(Lysandre)
«Direi che per stasera possiamo interromperci qui», dichiari, scolando ciò che rimane della tua bottiglietta d'acqua, con le corde vocali affaticate, i polmoni svuotati e la trachea stanca, infatti la tua voce, di solito potente e distinta, risulta affievolita, «Penso che continuando con questo ritmo, sarai impeccabile il giorno del provino».
«Grazie, Lys, per l'incoraggiamento e per l'aiuto», afferma addolcita l'unica ragazza presente nella stanza.
«Come ti dicevo, i membri di un cast costituiscono una grande famiglia, e in famiglia ci si aiuta».
Ridacchia lei, «Ma noi non siamo ancora nello stesso cast».
«Però siamo amici. Gli amici sono la famiglia che ci scegliamo. E siccome, da quel che mi è parso di capire, sei la morosa del mio migliore amico, che è come un fratello per me, e amica del mio fidanzato, ho ben tre ragioni valide per considerarti parte della mia famiglia adesso. Se prenderanno entrambi per il musical sarà solamente un di più».
Azzurra arrossisce vistosamente alle tue considerazioni, mentre Castiel la cinge per la vita e la stringe al suo fianco, «Si è fatto tardi», afferma quest'ultimo, guardando il cielo terso fuori dalle vetrate, tempestato di stelle invisibili, fatta eccezione per quelle più vicine alla Terra, a causa dell'inquinamento luminoso di Londra.
«Venere è sorta già da un pezzo», concordi, «Ti do uno strappo a casa, Azzurra?».
Dalla gola dell'interpellata fuoriesce un suono tentennante, «Non vorrei disturbarti, Lys, posso prendere l'auto-».
«Non se ne parla neanche», tuona Castiel apprensivo, «Non ti lascerò prendere un pullman a quest'ora da sola».
«Sono grande e vaccinata, Cass, ho pure lo spray al peperoncino con me».
«Come se fosse sufficiente per fermare un criminale».
«Se glielo spruzzo negl'occhi eccome se lo è», la primina si sta indisponendo.
«E come pensi di cavartela con un gruppo di ragazzi ubriachi che aspettano solo di trovarsi una bella ragazza davanti?».
«Castiel», lo richiama spazientita.
«Castiel un cazzo! Sei ti va, puoi fermarti a dormire qui, altrimenti ti accompagno a casa. Discussione chiusa».
L'italiana sospira sonoramente, abbracciandolo così forte da quasi scomparire tra i pettorali di lui, «Ti preoccupi troppo».
«Non ci si preoccupa mai troppo, soprattutto in una città violenta come Londra. Non a caso è la capitale europea degli omicidi».
Azzurra strofina il naso nella piega dello sterno, le sue gote tornano a colorarsi di nuance approssimative al bordeaux, avvenimento che tenta di nascondere, rimpicciolendosi tra le braccia del tuo amico, gesto che incuriosisce il giovane in questione, il quale la allontana per esaminarla meglio in viso, «Cosa?», chiede dopo un po'.
Si prende il suo tempo prima di rispondere, cercando le parole adatte, «Non credo sia ancora il momento giusto per fermarmi a passare la notte qui».
Lui le riserva un sorrisetto divertito.
È pudica?, ti ritrovi a chiederti, non soffermandoti sul fatto che ne stanno parlando come se tu non fossi presente. Sembra che si siano completamente dimenticati della tua presenza e che stai ascoltando ogni singola parola, per quanto pronunciata in sussurri.
«Hai già dormito qui», replica il chitarrista un attimo dopo.
«È successo in circostanze diverse, non stavamo insieme ancora».
Adesso è Castiel che inizia a seccarsi, «Temi possa tenare di costringerti a fare qualcosa che non vuoi?».
In risposta, Azzurra lo fissa incredula per le conclusioni a cui è giunto lui di punto in bianco.
«Pensi ancora che io sia un maniaco?!», sbotta.
Ecco, ora comincia..., alzi gl'occhi bicolore al cielo.
«Ti è andato di volta il cervello? Certo che non lo penso!».
Pessima mossa, Azzurra...
«Non mi dai molto altro a cui pensare!».
«Non c'è niente a cui pensare. Semplicemente non mi va. È ancora troppo presto per me, perché...», si zittisce di netto, a palpebre spalancate fissa il vuoto circostante.
«Perché cosa? Sentiamo», Castiel incrocia le braccia al petto, «Perché non hai il pigiama? Ti presto una delle mie maglie, tanto ti vanno tutte larghissime».
Sul serio, Cass?, lo scruti dalla testa ai piedi sconcertato, Davvero non l'hai capito?, ti vorresti colpire il viso col palmo per l'assurdità della situazione.
«Non c'entra niente il pigiama», conferma lei, avvolta dal disagio, «Perché ancora non sono pronta a lasciarmi andare, ad avere...», deglutisce, «...momenti intimi...».
Il tuo amico d'infanzia sbianca a bocca aperta, poi si scosta la frangia dalla fronte, «...Ma che diavolo ti è venuto in mente?».
«Eh?», lo guarda ancora più confusa di prima.
«Non ho intenzione di spingerti già ai preliminari. Te l'ho già detto che per me non sei come le altre, che voglio essere diverso per te. Ovvio che non mi tirerei indietro se accadesse qualcosa del genere, ma non sarò certo io ad iniziare, non adesso almeno».
«Non fraintendermi», ribatte lei, «non è che non mi piacerebbe dormire assieme, farci le coccole, eccetera, ma mi sembra affrettato, non me la sento».
«Tutto chiaro», sorride rallegrato, «Piccola pervertita».
Lei strabuzza gli occhi stralunata, «Come mi hai chiamata?».
Le scompiglia la capigliatura mossa, «Ti riaccompagno al campus».
Decidi di intrometterti, giusto per ricordare loro che, sì, sei ancora lì, e sì, hai assistito a tutta la scena, «Ci penso io, tanto sono di strada».
Castiel tentenna nel rispondere, si vede che ci tiene a vederla varcare il cancello dell'Anteros. È più amorevole di quanto credessi, nemmeno con Lynn era così zelante. Azzurra è davvero quella giusta, ne sei sempre più convinto, il cambiamento nel tuo amico è lampante e drastico - in senso buono, s'intente.
È Azzurra a concludere la conversazione per lui, e lo fa attraverso un sorriso sincero e fievole, «Ti mando un messaggio non appena arriviamo».
Il chitarrista ne abbozza uno a sua volta, «Va bene», poi le raccoglie il volto delicato tra le mani e le posa un premuroso bacio sulla bocca.⁂⁂⁂
Siete in auto già da un buon quarto d'ora e ancora nessuno si è azzardato a spiccicare parola. Non tanto perché ci sia dell'effettivo impedimento tra voi che v'intralcia dall'intavolare un dialogo, ma è chiaro che la giovane matricola al tuo fianco sia con la testa fra le nuvole, ancora ancorata alla chiacchierata irragionevole avuta poco fa con il suo neofidanzato.
O meglio, ragionevole sotto due punti di vista, quali la preoccupazione all'idea di lasciarla andare a casa da sola, con tutti i pericoli che ci sono in agguato dietro ad ogni angolo, persino il più remoto, e il non vedere intralci nel dedicarsi a momenti di spensierata affettuosità con la propria amata, specialmente se in un certo senso è già capitato. Ma la ritrosia di Azzurra è più che giustificata da una semplicissima questione, talmente ovvia che ti meraviglia il fatto che Castiel non l'abbia ancora colta.
Azzurra è illibata.
«Stai ancora pensando a cosa vi siete detti poco fa, non è vero?», poni dopo un po', desideroso di rompere il silenzio, ma smosso perlopiù da un irrefrenabile interesse nel confermare la tua teoria.
«Sono davvero troppa facile da leggere», sbuffa.
«Diciamo che hai un'espressività eloquente», soffia fuori l'aria di nuovo, «Dal punto di vista recitativo è un dono. Potrai interpretare al meglio i tuoi ruoli».
«Almeno questo», concorda in un respiro, «Comunque sì. Mi sono sentita un po' alle strette. Castiel è così testardo quando ci si mette. È pure suscettibile, travisa facilmente le parole altrui e basta un niente a farlo scattare».
Scoppi a ridere, totalmente d'accordo con la definizione, «Lo hai già inquadrato».
«Già», ansa sorridente, «Dovrebbe essere sufficiente per cercarmi qualcosa di meglio, ma mi piace troppo».
La studi con la coda dell'occhio, prestando comunque attenzione alla carreggiata, colpito dalla sua limpidezza e grato che i suoi intatti sentimenti abbiamo scelto proprio il tuo più caro amico. Esali un respiro raccogliendo il coraggio per dirle: «Purtroppo non c'è un modo delicato e indiretto per chiedertelo, e mi scuso in anticipo per la mia indiscrezione», la vedi pietrificarsi nel sedile accanto al tuo, «Non hai mai avuto rapporti, vero?».
All'istante l'attenzione dei suoi occhi orientaleggianti viene calamitata dalle sue dita, strette in grembo, «È così lampante?».
«Ti ha tradita un certo nervosismo, tipico di chi è alla prima esperienza. Ma chiaramente Castiel non è un osservatore così avveduto».
La senti arrossarsi al tuo fianco.
«Non te ne devi vergognare. Io la trovo una bella cosa».
«Ah sì?», si ridesta di netto.
Annuisci, «Significa che non la prendi alla leggera, è importante per te».
La senti sorridere, «Sì, lo è», sussurra.
«Dovresti dirglielo».
Sussulta nel sedile, «Come??».
«Dico sul serio», ribatti candidamente, «Credo debba saperlo, gli darai modo di comportarsi nel modo più consono e non rischi di sentirti inutilmente sotto pressione. Ti darà i tuoi tempi in ogni caso, ma, lo conosco, se sapesse che sei ancora...», fatichi a trovare una parola adeguata, fine, ce l'hai sulla punta della lingua, ma si rifiuta di uscire, «...integra, avrebbe, senz'altro, maggiori riguardi nei tuoi confronti. Castiel è molto più sensibile di quello che vuole dare a vedere».
Azzurra non osa aprire bocca, allora prosegui, «Lo capirà lo stesso prima o poi. Ma un conto è sospettarlo, un conto è esserne sicuro e agire di conseguenza. Pensaci su».
Ti sorride sincera, «Lo farò. Grazie, Lys».
«Posso chiederti un'altra cosa? Non c'entra niente con te e Castiel».
Sogghigna, «Spara».
Improvvisamente le tue iridi incantate si adombrano, come se un inatteso, potente temporale estivo avesse appena gettato nell'oscurità più atroce il sole che è il tuo occhio destro, e sradicato gli alberi del bosco che è il tuo occhio sinistro, e che, per quanto possa essere passeggero, è tanto impetuoso quanto disastroso, «Alexy è strano ultimamente. Tu ne sai niente?».
«Strano?».
«Schivo», specifichi, «Distante. Non sembra più lo stesso. Parliamo a stento, quando mi sveglio la mattina, dopo che abbiamo passato assieme la notte...», racconti con non poca difficoltà, detesti parlare delle tue faccende personali, «...non lo trovo mai nel letto, e nemmeno a zonzo per l'appartamento. Ogni volta, quando gli chiedo dove fosse finito, mi rifila una scusa meno credibile della precedente. Non riesco nemmeno a rimanere da solo con lui per farmi dare delucidazioni a riguardo. E quelle rare volte che ci riesco, mi salta addosso e...», il tuo viso diventa paonazzo all'istante, «...puoi immaginare come va a finire».
«Vuoi che ci parli io?».
«Temo che ciò complicherebbe la situazione». Già abbastanza precaria.
Ti posa gentile la minuscola mano sul dorso della tua, avvinghiata al cambio, «Starò più attenta a come si comporta e ti dirò se noto qualcosa di diverso in lui».
Le lanci un fioco e fragile sorriso, rendendoti conto solamente ora di quanto tu sia debilitato e defesso dai recenti cambiamenti, ti senti prosciugato, «Grazie».
«E di cosa? È il minimo che possa fare dopo tutto quello che hai fatto per me da quando ci conosciamo. Siamo amici, no?».
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木漏れ日 - Luce che filtra tra le fronde (Dolce Flirt)
FanfictionIl liceo è finito ed è tempo di guardare al futuro e decidere cosa fare delle propria vita. E' con questa idea che Azzurra si trasferisce in Gran Bretagna, per frequentare l'università e cominciare così una nuovo capitolo della sua storia, quello c...