9. Irriconoscibile

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(Alexy)

Rosalya?, pensi, leggendo il nome del mittente della notifica, che alberga sullo schermo del tuo smartphone.
È quasi ora di pranzo e vi siete visti solo dodici ore prima, cosa può volere? Conoscendo bene la tua migliore amica, capisci all'istante che dev'essere successo qualcosa.
Clicchi sull'icona dell'app di messagistica ed apri la chat col suo nome.

Raggiungimi da Tossed appena puoi, è urgente
Preparati a rimanere scioccato

Cos'è successo??

Non posso parlare in questo momento, preferisco che veda tu stesso con i tuoi occhi.

Ti prego...

Va bene, ma smettila di farmi preoccupare


Chiudi la conversazione e, destandoti di tutta fretta, sgusci fuori dal letto, il più silenziosamente possibile per non svegliare Lysandre dal mondo dei sogni. Gli posi un casto bacio sulle labbra distese in un debole sorriso, gesto a cui il ragazzo risponde con un mugugno, e corri in bagno.
Ti sistemi velocemente, ravvivando la chioma colorata con un colpo di spazzola e un po' di gel per dare forma alle ciocche ribelli, ti lavi i denti e il viso per svegliarti definitivamente, una goccia di profumo, e poi via giù per le scale, fino ad arrivare in salotto. Raccatti i vestiti, caduti rovinosamente a terra la notte precedente, infili la maglietta, la giacca, i jeans e poi, saltellando qua e là, metti le scarpe. Recuperi il portafogli, il mazzo di chiavi e le cuffie, poggiate sul comò all'ingresso, e al loro posto vi lasci un post-it:

Mi ha appena scritto Rosalya,

sembrava piuttosto agitata,

la raggiungo per pranzo.

Scusa se non ti ho salutato

come si deve, ma sei talmente

carino mentre dormi che

non volevo svegliarti.

XOXO

Alexy

Chiudi a doppia mandata la porta blindata d'ingresso ed entri in ascensore, con già il telefono in mano e l'app della metropolitana aperta per controllare gli orari.
Per fare prima, decidi di prendere il pullman a St. George's Circus, la fermata proprio di fronte a casa di Lysandre. Fortunatamente arrivi in tempo per salirci al volo, mostri l'abbonamento al conducente e prendi posto sul primo sedile disponibile, accanto ad una signora anziana alla quale sorridi gentilmente, ma tutto ciò che ricevi dalla donna è un'occhiataccia ai tuoi capelli. Non ci fai più di tanto caso, ci sei abituato ad essere giudicato per il tuo aspetto "sopra-le-righe", come lo definisce tua madre.
Tiri di nuovo fuori il cellulare, per mandare un sms a Rosa, avvisandola che sei appena uscito, che sei sul bus e che ci vorrà un po' prima di arrivare là, perché, essendo su una strada a senso unico, il mezzo pubblico deve fare tutto il giro, prima di giungere alla stazione della metro.
Dopo un quarto d'ora abbondante, arrivi finalmente a Southwark. Come un velocista, scatti giù dal pullman, raggiungi l'entrata dell'edificio, scendi le scale, oltrepassi i tornelli e ti schiacci come una sardina nel primo vagone che ti si presenta davanti.
In men che non si dica, ti ritrovi alla stazione della metro di Westminster, risali le scale dell'Underground e ti ritrovi davanti la maestosa effige del Big Ben. Rimani senza parole, come ogni volta che i tuoi occhi si riempiono della sua colossale figura, inesorabilmente affascinato dal quel monumento gigantesco, fiore all'occhiello di questa meravigliosa metropoli, chiamata Londra. Se non fossi in tremendo ritardo, ti fermeresti ad ammirare quell'immensa torre dell'orologio in stile neogotico, alta 96 metri, la cui campana, la Great Bell, rintocca ogni quindici minuti, come a ricordarti che lei tutto vede, che nulla rimane nascosto al suo immane occhio di lancette, nemmeno l'inesorabile passare del tempo. Ma è proprio il suo quadrante bianco a lancette nere a rimembrati perché ti ritrovi lì, impalato a fissarlo come un ridicolo turista.
12.27... Rosa mi ucciderà.
Risali la scalinata della metro e arrivi all'ennesima fermata dell'autobus, ci sali e, appellandoti a tutti i santi del Paradiso, a tutti i bodhisattva del Nirvana e qualunque altra divinità tu conosca, preghi perché il tragitto sia breve.
Infine, e aggiungeresti un hallelujah, scendi alla fermata all'incrocio fra Marshall Street e Horseferry Road, proprio difronte al ristorante citato nel messaggio di Rosalya.
Attraversi la strada ed eccola lì, davanti a te, seduta ad un tavolo dietro la vetrina del locale, con un'espressione torva in viso e in compagnia di una ragazza che non riesci a riconoscere, nonostante ti sembri di averla già incontrata.
Oltrepassi la porta scorrevole e fai segno al cameriere che sei insieme alle due giovani, ti accomodi, scusandoti per il ritardo, ma, non appena poggi il sedere sulla sedia, la voce ti muore in gola, insieme alla tua capacità di controllare la mimica facciale.
«Alexy!», ti accoglie la sconosciuta, buttandoti le braccia al collo e stringendoti forte a sé, «Quanto mi sei mancato».
Silenzio.
Non sai come reagire dinnanzi a quel viso gioviale e familiare che così tanto dispiacere ti aveva arrecato in passato.
«Ma insomma, non dici niente?», imperversa lei, «Sono cambiata così tanto che non mi riconosci più?».
«È solo sotto shock, Lynn, lo sarebbe chiunque», replica fredda l'albina, puntando i suoi occhi dorati sul menù.
«Oh, andiamo, sono sempre io!», ribatte scherzosa l'altra, allungando una mano verso quella dell'amica, gesto che tempestivamente Rosalya rifiuta, spostando la mano sulla coscia.
Lynn sospira, abbassando quegli smisurati appezzamenti di terreno, che ha al posto degl'occhi, sul bicchiere d'acqua davanti a lei. Si sforza di sorridere, «Allora, Alexy, cosa mi racconti?».
In qualche modo quella domanda ti risveglia dal tuo torpore e un sentimento di livore s'impadronisce di tutto il tuo essere. Infatti, quando rispondi, lo fai imitando il tono gelido che utilizzò Rosalya un attimo prima, «Niente di nuovo. Mi sono iscritto all'Anteros Accademy. Lys ed io stiamo ancora insieme, bla bla bla». Non ti prendi nemmeno la briga di chiederle cos'ha fatto lei in questi quattro anni, da quando si è diplomata e dissolta nel nulla, disciolta come il sale nell'acqua.
Come lei non si era interessata a voi, alla vostra amicizia, perché tu adesso dovresti interessarti a lei?
«Ma è fantastico! Studi moda come hai sempre desiderato?».
«Sì».
«E Lys come sta?».
«Bene, è all'ultimo anno di Drammaturgia».
«Non mi aspettavo una scelta diversa dal nostro Lys», ridacchia.
Nostro?!, come osa definirlo suo, dopo che l'ha abbandonato esattamente come tutti voi.
«Vivrete assieme, immagino».
«Non ancora».
«Oh no... Non dirmi che ancora non ha dichiarato---».
«La vita privata mia e di Lysandre non è affar tuo. Non più almeno», Non fingere che siamo ancora amici.
«Alexy», la senti bisbigliare dopo aver trasalito.
Rosalya richiude il menù sul tavolo, intreccia le dita sotto al mento e, dopo aver studiato attentamente l'immagine della ragazza che le siede difronte, dice: «Perché sei qui, Lynn?».
L'interpellata sobbalza di nuovo, e la sua pelle diafana, se possibile, diventa ancora più esangue, «Sono tornata per il Master in Lingue Orientali».
La tua amica, non sciogliendo la posizione, controbatte: «Perché non sei andata in Giappone o in Corea a farlo? Sarebbe stato più produttivo».
«Beh...», prende tempo, «Ho già avuto modo di stare là tramite l'Erasmus, così ho pensato che fosse logico tornare in Inghilterra a finire il ciclo di studi. Avere un titolo britannico mi dà la sicurezza di poter trovare lavoro qui, un giorno».
Naturalmente ha pensato solo al suo tornaconto, non è di certo tornata per riconciliarsi con voi...
Rosalya solleva un sopracciglio, mantenendo il contatto visivo, «E, ovviamente, non ti è passata neanche nell'anticamera del cervello l'idea di chiamare per farci sapere che eri tornata».
No, non è una domanda.
«Sono tornata un paio di settimane fa. Volevo sistemarmi prima di contattarvi», sbuffa, rigirandosi l'orecchino a perno distrattamente sul lobo, «Dammi tregua».
«Darti tregua?!», adesso sì che Rosalya sta tirando fuori il risentimento, «Sei sparita per quattro anni, Lynn! Cosa credevi: che ti avremmo riaccolta qui, a braccia aperte piangendo, come se non fosse successo niente? Come se tu non ci avessi lasciati indietro, dimenticati come dei vecchi peluche impolverati sulla mensola?!».
«Ci hai tagliato fuori dalla tua vita, Lynn», trovi la forza di parlare.
«Neanche voi mi avete più cercata», si difende con una punta di acidità.
«Stai scherzando, spero», ribatti, «Non hai più risposto a nessuno dei nostri messaggi. Neanche uno! Mi pare comprensibile che dopo un po' abbiamo smesso di mandarteli».
«Avevo bisogno di---».
«Cambiare aria? Sì, lo sappiamo».
«Mi dispiace di avervi trascurato, ma tra il fuso, i mille impegni, mi dicevo "Stasera gli rispondo", però quando arrivava il momento mi dimenticavo, rimandavo al mattino seguente, fino ad arrivare al punto di non rispondere affatto», sospira mestamente, «Tuttavia... devo dire che non è stato un male. Non sentirvi mi ha permesso di andare avanti, di prendermi del tempo per me, per riflettere su...», le si forma un groppo in gola, sai già dove vuole andare a parare, «Su di me e Castiel, sul perché è andata come è andata».
Lanci uno sguardo d'intesa a Rosalya che sembra stia pensando esattamente quello che pensi tu e, a confermartelo, sono le successive parole di Lynn.
«Come sta?».
«Meglio negl'ultimi tempi. La sua band sta acquisendo una certa notorietà a livello locale».
La castana sorride amorevolmente, «Sono contenta per lui. Ricordo ancora la canzone che compose per me al liceo».
«Lynn», la richiama Rosalya, «So cos'hai mente».
«Che vuoi dire?», pone l'altra smarrita.
«Conosco quello sguardo e, te lo chiedo per favore, per il bene di quel ragazzo, lascialo stare. Non cercarlo».
«Voglio chiarire con lui».
«Non è vero, tu vuoi riprendertelo».
Stavolta è Lynn a sollevare un sopracciglio, visibilmente irritata dalla piega che sta prendendo la conversazione, «E anche se fosse?».
L'albina spalanca i suoi grandi occhi da gatta, «Ma che ti è successo all'estero, non ti riconosco più».
«Sono cambiata, sono cresciuta...», afferma con tono risoluto l'altra, «...ed ora so come rendere felice Castiel. Prima non andavo bene così com'ero, ero troppo... acerba», sottolinea l'ultima parola sfiorando le sue nuove curve con i palmi delle mani.
«Non hai proprio imparato niente in questi quattro anni», sentenzi, attirando l'attenzione della forestiera su di te, «Non è una questione di esperienza né di forme maggiorate. È una questione di personalità, di chimica. Tu e Cass non funzionate assieme e non funzionerete mai».
«Lo vedremo», conclude, bevendo un bel sorso d'acqua, «Castiel è mio e lo sarà sempre».
«Perché?!», sbotta Rosalya, «Perché dovete farvi ancora del male? Perché devi fargli del male? Castiel ha sofferto come uncane da quando te ne sei andata. Tu non hai la minima idea di come è diventato e, finalmente, dopo anni, si sta rimettendo in sesto. Dopo quattro anni, l'ho rivisto sorridere, l'ho sentito scherzare in modo genuino. E ti assicuro che non è merito tuo se lui è così, è merito di Azzurra».
«Azzurra? Chi è Azzurra?», strabuzza gli occhi irlandesi, bisognosa di sentire il seguito.
Rosalya sorride e quello che le allunga le labbra è un sorriso maligno, pernicioso, sardonico, un sorriso volto a ritornarle il più possibile il male che vi ha arrecato in passato, «La sua nuova ragazza».

木漏れ日 - Luce che filtra tra le fronde (Dolce Flirt)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora