Ariadna si avvicina alla scrivania di Berlino, per poggiare una tazza. Roma si mostra indisposta, ma si alza ugualmente da lui e rimane in piedi accanto a Nairobi.
Berlino sembra non accorgersene e continua "E tu Alison, sei vergine?" le domanda.
Roma rabbrividsce e trattiene una risata.
"Sì. E allora? Non mi fa paura con i suoi discorsi da malato. Lei non mi farà niente. E sa perché? Non sono solo un ostaggio. Sono il suo salvacondotto." risponde la ragazza.
L'uomo ridacchia "Ecco... È questa la ribellione delle vergini" continua con ovvietà.
Si fa passare una cartella rossa da Ariadna e la apre, estraendone una foto che mostra alla studentessa "Tua zia Peggy, cooperate in un villaggio di animali." prende un'altra foto "Qui abbiamo tua cugina Elsy, bellissima." un'altra foto "Bryan. Questo è il cervellone della famiglia. E qui abbiamo diverse foto di tua sorella Liz" continua a sfogliare le immagini "Studia nella tua stessa scuola".
Si zittisce un attimo e riprende "Una della tua estrazione sociale non ha idea di quanto costi un sicario"
Se me lo chiedi tu lo faccio gratis pensa Roma.
"Uno decente potremmo trovarlo per 30mila euro. Anche se per far sparare qualche colpo a tua zia in Africa 10mila euro vanno bene. 10mila euro. La vita della tua famiglia è nelle tue mani"
Fidati, lo faccio gratis se mi fai uscire da qui.
Berlino fa uscire sia Alison che Mercedes accompagnate fuori da Nairobi.
Roma si guarda intorno "Posso andare anche io" e nel uscire colpisce con una spallata Ariadna e continua senza scusarsi.
"Oh, di niente. Non mi sono fatta male" dice l'ostaggio.
Roma si volta e la guarda impassibile, stringe i denti e ride cinica "Mi prendi per il culo?!" le afferra il colletto della tuta e la solleva.
Berlino non apre bocca.
"Va al diavolo" ringhia Ariadna con poca voce.
"Sei tu la puttana fra noi due. Se Dio esiste io non lo vedrò, ma a te saprà giudicare bene" commenta la riccia, con sguardo apatico, ma intimidatorio "Non fare più la stronza con me che se mi fai incazzare ti apro in due e ti appendo con le due budella all'entrata della Zecca. Così. Come avviso" la lascia scendere e esce con un sorriso stampato in faccia.Roma sta seduta a controllare gli ostaggi, con la propria maschera a coprirle il viso. È da tanto che non finge di essere uno di loro. Chissà cosa pensano, di cosa parlano, cosa credono che succederà.
Era persa in qualche pensiero quando Denver le ticchetta su una spalla delicatamente.
Lei si volta "Ciao bello" sorride lei da sotto la maschera, proprio come si farebbe ad un fratello.
"Vorrei parlarti" dice lui, accomodandosi accanto a lei in silenzio.
Roma annuisce per farlo continuare.
"Ho fatto l'amore con Monica" sussurra Denver.
La ragazza ha una sensazione strana. Felice per lui, ma intimorita e triste allo stesso tempo.
Intimorita perché la piacciono le attenzioni di lui, quelle piccole attenzioni a volte romantiche e non vuole perderle. Triste perché anche a lei sarebbe piaciuto poterlo dire. Poter dire di aver fatto l'amore. Di aver trovato qualcuno con cui costruire in modo carnale un'intesa.
Roma abbraccia l'amico "Tu la ami?" domanda spontaneamente.
Denver sorride, non sa cosa rispondere e diventa rosso.
La riccia scuote la testa "Tranquillo. Non rispondere".
"È così bella" osserva lui sognante.
Roma annuisce "Hai ragione. Ci farei un pensierino" ironizza e il giovane ride di gusto.
"Sono felice per te."
Denver la guarda sospettoso "Ehi... Sarò sempre qui per te. Non ti abbandonerò mai. È un per sempre il nostro".
La ragazza rimane zitta per alcuni attimi, ma poi "Il fatto è che ti invidio un po'. Penso che non esista la persona giusta per me".
Lui ci pensa su qualche secondo "Secondo me il tuo problema è che sei troppo testarda. Quando ti fissi con qualcuno non hai proprio intenzione di togliertelo dalla testa" ride "Anche quando non ti merita. Tutti i riferimenti a fatti o persone reali sono puramente casuali" e alza le mani scherzoso.
"O magari sono destinata a rimanere sola e basta".
"Troverai qualcuno... Tranquilla" e le accarezza una spalla.È tutto perfetto. Tutto perfetto in confronto a ciò che sta per accadere. Un disastro. Un enorme e spaventoso disastro che nemmeno con la maggiore prontezza sarebbe stato risolvibile. Lì c'era bisogno di prevenzione. Prevenzione che non era bastata.
Quella mancanza ha causato una stecca di metallo che colpisce la testa di Oslo e lui che cade a terra privo di sensi. Quella mancanza ha causato l'apertura di una breccia e la fuga di tutti gli ostaggi che stavano lavorando a scavare: 16. 16 ostaggi persi.
E ciò che fece soffrire di più Roma fu il maledetto tempismo. La banda arrivò con un secondo di troppo e non fermò nemmeno un ostaggio. La parte difficile fu richiudere la breccia, evitare che la polizia entrasse e che tutto finisse.
Fu difficile, ma ce la fecero.
E quando finì scoppiò il panico fra i rapinatori."Eh Roma?! Sei per caso tu colei che dovrebbe fingersi un ostaggio per scoprire in anticipo queste puttanate?!" urla Tokyo, spingendo la riccia.
Roma risponde con un'altra spinta "Non mi devi toccare" e la spinge ancora indietro.Ho tutto sotto controllo.
Domanda del giorno:
Vi piacerebbe se nella storia cominciassi ad inserire dei flashforward? O preferite una narrazione come è stata fino ad ora con solo i flashback?
(ovviamente se facessi dei flashforward cercherei di non fare "spoiler")PERDONATEMI SE SONO SPARITO. SUL SERIO. STO PASSANDO DEI BRUTTI PERIODI. LO SO CHE NON SONO GIUSTIFICAZIONI.
Mi spiace.
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ROMA|| La casa di carta
FanficLa zecca di stato di Madrid. Un gruppo di criminali estremamente diversi tra loro, ma costretti ad appianare le loro divergenze. Sessantasette ostaggi. Un capo dell'operazione ironico e geniale che controlla il tutto. Ma se i criminali fossero stati...