmente esposta, «Sono così facile da leggere?».
Fa spallucce, sviando la risposta.
Forse ieri sera Castiel ti ha esaminato con la stessa perizia che gli hai riservato tu.
Imiti il gesto sorridendo, beandoti di quel contatto premuroso, che non necessita parole di accompagnamento e che potrebbe sembrare meccanico visto da fuori, dettato dall'abitudine, quando in realtà è timido e accorto, titubante a tratti, eppure semplice e naturale come respirare.
«Meglio?».
Annuisci arrossendo e, per quanto una vocina nel tuo cervello ti dica l'opposto, appoggi la testa sulla sua spalla. Avverti i muscoli del tuo nuovo cuscino irrigidirsi, ma lotti contro l'istinto di interrompere il contatto, nonostante il timore di dare un'impressione sbagliata ti tormenti.
Per una buona volta decidi di fregartene dei dogmi e delle insicurezze con cui sei cresciuta, di vivere fino in fondo questo momento senza preoccuparti del rifiuto o di cosa potrebbe pensare Castiel. Vuoi goderti l'attimo, alla vergogna ci penserai in seguito.
Il corpo del ragazzo si rilassa sotto di te, la sua mano ricomincia a scaldare il tuo braccio, chiudi gli occhi quando il suo mento va a perdersi tra i tuoi capelli, e un altro lieve sorriso va a curvare le tue labbra.
Sei tra le braccia di uno sconosciuto, ma lo è solo per un canone sociale e tempistico, dato che ti sembra di conoscerlo da una vita.
Non perché siate simili, affatto, siete completamente diversi e già sai che vi scontrerete parecchio in futuro per questa ragione.
Tuttavia, senti che potresti costruire qualcosa di bello e nuovo con lui, qualcosa di speciale mai provato prima, qualcosa che solo due opposti possono formare. Sai che avete poco in comune, però non vedi l'ora di scoprire cosa ama e cosa odia, qual è il suo piatto preferito e quello che più di tutti gli chiude lo stomaco; vuoi imparare ad apprezzare quelle piccole cose, i passatempi, le passioni a cui non ti sei mai interessata solo per condividerle con lui e di insegnargli a fare lo stesso con le tue.
Sei tra le braccia di uno sconosciuto, è vero, ma di uno sconosciuto con cui sei tremendamente a tuo agio, come mai in passato, come mai in vita tua, con cui ogni sensazione negativa, di difficoltà, di soggezione e inibizione scompare, antipatia iniziale compresa.
«All'inizio tuo padre proprio non lo potevo soffrire, poi un pomeriggio in treno ci siamo messi a chiacchierare e non abbiamo più smesso. Mi è bastato poco per sapere che era l'uomo della mia vita», ti raccontò un pomeriggio tua madre, mentre metteva in infusione un paio di bustine di tè nella teiera di porcellana bianca, lasciandosi andare ai ricordi felici della sua gioventù, per la maggiore legati alla figura del marito.
Si scontrano spesso i tuoi genitori, hanno idee e convinzioni ben precise ed entrambi possiedo due temperamenti forti e orgogliosi. Eppure, tra loro è nata una di quelle rare storie d'amore che non si spengono con gli anni, a prescindere dalle difficoltà e dai cambiamenti, perché nonostante le differenze caratteriali, hanno trovato punti d'incontro saldi e indistruttibili, costituiti d'intesa, comprensione reciproca e anche tante passioni in comune. Prime tra tutte l'arte, la letteratura, il teatro, l'Asia, in particolare quella estremo-orientale e, ti vergogni a dirlo, il Signore degli Anelli, Star Wars e i supereroi – quest'ultimi perlopiù tuo padre.
I tuoi genitori sono due grandissimi nerd che ti hanno allevato tra romanzi fantasy, videogiochi, fumetti e fiere comics. A casa tua c'è una stanza adibita a biblioteca straboccante di libri-mattone, da un lato, e manga e action figure in teca dall'altro, con due spade laser incrociate, affisse sopra la porta, e un piedistallo con la riproduzione di Narsil2 in frammenti al centro della stanza, la vetrata colorata parallela all'uscio la illumina con un fascio di luce ambientale, manco fosse una reliquia.
In comune hanno anche la passione per gli animali, infatti sei cresciuta con tre fratelli pelosi, i gatti che i tuoi genitori possedevano dai tempi dell'università, morti ormai una decina di anni fa, e un tamaskan3 che più che un fratello è una balia, sempre pronto a ringhiare e mostrare i denti per difenderti, sebbene sia buono come un pezzo di pane, e coccolone, a tratti invadente, come il peggiore dei ruffiani.
Il vivace e scalmanato ingresso di Saruman – giusto per rimanere in tema Lord of The Ring – nelle vostre vite è stato così vitale e sconvolgente da spingere i tuoi genitori a realizzare un sogno nel cassetto che da tempo conservavano, il più grande della loro vita, fondamentale per coronare ulteriormente la loro unione e che li legò ancora più saldamente.
Aprire un allevamento tutto loro.
Cominciarono acquistando un secondo esemplare, una femmina di nome Galadriel, da cui nacque la prima cucciolata: quattro piccoli lupacchiotti grigi rumorosissimi e scapestrati. Tenettero uno dei maschi, Altair, che venne fatto accoppiare con Vega un anno più tardi.
La richiesta del pubblico di adottare uno di questi cuccioli fu talmente alta, che il vostro allevamento, iniziato come un'attività amatoriale, quasi un passatempo, divenne un vero e proprio business con tanto di lista d'attesa. Mollare i reciproci posti di lavoro per concentrare a tempo pieno tutto il loro ingegno, le loro competenze e il loro amore in questo meraviglioso sogno, fu una scelta obbligata che i tuoi genitori non presero a cuor leggero, ma solamente dopo attente considerazioni, a prescindere dall'acceccante entusiasmo. In breve tempo assunsero del personale, loro stessi diventarono addestratori esperti, tanto da aprire una scuola di addestramento per questa razza così particolare, e in alternanza presero addirittura una seconda laurea entrambi, tua madre in Allevamento e Benessere animale, tuo padre in Economia e Management. Si gettarono a capofitto nel loro ambizioso progetto e non potresti essere più orgogliosa di essere loro figlia e del loro successo.
Inizialmente rimasero delusi dalla tua decisione di non laurearti in Medicina Veterinaria, professione che sarebbe tornata molto utile all'attività di famiglia, ora allargatasi persino alla produzione di prodotti di svago per animali domestici. Tuttavia, dopo un breve periodo di assestamento, accolsero la tua scelta a braccia aperte, garantendoti tutto il loro supporto e infondendoti tutto il loro spirito combattivo, il solo che permise loro di raggiungere i loro obiettivi più irrealizzabili.
«Vai dritta per la tua strada...», ti disse tuo padre il giorno della tua partenza, «...e non avere mai ripensamenti sull'importanza delle tue aspirazioni, senza di esse non saremmo niente. Non avere paura di cadere, di fallire, noi saremo sempre qui per sostenerti. Avrai sempre un posto in cui tornare», ti diede un buffetto sulla testa, «Ovviamente non prenderla come scusa per sederti sugli allori, capito?», infine rise, con quella risata chiara e ferma nonostante la profondità, che sempre ti ha trasmesso sicurezza e temerarietà.
Li abbracciasti forte e, oltrepassati tutti i controlli aeroportuali, salisti sull'aereo con una fiducia nuova, conscia che con dei genitori come i tuoi, per quanto eccentrici e fuori dal comune, non conoscerai mai abbandono e solitudine, non dovrai mai contare solamente sulle tue forze per avanzare. Già sapere che loro sono lì, pronti ad aiutarti a rimetterti in piedi, è sufficiente per darti il coraggio di camminare sul passo che il destino ha tracciato per te, con la costante speranza di aver ereditato anche solo un briciolo del loro coraggio, così da renderli fieri della loro unica figlia, così da diventare la Azzurra dei tuoi sogni.
Ti raggomitoli maggiormente al costato di Castiel con un sorriso audace cucito sulle labbra arrossate dal freddo, mentre una frase di tua madre ti rimbomba nella testa, pronunciata dalla sua inflessione sicura nella voce e il solito sguardo dolce che le irradia il volto ogni qualvolta pensa a tuo padre: «Se trovi un ragazzo che a primo impatto detesti con tutta te stessa, dagli una seconda possibilità. Gli amori più belli nascono con le persone che più ci irritano. Dopotutto, amore e odio sono due facce della stessa medaglia e dove sarebbe il bello se si andasse sempre d'accordo. Che poi diciamocelo, io non ci riuscirei a stare con uno come me, e nemmeno lo vorrei!», ti fa l'occhiolino, mentre attraversa la porta che divide la sala dalla cucina, si siede accanto a tuo padre, e gli passa una tazza di tè baciandolo.
Dopo trent'anni, i tuoi genitori ancora si amano da morire, di un amore che con tutto il cuore auspichi di trovare tu stessa.
Sollevi il capo per osservare per bene Castiel, lo scruti sotto ogni angolazione, chiedendoti se quest'ultimo possa corrispondere alle parole di tua madre.
Le iridi di polvere lunare sono incorniciate dalla frangia rubizza che scivola sulla fronte fino a sfiorare il naso, il quale termina in una delicata punta alla francese. I ciuffi più corti sfuggono dal codino e ricadono ribelli sulle guance, congiungendosi oltre il mento alle ciocche lasciate libere, le labbra sono costrette in un eterno broncio. Intravedi un accenno di ricrescita nera alla radice dei capelli.
Allora è quello il tuo vero colore, consideri, non potendo evitare di aggiungere: Chissà come risaltano i tuoi occhi coi capelli al naturale. È davvero bel–.
«Che c'è?», ti chiede lui, aggrottando le sopracciglia.
Torni alla posizione iniziale, accennando un sorriso furbo, «Niente».
Forse potresti innamorarti di un ragazzo come lui.
Chi lo sa?
Quel che è certo è che non ti è indifferente e che, proprio come ammise una volta tua madre riguardo a tuo padre, Castiel ti stava sulle scatole perché fin da subito non eri stata insensibile al suo fascino, è ciò ti dava non poco fastidio, a causa delle pene del passato e del timore di essere ferita di nuovo.
Dopo l'ultima batosta eri determinata a restare single per il resto dei tuoi giorni, certa che tanto qualcuno per te non esistesse. Eppure, eccoti qua, abbracciata al primo marpione conosciuto malauguratamente in un pub, scorbutico e pure tinto, con un sorriso beota e tutte quelle speranze, assopite e relegate in un cassetto della tua mente, ridestate e pimpanti che ti inondano di istintuale gioia, sentimento che raggiunge i tuoi gesti prima ancora che la ragione si accorga dell'impulso e approvi l'azione.
Alzi gli occhi su Castiel, donandogli il sorriso più radioso che possiedi e ancora una volta te ne infischi di quella vocetta fastidiosa che urla: Sei un cazzo di libro aperto, stupida!, e che ti intima di abbandonare all'istante la tua malsana idea.
Il giovane uomo ricambia l'espressione, avvicinando il volto al tuo.
Ti raddrizzi, forse è presto per lasciarsi andare a questo, forse è solo la biochimica a spingerti a farlo, ma la voglia di baciarlo, di incastrare le labbra alle sue per saggiarne il sapore è troppo forte.
La distanza tra voi si fa sempre più corta, senti il suo tiepido respiro spargersi su tutto il tuo viso, mentre con la mano, che prima ti carezzava la spalla, ti stringe la vita e con l'altra ti porta una ciocca di capelli bruni dietro l'orecchio, per poi poggiarla appena sotto di esso, sfiorandoti la guancia con il pollice e la nuca con il resto delle dita.
Pian piano ti attira a sé, non interrompe mai il contatto visivo, tu dal canto tuo non sbatti nemmeno le palpebre, le richiudi solo quando le punte dei vostri nasi si scontrano. Ancora una manciata di secondi e le vostre bocce s'incontrano.
Dolcemente, Castiel modella le tue labbra alle sue, dirigendo lui il bacio. Un bacio lento, gentile, innocente che via via diventa sempre più coinvolgente e ardente.
Ti rendi conto che anche lui lo bramava esattamente come lo agognavi tu ed ogni tentennamento scompare.
Allacci le dita ai suoi fianchi, stringendolo il più possibile a te, intensificando il movimento. Le carezze si fanno più accese, più impetuose, la presa sul tuo collo aumenta, mentre le tue mani vanno ad aggrapparsi al tessuto della sua felpa sotto la giacca; le labbra si schiudono, dando inizio ad una lotta per chi si deve accaparrare il diritto di sovrastare il labbro superiore dell'altro. Il suo alito sa leggermente di fumo e mentine, sapore che odi ma che al momento ti dà alla testa come la più eccitante delle droghe.
L'atto si conclude con la vittoria indiscussa del rosso, ma non contenta, mordi e tiri lievemente il suo labbro inferiore come rivincita, gesto a cui il giovane risponde con un gemito.
Castiel appoggia la fronte sulla tua, vi guardate negl'occhi entrambi coll'affanno.
«Che mi hai fatto?», domanda dopo un po', «Non mi ero mai sentito così prima, con nessuna. Dimmi cos'hai di speciale, perché sto impazzendo».
Ridacchi per la sua uscita, «Non so di che parli».
Ti bacia di nuovo con affettuosità, «Sei bellissima».
«E tu antipatico».
Emette un grugnito di disappunto, allontanando il viso dal tuo, al fine di girarsi dall'altra parte.
Prontamente gli prendi il volto tra le minuscole mani per impedirglielo, e posi ancora le labbra sulle sue, «Era un complimento», sussurri sulla sua bocca.
Stavolta è lui a sogghignare, «Lo sai che sei strana?».
«Sì», controbatti soddisfatta.
Castiel scuote il capo, ridendo, «Devi avermi proprio stregato, se dopo tutti gli aggettivi gentili che mi hai affibbiato, sono qui a fare il carino con te», il suo tono è sarcastico e dolce al contempo.
Ridi con lui, tirandolo a te, «Può darsi».

[1] Narsil: è la spada in frantumi che compare nel primo libro e film della saga de Il Signore degli Anelli a Gran Burrone (dove ci sono gli Elfi, casa di Arwen l'amata di Aragorn, per interderci) e che verrà riforgiata e donata a Aragorn con il nuovo nome Andúril.
[2] Emmeline Pankhurst, nata a Goulden (Moss Side, 15 luglio 1858 – Hampstead, 14 giugno 1928), è stata un'attivista politica britannica che guidò il movimento delle suffragette femministe nel Regno Unito, aiutando le donne ad ottenere il diritto di voto.
[3] Tamaskan: razza canina finlandese piuttosto recente, riconosciuta ufficialmente, per ora, solo negli USA e in Canada.
Gli standard di razza sono stati stabiliti solo nel 1996, e lo scopo del suo creatore era di ottenere un cane a fattezze lupoidi con la più bassa percentuale di sangue di lupo possibile. Di fatti, il tamaskan nasce dall'incrocio di pastore tedesco, husky siberiano, alaskan malamute e canelupo ciecoslovacco, e da ciò ne consegue un cane rustico, di grosse dimensioni (è più alto e massiccio rispetto al ciecoslovacco) e senza malattie ereditarie (es. displasia dell'anca presente nei pastori tedeschi e nei ciecoslovacchi), ma con caratteristiche fisiche e caratteriali il più prossime possibili a quelle del lupo grigio.
Tuttavia, il tamskan, in confronto alle altre razze di canilupi nate da una relativamente recente ibridazione coi lupi, è molto più docile, socievole, tollerente e addestrabile - viene addirittura utilizzato per tirare le slitte e lo stanno inserendo in Nord Europa e Nord America nei cani da soccorso civile, nonostante nasca come cane da compagnia a tutti gli effetti.
La parola "tamaskan" è un termine della lingua nativo-americana dei Quapaw che significa «possente lupo», nome che calza alla perfezione per un animale del genere, il cane dei miei sogni.

木漏れ日 - Luce che filtra tra le fronde (Dolce Flirt)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora