Il tempo scorre, scorre sempre più veloci quando sono seduta tra quelle file di persone e indosso la tuta rossa, ma senza la maschera, fingendo di essere sono in balia della situazione. Quando Tokyo mi spinge nuovamente nel mezzo degli ostaggi, non mi sforzo nemmeno di incrociare i suoi occhi. Mi accovaccio a terra, come un lupo che si lecca le ferite rientrato alla sua tana e questa è una gran metafora visto il mio nome: Roma.
Riesco a sentire alcuni brusii provenienti dall'uomo accanto a me, che capisco solo dopo essere Arturo, così decido di ascoltare.
"Monica" mormora, con la mano davanti alla bocca, per non farsi vedere.
"Devo parlarti" continua, mentre la donna gli intima di stare zitto.
"Troveremo il modo-" viene interrotto da Monica "ci ammazzeranno tutti per colpa tua" ringhia lei in risposta zittendosi non appena gli occhi di Nairobi si posano su loro due.
Arturo alza le mani e si scusa. Mi da sui nervi! Perché non posso fargli ingoiare la pistola?!
Continuano i passi, leggeri, finché Nairobi stessa, non li interrompe, sedendosi accanto a Monica, di fronte a me.
Finge di allacciarsi le scarpe e sussurra:
"Sembra che il tuo capo non ti vada molto a genio"Mi avvicino leggermente alle due e sussurro anche io:
"A nessuno va a genio il proprio capo, no?" Sogghigno e mi siedo anche io, vicino a loro.
"Come sai che è il mio capo?" Si chiede Monica, inarcando le sopracciglia e ignorandomi.
"Perché io so tutto quanto di voi, vi ho studiati" sibila, sempre dolcemente, Nairobi.
Monica abbassa lo sguardo ed io per essere credibile faccio lo stesso.
"E ho visto il test di gravidanza sul tuo tavolo" aggiunge "e ora ho capito chi può essere il padre" indica con la testa Arturo.
"Non ha gradito il regalino?" Chiede retorica, mentre Monica fa no con la testa.
"Cosa ha detto? Non vuole farsene carico?" Domanda, curiosa.
"Che schifo! Come si fa a non volersi prendere cura del proprio figlio? È sangue del tuo sangue" mi infervoro, alzando gli occhi al cielo.
"Non è facile dire addio ad un bambino" fa no con la testa la castana. "Che pensi di fare?" Continua.
"Lo avrai, vero?" Mi faccio interessata "non puoi abortire!"
"Abortire" sussurra, facendo si con la testa Monica.
"No! Non puoi abortire, okay?" Tento di tenere la voce bassa, mentre Nairobi si allontana."Non puoi abortire, okay?!" Ringhio prendendo il polso di Monica "Non puoi!"
"Lui non lo vuole" mi risponde, sicura, senza guardarmi.
"Quindi decidono gli uomini ora? Anche per la sorte di tuo figlio?" La guardo negli occhi "È una tua scelta. Ma cerca di fare quella giusta!" Mi ricompongo, metto le mani nelle tasche della tuta e sposto lo sguardo.
Passo quelle che credo siano ore a fissare il pavimento, finché nuovamente non si riuniscono tutti i rapinatori, tutti con le maschere."Venite con me!" Parla Berlino.
Ci metto un po' a riordinare le idee, capire il piano e sapere cosa succede. Mi alzo lentamente sulle mie gambe e cerco di non traballare.
"Non tu" Berlino mi prende per il polso e entriamo nel primo corridoio vuoto.
Non appena siamo in penombra ci guardiamo negli occhi, ma sono io spezzare il contatto visivo. Corro fino alla stanza più vicina, prendo la prima maschera di Dalí che trovo e la indosso, tornando indietro con le scarpe che scivolano sul pavimento.
Imbraccio un fucile e rientro in quella stanza, mescolandomi tra di loro. Tra i cattivi. Noi.Arriviamo su quella che credo sia il retro della banca. Non so cosa sia, ma la stanza in cui si aveva detto di andare il Professore in questa occasione, la stanza da cui i militari cercheranno di entrare.
Siamo solo noi ormai, ci scambiamo qualche sguardo, siamo riparati dietro ai muri e iniziamo a sentire il trapano provenire dalla porta che conduce all'esterno.
"Andiamo!" Urla Berlino, abbassandosi la maschera.
Ci piazziamo con una mitragliatrice davanti alla porta, sapendo che posso vederci e aspettiamo.Sapevo che nel frattempo Río stava puntando una pistola alla testa di Allyson Parker, la figlia dell'ambasciatore del Regno Unito, e che la stava costringendo a parlare al telefono con una radio in diretta, supplicando tutti di non entrare o finirà male.
Aspettiamo qualche altro secondo, poi finisce tutto. I militari abbandonano le posizioni e poi, poi è solo silenzio.Spazio autrice
Domanda del giorno: secondo voi quale sono i pregi e i difetti di Roma?

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ROMA|| La casa di carta
FanfictionLa zecca di stato di Madrid. Un gruppo di criminali estremamente diversi tra loro, ma costretti ad appianare le loro divergenze. Sessantasette ostaggi. Un capo dell'operazione ironico e geniale che controlla il tutto. Ma se i criminali fossero stati...