■2■ Dorota e MissMagenta

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Il sole sorge ogni singolo giorno. Solo quando sei piccolo credi che ci siano mattinate in cui non spicchi il volo per andare a posizionarsi al centro del cielo. Quando ci sono le nuvole a coprirlo o quando lui, il disco giallo, gioca a nascondersi dietro la coltre.

Stamattina è abbagliante e, riducendosi a un fascio che scansando la tenda mi arriva dritto negli occhi, mi ricorda l'impegno preso questa domenica: andare a correre con Dorota. Tra giusto un quarto d'ora! Sto facendo tardi e quindi decido di saltare colazione e doccia. Rimando tutto a dopo. Trasformo i capelli in un bel cipollone e metto la mia adorata tuta nera che Dorota odia perché, come dice lei, "il nero attira il sole".

Mancano sette minuti, quindi sarà meglio mettersi a correre anche se l'allenamento non è ancora iniziato. Lo stomaco inizia a brontolare, stringo gli occhi come se servisse a non sentirlo, poi come una scema gli intimo di tacere. Dovrà aspettare la fine della corsa.

Dorota infatti mi attende puntuale come sempre e man mano che mi avvicino - già grondante di sudore - lei dà dei colpetti con l'indice al quadrante del suo orologio, quello con il contapassi integrato.

«Sono in ritardo solo di un paio di minuti» dico affannosamente. Abbasso il busto appoggiando le mani sulle ginocchia e tentando di riprendere a respirare.

«Quattro, esattamente» specifica puntigliosa come sempre. Come faccia a essere sempre così precisa, nessuno lo sa.

«Andiamo?» taglio corto io sperando che non parta con la solita ramanzina sul coricarsi presto, tipo alla stessa ora che ci vanno le galline. Contro ogni mia previsione la mia tattica funziona e la mia pignola amica mi supera, facendomi segno di seguirla.

Salva. Almeno credo.

A dire il vero tutto ciò è piuttosto strano, tanto che inizio a fare mille pensieri, anche perché persino il suo modo di correre è diverso, appare tesa, tutta d'un pezzo, pensierosa. Sì, pensierosa. È la mia migliore amica dai tempi dell'asilo, capisco persino da come batte le ciglia se c'è qualcosa che non va.

«Che hai?»

Basta questa domanda per farla fermare. Esplode.

«Lui, ancora lui!»

«Lui?! Ma non avevi detto che... Che ha fatto stavolta?» esclamo e non mi rendo conto in un primo momento che ho gridato così forte da far volare via un piccione che si trovava lì a qualche metro di distanza a beccare qualche briciola sotto il tavolino di un bar. Un cliente seduto si gira a guardarmi incuriosito con la tazzina incollata alla bocca. Tiro Dorota per un braccio, non ho intenzione di vergognarmi, non ora. Devo prendermi cura della mia amica.

«Vieni qua, sediamoci, c'è sempre tempo per correre. Ora hai bisogno di sfogarti.»

Le sue labbra rosse, quelle che io ho sempre invidiato - benevolmente -, si immergono nella schiuma bianca di un fumante cappuccino. Si sporca lievemente del cacao di cui si è fatta impolverare la superficie morbida della sua bevanda, lei che evita sempre anche la minima aggiunta di calorie non indispensabili alla sopravvivenza. Lei che scarta a priori ogni fronzolo inutile, come dice sempre. Si vede proprio che oggi Dorota non è Dorota.

Attendo impazientemente che cominci a parlare, ma evito di fissarla con i miei occhi curiosi e stretti in uno sguardo omicida. Non voglio metterle fretta e né aggiungere ansia gratuita al suo stato d'animo che già appare piuttosto tormentato.

«Parlava di incontrarsi...» finalmente getta fuori quel che finora ha trattenuto, ma la blocco immediatamente.

«Incontrarsi?!» e qualche altro piccione prende il volo. Abbasso la voce. «Ma come incontrarsi? Avevi detto che non l'avresti ricontattato... che non ti interessava più e che non...»

Sono costretta a ingoiarmi le parole. Mi guarda aspettando che le permetta di continuare. Le faccio un gesto con la mano e lei, con calma, riprende.

«Mi spiace non avertelo detto, Ludovica... ma nonostante avessi troncato, non ho resistito un solo giorno lontana da quella dannata chat. Lui ha insistito a mandarmi messaggi e ho ripreso a scrivergli».

Abbasso lo sguardo delusa. Tra amiche non si dice tutto tutto? Lei legge il mio pensiero.

«Sono consapevole d'averti delusa, ma non volevo farti innervosire e so che tutta questa storia è foriera di tensione e rabbia per te».

«Sì sì, capisco, non te ne faccio una colpa, quando si parla di lui vado su tutte le furie. Viene fuori tutto il lato focoso che mi ha trasmesso mio padre. Ma... Sicilia a parte... vi siete incontrati o no?»

«No. Mi ha dato buca».

«Sul serio?!»

Un moto di odio si riattiva dal profondo del mio stomaco. E' guerra!

«Adesso mi sente!» prendo il cellulare ed entro nell'app.

«No aspetta! Non voglio che tu faccia nulla. L'ho rimosso dai miei follower, l'ho bloccato e prima di farlo gli ho rifilato talmente tante parolacce che gli passa senz'altro ogni residua voglia di avere un qualsiasi contatto con me».

Sospiro e chiudo l'app. Mi sento tremendamente in colpa, dopotutto sono stata io la prima a iscrivermi a questo social, costringendo poi lei che aveva sempre odiato questo genere di vita virtuale. Fisso l'icona sul mio telefono. È quadrata, con gli angoli stondati e con su stampate due iniziali bianche su uno sfondo violaceo: "VS", Virtual Social.

Mi viene un'idea.

«Senti che si fa: creiamo un falso account e contattiamo mister tenebroso. Naturalmente useremo immagini fake, corpi di modelle, magari... Ci giochiamo un po', fingendo che ci interessi, aspettiamo che si interessi a sua volta al punto di chiedere un appuntamento e poi gli facciamo fare la fine dell'imbecille» sorrido, orgogliosa del mio perfetto piano di vendetta. La faccia di Dorota mi fa crollare ogni sicurezza ed entusiasmo proprio come cade una casa fatta di carte da gioco. Il suo sopracciglio sollevato mi fa tornare in me.

«Scherzavo!» ridacchio imbarazzata e guardando se nei dintorni ci sia un pezzo di terreno sotto cui seppellirmi. Meglio tornare con i piedi per terra. Bevo tutto d'un sorso il mio caffè e poi mi alzo. Abbraccio Dorota. «Offro io... vado a pagare... Poi riprendiamo a correre?»

A notte fonda mi ritrovo davanti al pc. L'idea mi frulla ancora tra gli ingranaggi del cervello e non mi sento abbastanza lucida per capire se quel che sto facendo sia un'enorme stupidaggine e se la vendetta sia la miglior soluzione in questo momento. So solo che lui merita di essere ripagato con la sua stessa moneta. So solo che il profilo di @ESsE sta per essere contattato da MissMagenta, ossia io.




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