(Lynn)
«Camera 719. E sì, sarà in stanza con un'altra studentessa, no, non abbiamo più camere singole disponibili nei dormitori. No, non so chi sia. Sì, è un disagio. No, non posso fare nulla per cambiare le cose», le parole sbrigative del responsabile amministrativo rimbombano nella tua mente, mentre percorri il lungo corridoio alla ricerca di quella che sarà la tua dimora per il prossimo anno.
È una vera fortuna che fosse rimasto ancora un posto letto libero, malgrado il tuo estremo ritardo nell'inoltrare la richiesta al consiglio amministrativo dell'università. Avresti preferito di gran lunga affittare un monolocale, di sicuro avresti avuto più libertà, e la tua adorata privacy non si sarebbe dovuta adattare, nuovamente, agli spazi personali di un'altra persona. Con ciò non vuoi dire che non hai amato ogni singolo momento passato con la tua compagna di stanza a New York, della quale hai solo bei ricordi, persino le liti le rammenti con gioia, ma una volta tanto avresti voluto essere sola, provare l'ebbrezza delle responsabilità, dell'indipendenza: tenere in ordine la casa, trovare un lavoro part-time per pagare l'affitto, fare la spesa, cucinare, fare la donna adulta insomma.
Un lavoretto potrei comunque trovarmelo.
Arresti la tua andatura davanti ad una porta in noce sulla quale è affisso a cifre vistose e dorate il numero 719, tiri il pesante trolley verso il tuo fianco destro e stringi energicamente il manico, improvvisamente ansiosa.
Un'altra studentessa, ha detto, speriamo sia simpatica, ponderi, infilando la chiave-tessera nell'apposito lettore. Un bit prolungato annuncia lo sblocco della porta, la apri e davanti a te trovi una ragazza di colore, bassina, con una leonica criniera, domata a un lato da qualche treccina; i capelli di caffè circondano il viso tondo, caratterizzato dalla bocca carnosa, dal nasino delicato e da due grandi occhi nocciola molto espressivi. È seduta sul letto a castello accostato contro la parete destra della stanza e ti guarda in un misto di sorpresa e fastidio: sperava di avere la camera tutta per sé. Come biasimarla.
La osservi mentre si alza, scende dalla scaletta e raggiunge il divanetto sottostante; dal tavolino affianco, assordante musica commerciale imperversa dalle casse della radio, la ragazza si sta inchinando per spegnerla.
«Lasciala pure accesa, non mi disturba», le lanci un sorriso timido, poggiando la valigia sul letto libero alla tua sinistra.
Ti avvicini a lei, tendendole la mano, «Sono Lynn».
Fissa a lungo la french impeccabile delle tue unghie con una smorfia, prima di decidersi a stringerti le dita con le sue, ingioiellate da innumerevoli anelli, «Yeleen».
Il contatto è breve, porta la mano destra sul fianco, distendendo la gamba opposta che traballa un poco sul tacco fine delle francesine stringate, mettendo in evidenza il vitino da vespa e i fianchi larghi strizzati dagli shorts, il tutto guardandoti con un sopracciglio arcuato e un mezzo sorriso.
Ricambi l'occhiata, scrutandola a tua volta. I vostri stili non potrebbero essere più diversi.
Stai per aprir bocca, ma Yeleen ti batte sul tempo, «Senti, carina, te lo dico senza mezzi termini: non mi interessa conoscerti. Non sono qui per fare amicizia, anzi, se tu non ci fossi, sarei decisamente più felice. Preferirei non dover condividere la mia stanza con nessuno, ma dato che non è questo il caso, dobbiamo fissare delle regole. Una sola in realtà: non parlarmi se non è strettamente necessario».
«Molto bene», ribatti a testa alta.
Lei sorride compiaciuta andandosi a sedere sul divano, ancheggiando il suo culone sulle cosciotte corte, rese ancora più ridotte dai calzettoni che le avvolgono fin sopra il ginocchio, per non parlare della felpa sportiva lunga fino all'orlo dei pantaloncini. Se il suo scopo era quello di sembrare ancora più bassa e tarchiata di quello che è, ci è riuscita alla grande.
Collane, bracciali e orecchini tintinnano ad ogni passo, si accomoda accavallando le gambe, gomito poggiato sul bracciolo e palmo aperto a sorreggerle il mento. Sembra annoiata, osserva la radio con insistenza.
Fai spallucce, dandole le spalle e chinandoti a disfare la valigia.
Stai appendendo degl'abiti nell'armadio, quando, al termine dell'ennesima canzone che non conosci, la voce dello speaker riempie la stanza, "Complimenti agli Crowstorm, venuti oggi, appositamente per noi, a esibirsi con il loro ultimo pezzo".
Crowstorm... non mi dice niente...
"Sì, siamo pronti", interviene una seconda voce che ti suona terribilmente familiare – Non è possibile..., ti aggrappi all'anta dell'armadio –, "E abbiamo altri brani inediti che riveleremo al nostro prossimo concerto, perciò venite numerosi".
Yeleen alza il volume della radio.
"Non vediamo l'ora. Ci sono manifesti affissi ovunque in città, soprattutto nei pressi dell'Anteros Academy. È là che si trovano i vostri fan più accaniti".
"Più accaniti non saprei. Ma è lì che tutto è cominciato, ci siamo conosciuti al campus. Ci saranno sicuramente molti studenti dell'università".
Il tuo stomaco si attorciglia su se stesso, la trachea duole come se una pietra affilata la stesse dilaniando da parte a parte. Il gruppo, il concerto, l'università e quella meravigliosa voce grave, profonda ed intrigante che ti ha sempre scossa da incommensurabili brividi di piacere.
Non può che essere lui.
"Ad ogni modo, grazie per essere venuti per un'esecuzione dal vivo. Grazie, Castiel, per aver risposto alle nostre domande. Ricordiamo al pubblico in ascolto che il concerto sarà il prossimo mese...".
Le tue unghie grattano bruscamente sull'anta del mobile, Era proprio lui, Castiel! Alla radio... riconoscerei la sua voce tra mille. Ne ha fatta di strada, sarà circondato di groupie.
"E ora ripartiamo con un'ora di musica non-stop!".
Yeleen spegne la radio e tu non puoi fare a meno di riservale uno sguardo inquisitore, Sarà una fan?.
«Che ti prende?», chiede accigliata.
«Mm... nulla», fingi indifferenza e, con lo stesso tono poni: «Conosci questo gruppo? Gli Crowstorm?».
«Tutti lo conoscono a Londra, ma io conosco personalmente uno dei membri...».
«Ah sì? E lo conosci bene?», le lanci un'occhiata maliziosa, ma anche ferrea.
«Cos'è un interrogatorio?».
«È solo per fare conversazione».
«Nessuno ci obbliga a farlo. Mi sembrava di essere stata chiara».
«Cristallina», ricominci a sistemare i tuoi effetti personali nella tua parte di stanza, senza mai perderla di vista con la coda dell'occhio, non vuoi lasciarti sfuggire nessuna delle sue reazioni, «Però sai, ho pensato che potesse essere un punto d'incontro, visto che anche io conosco uno di loro. Piuttosto bene, in effetti».
La chioma selvaggia di Yeleen si scuote in seguito ad un suo sussulto. Hai tutta la sua attenzione, consapevole che l'unico nome citato dallo speaker è quello del ragazzo a cui è interessata, l'unico che potresti conoscere, dato che non avevi mai sentito parlare della band prima d'ora.
«A dirla tutta, nessuno lo conosce meglio di me, dopotutto sono la sua ex».
I suoi occhi si divaricano e la bocca si schiude in un'espressione di stupore, ma soprattutto di inquietudine, il suo incarnato assume una strana sfumatura.
La fissi con un sorrisetto astuto cucito in faccia e replichi la posa di superiorità con cui la nanetta ti ha accolto poco fa, «Castiel».
Basta questa semplice parola a farla diventare pallida, beh verdognola più che altro, ma immagini sia questo il colore che assume quando il suo viso si prosciuga di sangue.
«Perché mi guardi così?», ti prendi gioco di lei, è evidente il motivo della sua reazione, «Ti piace, non è vero?».
A quest'ultima domanda la giovane sembra ridestarsi dal suo torpore, riacquista man mano colore, anzi sta diventando persino più scura, livida di rabbia, «Non sono affari che ti riguardano».
Eccome se ti piace, ridacchi.
«Non c'è bisogno di tanta ostilità, mia cara, al momento non sono di certo io la tua rivale».
Il suo volto cambia di nuovo mimica, confusa stavolta, «Cioè?».
«Ma come? Non lo sai?», la sfidi.
«Non so di cosa stai parlando».
«Castiel ha una ragazza».
Il viso di Yeleen perde vitalità nuovamente, «Non è vero».
«L'ho appena saputo anch'io».
«Ti dico che è impossibile!», imperversa, conficcandosi le unghie laccate di smalto burgundy nei palmi, «Lo conosco da quattro anni, siamo nella stessa compagnia, e non ha mai avuto una ragazza fissa».
Ti avvicini a lei, guardandola dall'alto al basso mordace, «E tu cosa sei?».
«Eh?».
La tua voce si fa aspra mentre chiedi: «Sei una delle sue scopamiche?».
«C-come ti permetti?!».
«Lo prendo per un sì», sorridi sprezzante, dandole le spalle e tornando a svuotare la valigia, «È ingiusto, non trovi? Gli sei stata vicino per tutto questo tempo, ti sei concessa a lui e poi, all'improvviso, arriva una ragazzina qualunque e te lo porta via».
Con la coda dell'occhio la vedi abbassare lo sguardo a terra tristemente.
«Dovresti fargliela pagare», continui a stuzzicarla, «Infondo lui era tuo e te l'ha soffiato da sotto il naso. Ha infranto il codice fra ragazze», lo sguardo di Yeleen vaga sulla tua figura totalmente smarrito, «Senti, tu non mi piaci, okay? Nessuna ragazza che ronza intorno a Castiel mi piace. Quindi te lo dico fuori dai denti: ho intenzione di riprendermelo. Perciò ti propongo un patto».
«Un patto?», riesce finalmente a interagire l'altra.
Annuisci, «Aiutami ad allontanarlo da lei e poi, quando tutto questo sarà finito, ce lo contenderemo io e te. Se sceglierà te, mi farò da parte e me ne farò una ragione, ma non rinuncerò senza lottare. Sei l'unica che può comprendere come mi sento. Siamo alleate naturali».
Yeleen espira profondamente prima di risponde: «D'accordo, ma una volta che questa storia sarà finita, ognuna andrà per la sua strada».
«Ottimo», le allunghi una mano soddisfatta, lei te la stringe torva in volto, «Mettiamoci all'opera. Voglio sapere chi è quella stronzetta».
«Se è una cosa fresca, potrebbe essere una del primo anno».
Ci pensi su, «Riduttivo, ma perlomeno restringe il campo».
«Conosco di vista qualcuno del primo anno, amici di Cass – Cass?! – dai tempi del liceo. Sono dei tipi un po' strani del Dipartimento di Arte».
«Per caso uno di loro ha i capelli azzurri e porta le lenti a contatto rosa?».
«Sì», arriccia il naso disgustata, «è sempre in compagnia di una ragazza stupenda coi capelli a caschetto bianchi», stavolta avverti una punta d'invidia nell'inflessione della sua voce.
«Ho presente chi sono. È probabile che siano stati loro a presentargliela».
«Quindi è altrettanto probabile che sia iscritta ad uno dei corsi del Dipartimento di Arte pure lei».
Sorridi tra te.
«Aspetta a cantar vittoria. Il Dipartimento di Arte è il più grande del campus, hai idea di quanti corsi ci siano?».
«Sinceramente no, io sono iscritta a Lingue».
«Beh, io sono iscritta alla Magistrale di Arte moderna e contemporanea e si dal caso che conosca un sacco di gente, scoprirò chi è in men che non si dica».
«Fantastico», le tiri una pacca sulla spalla, «Conto su di te».
«Se, se», si scosta dalla tua presa, alzando la spalla e allontanandosi, «Comunque, la maggior parte dei curriculum della triennale hanno dei corsi in comune. Non sarà difficile trovarla».
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木漏れ日 - Luce che filtra tra le fronde (Dolce Flirt)
FanfictionIl liceo è finito ed è tempo di guardare al futuro e decidere cosa fare delle propria vita. E' con questa idea che Azzurra si trasferisce in Gran Bretagna, per frequentare l'università e cominciare così una nuovo capitolo della sua storia, quello c...