Capitolo 35

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Era scappato. Era scappato come un codardo a fine partita. Aveva mandato un messaggio all'allenatore dicendo che aveva una visita medica ed era scappato dal palazzetto senza dire una parola. Era un coglione? Si lo era. E pure molto. In quel momento si trovava a casa sua, con la divisa ancora addoso e le lacrime che scendevano. Era stato uno stronzo di prima categoria, non aveva detto nemmeno ciao agli altri. Si sentiva stupido, molto. Li avrebbe comunque visti visto che l'allenatore gli aveva detto chiaramente che faceva parte della squadra. Forse nella sua mente bacata l'idea di affrontare subito la questione lo spaventava più di quanto immaginasse, ma a che serviva ritardare il tutto? Fece sprofondare la testa sempre di più nel cuscino soffocando un urlo. Come se non bastasse la gamba gli faceva malissimo. Possibile che con quei quattro salti aveva peggiorato la situazione? Sperava vivamente di no.

Suonarono alla porta, ma Hinata non aveva voglia di alzarsi, anche perchè non voleva sforzare la gamba. Dopo tre suoni non sentì più niente e sperò vivamente che chiunque fosse non insistesse. Chiuse gli occhi per riposarsi, ma il telefono prese a squillare e alzandosi sui gomiti lo prese sbuffando. Era Roberto.

-pronto?- disse il ragazzo togliendosi i capelli sudati dalla fronte, non si era nemmeno fatto una doccia.

-sei in casa vero?- chiese l'allenatore dall'altro lato. Shouyou sospirò e si alzò dal letto per andare ad aprire la porta chiudendo la chiamta. Quello che vide lo destabilizò. Insieme a Roberto c'era Michele. Era tentato di chiudere la porta in faccia ai due, ma non lo fece. Aprì di più la porta per farli entrare senza dire una parola. Dopo aver chiuso la porta si ritrovò in un abbraccio che per poco non lo strozzava.

-Hinata Shouyou azzardati un'altra volta a sparire senza dire niente e finisce male- Miki lo teneva saldamente e Hinata non oppose resistenza a quell'abbraccio, ne ricambiò.

-come mai tutto questo interesse adesso? Sei sempre stato via per lavoro e adesso ti preoccupi per me?- chiese poi staccandosi dall'abbraccio.

-sono stato via per lavoro perchè non volevo che tu e Natsu doveste cambiare città ogni volta che venivo trasferito. Quando mi sono trasferito definitivamente a Miyagi, visto che il mio atleta viveva li, ho scoperto che tu eri scappato due mesi prima. Sai come mi sono sentito? Tua madre non mi ha detto niente per non farmi preoccupare e mollare tutto, ma adesso non ti permetterò di rimanere qui. Ho delle cose da sbrigare qui in Italia e fra tre giorni parto. Ho preso il biaglietto anche per te..-

-e se io non volessi tornare in Giappone?- chiese il rosso guardando negli occhi il padre.

-hai la divisa della nazionale Giapponese e quello che hai fatto in campo è stato qualcosa di straordinario, non credo che non ti abbiano offerto il posto in squadra- disse l'uomo incrociando le braccia davanti al petto.

-potrei anche rifiutare- Shouyou mentì spudoratamente. Sapeva di essere in torto, e di star litigando con suo padre per quacosa di stupido, ma aveva paura, una paura matta di rincontrare sua madre e Natsu.

-fa come vuoi. Io parto fra tre giorni alle 15, sarei felice se venissi con me- disse l'uomo prima di fare un cenno di saluto a Roberto e di sparire dietro la porta di casa, non prima di aver guardato con aria critica e preoccupata la gamba sinistra del figlio.

-perchè l'hai portato qui?- chiese il ragazzo al suo allenatore.

-perchè ti ha riconosciuto ed ha insistito per parlarti. Anche lui si era accorto della tua gamba- disse l'uomo sedendosi sul divano del salotto facendo cenno ad Hinata di sedersi affianco a lui. Hinata sospirò e poi si sedette.

-perchè è così preoccupato per la mia gamba? E' solo una piccola frattura, con il tempo si rimarginerà-

-la sua carriera da pallavolista e pattinatore è finita per colpa di una frattura al ginocchio. Non vuole che ti accada la stessa cosa. Lui è riuscito ad andare aventi solo perchè aveva tua madre e te, che eri nato da poco- disse Roberto poggiandogli una mano sulla spalla.

-quando tre anni fa mi scambiasti per lui ero confuso, non sapevo che mio padre fosse Italiano, sapevo poco e niente di lui. E poi conoscendoti ho scoperto tutto: come si sono conosciuti i miei genitori, la gare di papà che dedicava sempre alla mamma, e l'oro che ha dedicato a me quando ancora dovevo nascere- Shouyou sorrise.

-ho fatto davvero male a scappare così-

-io credo di no. Sei cresciuto, hai conosciuto cose sulla tua famigia che altrimenti non avresti mai saputo. Hai vinto un oro al Grande Prix e nei moniali di pallavolo. Senza tutto ciò non ti avrebbero mai convocato in nazionale-

-quella è stata tutta opera di Oikawa e delle sue macchinazioni infernali- e i due risero. Shouyou si calmò poco dopo e sorrise.

-grazie di tutto Roberto- disse poi abbracciandolo.

-di nulla, sono felice per te e ricordati di avvisare quando tornerai in Italia-

-contaci-




Oikawa e Iwaizumi si stavano guardando da dieci minuti senza proferire parola. Vicino a loro tutti i vecchi amici del liceo che li guardavano curiosi, sopratutto quelli che volevano vedere Iwaizumi picchiare Oikawa e tener fede alla promessa che aveva fatto non appena il castano lo aveva lasciato.

-Iwa-chan scusami. Io non riuscivo più a sopportare la lontananza quindi ho pensato che lasciarci era la cosa migliore, ma stono stato peggio- Iwaizumi continuò a guardare il ragazzo senza dire una parola, l'unica cosa che era cambiata era l'espressione della sua faccia che incitava il castano a continuare.

-fra due mesi mi laureo, dopo ritornerò in Giappone e ecco... io volevo sapere se.. se potevamo tornare insieme- il grande re srava morendo di imbarazzo e il silezionzio di Iwaizumi non aiutava.

Poi il moro si mosse e gli diede un ceffone in pieno viso.

-azzardati un'altra volta a fare una cosa del genere Shitikawa e non vedrai mai più la mia faccia- poi sorprendendo Tooru lo baciò. Il bacio durò poco percè il moro prese il castano come un sacco di patate e mettendoselo sulla schiena scomparve dalla vista degli altri. I ragazzi si misero a ridere, tutti tranne uno che, con il suo sguardo blu scuro, cercava tra  la folla una chioma rossa e un numero 19 sulla schiena.






ANGOLO AUTRICE

Lo so è un capitolo abbastanza corto, anche perchè gli ultimi superavano di molto le 1000 parole, ma non sono riuscita a fare di meglio per mancanza di tempo. Spero di aggiornare domani.

la_pazza_di_fantasy

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