■10■ Paladina del niente

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Non qui... Non su questo divano di pietra... Ti prego, non qui...!

E a quanto pare no. Non accade nulla, ESsE non mi bacia. Come mai?

Ho gli occhi socchiusi e sento ancora il calore delle sue dita che continuano a solleticare impercettibilmente la mia guancia. Impossibile descrivere quel che sta succedendo nel mio povero stomaco e persino le gambe si uniscono a lui nello scuotersi.

ESsE stacca la mano dal mio viso e per un attimo se lo porta dietro. Difatti, senza rendermene conto, seguo quelle sue dita che mi hanno accarezzata per qualche secondo, poi mi fermo e resto ad attendere che dica qualcosa.

«E come pensi di salvarmi?» dice lui con quel tono che ormai lo contraddistingue. Riprendo a respirare e tento di capire cosa rispondere, anche se non è per niente facile concentrarmi, ora come ora. Devo trovare le parole giuste, non posso lasciare che tutto mi sfugga di mano per un errore stupido. Se ha veramente intenzione di togliersi la vita occorre come minimo uno psicologo, qualcuno che sappia come comportarsi in una situazione del genere... e io non lo sono e tanto meno so come si faccia a far desistere una persona dal farsi del male. Tutta la mia esperienza si poggia su ciò che ho letto nei romanzi o che ho visto in TV.

«Cosa ti porta a voler compiere un gesto simile?» tento di guadagnare tempo.

«Mi sono stancato. Vedi, quelli che si dicono amici sono tutte persone false che ti chiamano solo quando gli fai più comodo. Ti sembra giusto che qualcuno si ricordi del tuo compleanno solo perché un social alle sette della mattina gli recapita una notifica avvisandolo di porgerti gli auguri?».

«Non mi pare un buon motivo questo per spingerti ad essere così drastico. Se lo scordano spesso anche i miei genitori, insomma... può succedere».

«Ma non è solo questo. Io parlo di umanità. Esiste ancora? Perché se dovesse esistere, vorrei tanto poterla vedere».

«Certo che esiste. Io sono qui per questo».

«Giusto, giusto... Chi sarebbe disposto a lasciare il caldo della propria casa per fiondarsi nell'umido di una città all'una di notte e recarsi in un pub per incontrare una persona che nemmeno conosce e che per quanto ne sappia potrebbe anche essere un maniaco?».

Storco la bocca e allargo le narici.

«Ti assicuro che mentre uscivo di casa non mi sembrava di essere così stupida e incosciente come mi sento adesso... E smettila di ripetere quella parola che mi fa un certo effetto!».

Lui ride e lo fa anche con gli occhi. Maledetti, piantatela di fissarmi così...!

«Ho fatto solo ciò che in quel momento mi sembrava più sensato. La tua era una richiesta di aiuto, non potevo chiuderti le porte...».

«Addirittura una richiesta d'aiuto?».

«Sì. Altrimenti perché avresti dovuto dirmelo?».

«Perché mi andava di conoscerti di persona e perché sapevo che la notte sarebbe stata molto lunga».

«Ti andava di conoscermi? Davvero?».

«Sì, però credo che tu adesso debba andare a casa, è davvero tardi».

«E tu che farai una volta che io sarò uscita da quella porta?» domando visibilmente preoccupata. «Non posso lasciarti e stare tranquilla. Ho bisogno di sapere che non farai nulla di avventato, voglio essere certa che tu stia bene e che l'unica decisione di cui sarai convinto è che sia meglio mettersi a dormire e non pensare a niente e nessuno. La gente fa schifo, lo sappiamo tutti... Ma perché rovinarsi la vita per loro? Sarebbe come fargli un favore, non trovi?».

«Ok, se tanto ci tieni... va bene».

«Dici sul serio?! Hai cambiato idea?! Non lo stai dicendo solo per assecondarmi, solo per farmi andare via tranquilla, per poi tornare sui tuoi passi una volta solo?!».

«No, no. Sono sincero. Mi hai convinto per davvero: non mi cancellerò da VS se ci tieni così tanto».

Il silenzio piomba nella stanza e vedo che lui trattiene a fatica una risata. In un istante vorticoso e che mi sbatte violentemente alle pareti, ridimensiono tutti i pensieri che mi sono fatta e, come se mi fossi svestita di ogni frammento di intelletto, mi sento nuda, spogliata, e soprattutto cretina.

«Ma sei proprio un idiota!» urlo alzandomi in piedi. Lui esplode rumorosamente e sboccatamente, e il mio irrefrenabile desiderio adesso è solo quello di tirargli una ginocchiata sui denti!

Vado dritta verso la porta e gli ordino di aprirla. Mi segue spedito, come solerte è la mia avanzata in direzione dell'uscita. Farfuglia un sacco di volte la parola "scusa" mentre ride ancora come se fosse posseduto da una sorta di entità che lo strattona in forti convulsioni.

«Scusa, davvero scusa...! Ma ti giuro, all'inizio non avevo capito che potessi avermi frainteso!» mi dice afferrandomi il braccio.

«No, guarda...! Tu sei malato! Fatti curare!» continuo a urlare fuori di me, tirandomi via dalla sua presa. «Puoi immaginare anche solo per un attimo a come mi sia sentita? Temevo davvero che volessi farla finita e non con uno stupido social!».

«Sì, hai ragione, avrei dovuto dirtelo non appena mi sono reso conto che avevi capito male, ma eri così carina a preoccuparti per me... nessuno lo fa».

«Bene, ti sei divertito? Perché adesso non mi vedrai né sentirai più! Apri la porta».

«Ma no, dai...» in un attimo si fa serio. «Davvero?».

«Sì, davvero».

L'espressione cambia e ESsE non ride più. Sblocca la serratura e poi apre la porta.

«Come vuoi».

Resto a guardarlo ancora un po' e poi gli passo davanti sospirando. Io che ero lì per fare una buona azione, per salvare un'anima, per soccorrere una persona dal mettere in atto un gesto estremo che gli sarebbe costato la vita, mi ritrovo ad essere stata presa in giro come un'imbecille qualsiasi. Sono la paladina delle cause perse, la paladina del niente.

«Ciao, ESsE...».

«Dennis, il mio nome è Dennis».

Mi fermo e lo fisso ancora un attimo. Appoggiato allo stipite della porta mi fissa immobile come una statua. E' chiaramente affranto, ma non me la sento di dire altro, non ora. Entro in auto - l'auto di mia madre, l'auto che non potrei guidare da sola visto che ho solo il foglio rosa, l'auto che ho preso, senza chiedere il permesso, per precipitarmi qui sperando di salvare una persona dal suicidio - e, anche se un po' goffamente, riparto sperando che nessuno a casa si sia accorto della mia assenza.

ESsEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora